Racconti

AMICI


“Devo fare qualcosa, devo cambiare; così non si può più andare avanti”.Il pensiero prende forma e si trasforma in suono, talmente preso da mille domande da non accorgermi di aver parlato da solo ad alta voce.“Lo sai che cosa devi fare” Una voce conosciuta, una voce amica è quella che fa eco alla mia esternazione, ma non sono sicuro di aver voglia di ascoltarla. Non stasera almeno.Non nutro dubbi sulla sua sincerità come non ne nutro sulla sua crudezza; diritta alla meta, questa voce risponde ai miei dubbi ancor prima che io riesca a formularli, perciò non sono contento di sentirla, eppure sto al gioco: è più forte di me.“No che non so che devo fare altrimenti lo avrei già fatto”.“Sei molto stanco ultimamente e stasera voglio aiutarti” replicando, la voce prosegue: “è solo una questione di promesse: non se ne fanno se non si è certi di mantenerle!”Dire che queste parole mi fanno inalberare è un eufemismo e controllandomi con difficoltà spiego alla voce che ho tanti difetti, ma non quello di promettere a vuoto e la sfido a dimostrarmi il contrario.“Vedi caro, come sempre più spesso accade ultimamente, ti fermi ai meri fatti materiali. So già cosa stai per rispondermi e lascia che ti chiarisca che le promesse non sono solo quelle professionali o personali che siano in cui prometti di fare una determinata cosa. Assoluatamente; quelle anzi sono le promesse più innocue. Io parlo di quelle inespresse, di quelle sottaciute ma non meno palesi.”Rimango qualche secondo in silenzio a riflettere sulle sue parole poi ribatto che io non posso essere responsabile di ciò che non esprimo e ancor meno delle attese che qualcuno si può fare in totale autonomia senza riscontro nei miei pensieri.“Alle volte mi stupisci. Scavi, esplori la mente pretendi sempre di capire ed intuire e ti incaponisci in elucubrazioni pazzesche quando non ci riesci, per poi non accorgerti di manifeste contraddizioni.” Prima che possa arrabbiarmi la voce però prosegue.“Voglio farti una domanda. Quando è stata l’ultima volta che senza un preciso motivo hai preso il telefono e hai chiamato una persona amica per chiedergli come sta? Quando è stata l’ultima volta che passando davanti a casa di un conoscente, ti sei fermato e hai suonato il campanello per bere un caffè e dirgli semplicemente un ciao?”Stavolta sento che mi arrabbierò e prima che continui gli rispondo che non lo so, che non faccio caso a queste cose e che è inutile tornare sempre su questo argomento.“Scusami ma allora perché li chiami amici?”Strabuzzo gli occhi e mi chiedo se la voce non comincia ad accusare problemi di senilità, invece lei con tono tranquillo aggiunge: “Dire sei un amico, significa fare molte promesse”.Fermo subito la voce, prima che prosegue con altre scemenze gli dico che quando pronuncio la parola amicizia lo faccio con lo stesso sacro rispetto con cui dico “ti amo” e non ho mai tradito la fiducia di un amico o amica che fosse. Sono sempre stato là disponibile, non c’è stato episodio in cui ad un amico abbia negato il mio apporto, la mia presenza, una parola o un sorriso e se poco poco mi conoscesse come dice di fare lo saprebbe e anche molto bene.Tutte parole uscite in un fiato, senza riflessione.“Ottima arringa difensiva e anche vera, ma non completa caro mio”. “È vero, tu sei stato sempre lì sul pezzo come si usa dire e molti ti ritengono una roccia su cui potersi appoggiare nei momenti di difficoltà. Una roccia indistruttibile; vero!”“Io però quello che ti chiedo è qualcosa d’altro. Io ti chiedo quando hai dato il tuo apporto senza che fosse chiesto, quante volte hai superato la barriera della timidezza o della difficoltà di qualcuno a chiedere per fargli sentire al di là di qualunque dubbio che c’eri?”La voce capisce di aver colpito nel segno. Lo capisce dal vedermi mortificato. La voce sa. Sa di Luisa che aveva solo bisogno di una mano sulla spalla per sentirsi meno sola in un momento difficile e sa che non avendo espresso questa sofferenza io non l’ho aiutata avendolo saputo solo in seguito. Sa di Mauro, di Sabrina, di mio fratello e di mia sorella. Tutte persone che hanno tenuto il loro disagio dentro ed io nella mia puerile fretta non ho mai scoperto se non una volta superate.“Vedo che ora capisci quel che dico ma non è tutto. Adesso chiediti quante volte hai chiesto aiuto in vita tua, quante volte hai dato la possibilità a chi ti è amico e a chi ti vuole bene, di esserti utile, di sentirsi importanti? Prova a farti queste domande senza cercare scuse o motivi per cui non lo hai fatto ma chiedendoti perché non lo fai. Chiedendoti perché non cambi pur sapendolo?”Meschino. In questo momento mi sento così meschino da diventare quasi sordo alla voce. Oh lo so perché ho sempre fatto così: per comodità ed egoismo.Da sempre mi è facile dare ma prendere no. Oddio mi basta pensarci per irrigidirmi; non importa di cosa si tratti, accettare significa essere in debito ed io non voglio essere in debito con nessuno. Mai!“No carissima e preziosissima persona, non significa essere in debito, ma condividere ed è quello che ti spaventa, perché tu condividi sempre e solo la buccia di te stesso. Qualcuno più fortunato ha avuto modo di scorgere ed assaporare la polpa ma è stato solo un istante, poi ti sei richiuso a guscio.” “ Ma non capisci che la polpa ogni giorno che passa appassisce senza che abbia fruttato alcunché? Ma non capisci che è come un frutto abbandonato sul ramo che prima o poi cadrà a terra senza aver regalato nulla?Un velo di tristezza permea i miei pensieri: “sono dunque così povero dentro?”. Me lo domando quasi temendo la risposta, ma la voce nella sua crudezza è sincera e mi risponde lei.“No non sei povero e tanto meno vuoto dentro, ma ti stai svuotando perché neghi il tuo vero essere, nel bene e nel male, agli altri ed ottieni solo di non lasciarti avvicinare da persone meravigliose impaurite dal muro che percepiscono e raffreddare la passione in chi ti conosce vedendo sempre il distacco che mantieni.”“Amicizia ed amore significano condivisione. Intima condivisione. Confessione delle proprie paure, dei propri sogni. Significa commuoversi per la tenerezza vissuta, intristirsi per una lacrima scorta negli occhi che ci osservano, esaltarsi per un successo raggiunto. Significa manifestare queste emozioni e non solo viverle perché chi ci siede accanto non può sapere che cosa attraversi il nostro cuore e la nostra mente. Altresì vedrà i nostri occhi, il nostro volto e le mille emozioni che sanno esprimere”.“Impara a lasciarti andare, caro amico, e vedrai come la vita acquisterà colori a te sconosciuti. Apri il tuo cuore a doppio senso: oltre che far uscire amore, lascia che vi entri, che accarezzi con le sue spire tutto il tuo essere. Sereno e tranquillo di non aver alcun debito perché l’amore che ti sarà donato sarà incondizionato, esattamente come tuo.”“Ora sorridi pagliaccio, ma prima di farlo levati quella maschera e sii un pagliaccio allegro e sorridente ma solo nel cuore”.Rimango in silenzio e mi chiedo dove andrei senza questa voce che odio almeno quanto amo, poi alzo il volto verso il cielo stellato e sento solo l’eco lontano della voce… “da nessuna parte. Non andresti da nessuna parte, io sono te stesso!”