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EPILOGO (ero un medico)

Post n°14 pubblicato il 13 Marzo 2007 da pajasso
 
Foto di pajasso

ultima parte
Stringo i pugni, serro le mascelle ma la mente sfugge ogni
controllo e vola veloce nel passato. Vola e apre le porta al cuore.
Sempre più confuso, il panorama attorno a me sembra fondersi in
un lago chiazzato; le lacrime mi accecano e bruciano. Bruciano per ciò che ho perso,
bruciano per quanto ho tolto.
Gocce di piombo fuso, tanto pesanti e ardenti.
Non so quanto sono rimasto lì, instupidito dallo stordimento. La
catarsi del pianto, ha dato libero sfogo al cuore ed alla mente; poco per volta
ho fatto pace con i miei carnefici e con le mie vittime. Mi sono riconciliato
con tutto e con tutti, ma soprattutto ho placato i miei sentimenti per lei: tra le lacrime mi sono perdonato e l’ho perdonata per essersene
andata.
L’esplosione che la ha trasformata in angelo, in un
indelebile e meraviglioso ricordo, aveva ucciso anche la parte di me stesso che
lei amava di più. Ho lasciato che odio e rancore imprigionassero il cuore in
una morsa d’acciaio. Sono diventato cacciatore per vendetta, sono diventato miscredente per sfiducia, sono diventato freddo e cinico per rivalsa. Ho ucciso l’amore che avevo dentro, e così facendo ho allontanato
anche te mio caro e dolcissimo amore.
Ora riesco a vedere nel cielo buio il tuo viso. Odo la tua voce,
posso sentire la tua mano che mi sfiora il viso con una carezza; posso sentire
ancora il tuo profumo che mi avvolge in una tenera promessa e le lacrime che finalmente solcano le mie guance sono calde, calde e colme
d’amore.
Oggi ho pianto anche le lacrime che non avevo mai versato,
nemmeno quando lasciai cadere nella fossa il mazzo di rose blu: il tuo colore
preferito. Oggi ho pianto. Oggi e solo oggi, ho capito e tu dolce ed
instancabile come sei sempre stata, sei tornata per sederti qui vicino a me. Mi manchi amore, solo Dio sa quanto mi manchi e quanto mi
mancherai; non so come farò tutti i giorni a venire, ma so che sarai al mio
fianco.
Alzo lo sguardo verso le stelle che ormai alte nel cielo,
appaiono più brillanti che mai e là, proprio in cima alla volta buia che
troneggia sul mio capo ti vedo. Posso finalmente riguardarti cara Mizar senza
paura di odiare.
Un sospiro profondo, e nel cuore fa strada il tuo sussurro: “è ora che tu
vada, la strada ormai la conosci, vai da chi ha bisogno di te!”
Con calma percorro la strada che porta in paese; è
notte ormai e le finestre nascoste dalle imposte chiuse nascondono, nel
buio, i miei paesani: i miei nuovi amici con i loro sogni e con
le loro paure.
Non tutte le finestre però sono buie e mi fermo sotto una finestra fiocamente illuminata.
Dentro la stanza so esserci un uomo che non ha più angeli, ma
solo demoni. Decido di passare da casa a prendere una cosa prima di bussare alla porta di quel pover’uomo. Tornato, trovo la porta socchiusa perchè chiunque in qualunque momento possa ricorrere a lui; entro, scorgo l’uomo seduto al tavolo con la testa tra le maniil quale sentendomi alza lo sguardo ed incrociandolo con il mio vi leggo tutta l’angoscia che lo opprime.
“Padre, avevo voglia di fare una chiacchierata con te, ma
siccome è lunga, si sa, la lingua si asciuga! Beviamo un buon bicchiere di vino
rosso insieme. Hai ancora voglia di ascoltarmi Padre?”
“Francesco… non so se adesso sono la persona più indicata per aiutarti.

“Tranquillo Padre, intanto bevi poi vedrai come sembrerà tutto
diverso! Cin cin Padre! Agli occhi dell’anima Padre, che sanno tutto,
anche quello che tentiamo di dimenticare!”
“Vedi Padre, la mia storia comincia molti anni fa, quando ero un
uomo felice; la vita mi aveva dato ricche soddisfazioni, professionalmente ma
soprattutto, sentimentali. Ero un medico, avevo una moglie meravigliosa e poi è
scoppiato il buio nella mia mente. Le stesse tenebre che avvolgono questa
fredda notte, mi sommersero la mente.”
“Tu Padre, hai letto bene nel mio cuore. Ora ascolta come sono diventato
il mat, quello che conoscevi e come ho ritrovato l’uomo che tanto aveva amato e
ancor più era amato. Ascolta Padre…. ”

 
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