RACCONTANDOCI

un approccio poco disinvolto


Finalmente una mezza giornata libera. Ne avevo davvero bisogno. Quando sei a contatto con 200 persone per tutto il giorno se riesci a ritagliarti 5 minuti solo per te è davvero una fortuna.Ho deciso di fare una passeggiata in paese. Ne approfitto anche per allontanarmi un pò da lì e vedere visi nuovi. Percorro la strada che mi porta al centro. E' strano come con la luce del giorno tutto acquisti una visione diversa. Eppure è la stessa strada percorsa la sera, ma adesso mi sembra quasi non averla mai percorsa. Riesco a vedere gli alberi, sento il profumo del mare e il vento mi avvolge con le sue braccia forti e decise. Eh si, 4 passi sono sempre un ottimo antidoto al veleno che puoi repsirare restando ferma.Mi siedo su una panchina dinnanzi al mare. Accendo una sigaretta. Rimango estasiata dal panorama che ho dinnanzi a me! Il sole esce di scena regalandomi colori meravigliosi. Hanno proprio ragione quando dicono che basta poco per emozionarsi. Accompagnata dalla dolce melodia del vento che sussurra alle mie orecchie mi abbandono ai miei docili e nevrotici pensieri!Mi guardo intorno e riesco a percepire quel senso di benessere e serenità che mancava fino a pochi giorni prima la partenza. Ho odiato questo posto quando i miei piedi hanno toccato il suolo ma adesso ne sono completamente rapita. Quasi innamorata.E' strano ma qui è come se fossi a casa mia. Non mi manca nulla. Eppure nno ho niente. Perchè? Cosa sta succedendo?Sentirmi a casa lontana dalla mia vera casa? Sentirmi completa lontana dai miei affetti? Cosa mi stava veramente succedendo lo avrei scoperto di lì a pochi giorni....forse inconsciamente ero gia consapevole dei mutamenti dentro me, ma la paura di ammettere qualcosa di cosi grande faceva veramente paura.L'aria si rinfresca, i colori del tramonto si fanno più intensi.Sembrano pennellate di un artista che colora con la sua anima la tela bianca che ha di fronte. All'improvviso vengo distratta dallo squillo del telefono. Apro la borsa freneticamente. "...si dimmi...""..non credi sia ora di tornare?Riposo il telefono nella borsa. Saluto il mare. E mi incammino verso l'hotel.Arrivata  mi rendo conto che sono ancora tutti alle prese con i nuovi arrivi. Alcune valigie sono ancora nella hall in attesa di essere portate nelle stanze dei proprietari. Al bar intravedo un gruppetto di anziani signori.Chiacchierano amabilmente con il responsabile del bar. Lui è abile a intrattenere le persone. Forse quando era giovane anche lui è stato un animatore. L’attenzione dei vecchietti è rivolta alle famose granite. Il signor Vincenzo spiega nei minimi dettagli la preparazione. Io, a distanza di un mese ancora non ho capito quali siano gli ingredienti. I signori si accorgono di me, accennano un saluto. Prima ancora che possa ritrovarmi in qualche discussione interminabile li saluto e me ne vado.Mi dirigo verso la mia stanza. Ecco la solita sensazione di essere osservata senza esserlo. Quella sensazione che qualcuno mi stesse spogliando. Decido di fare un passo indietro e con una scusa banale mi avvicino a lui.“scusa, potresti dirmi dove sono situati gli uffici postali?”Senza nemmeno guardarmi allunga la mano verso la parte esterna del bancone della reception… sono completamente rapita dalle sue mani. Ogni piccolo movimento è come ipnotico per me. Non riesco a guardare altro se non le sue mani. Lui se ne accorge: “Mi stai ascoltando?”“si, scusa, è che sono stanca….”Lui sorride. Come se stesse prendendomi in giro.“ti fa ridere il fatto che io sia stanca?”“no, mi fa sorridere che tu sia stanca per il lavoro che fai”Solito clichè di chi non conosce il mondo dell’animazione. Tutti si divertono, poco lavoro e tanta baldoria. Magari fosse così.“vuoi per favore darmi l’indicazione chiesta o vogliamo discutere sul senso della stanchezza?”Mi guarda. Mi osserva. I suoi occhi sono penetranti. Sono quelli che mi spogliavano quando io non me ne accorgevo. Tengo testa e non tolgo i miei occhi dai suoi. E’ sfida.Mentre parla cerca di indicarmi gli uffici postali su una cartina turistica dove al massimo ero fortunata se riuscivo a capire la posizione dell’hotel. “va bene ho capito. Ti accompagno io”“Tutta questa gentilezza potrebbe darti alla testa. Devi dosarla”Sorride. Mi guarda. Si era abbattuto quel muro di diffidenza che ci separava.“Vado…non voglio disturbare uno che lavora”“L’unico che lavora…..”Da quel momento in poi si sarebbero innescate una serie di reazioni a catene che non avrei più controllato. Quella sera entrai in camera con un aria diversa.“guarda un po’ chi c’è……e cos’è quel sorriso che hai stampato sul viso?”“Niente…..”Cosa avrei mai potuto dire se nemmeno io sapevo cosa stava accadendo dentro me? Mi sdraio sul letto. Il suono della sua voce risuona ancora nella mie orecchie. Le sue mani sono immagini indelebili nella mia testa.Non era successo niente…. eppure era accaduto qualcosa….  FRANCESCA