CHE FINE HANNO FATTO?

Post n°126 pubblicato il 27 Aprile 2008 da pajasso

“che fine hanno fatto?”
Sincerità, onestà, lealtà, responsabilità, senso del dovere, rispetto: che fine hanno fatto?
Non vi è dubbio che la società muta e con essa i valori, ma mutazione non fa rima con scomparsa.
Anacronistico. Sì, sempre più spesso mi sento così, perché sento parlare costantemente di diritti, di rispetto, di libertà, di stress, di frustrazione e malumori di ogni genere, ma ne sento parlare solo a senso unico. Infatti sento elencare i propri diritti con precisione ed accuratezza ma non odo niente in merito al dovere. Vedo pretendere il rispetto ma non scorgo segnali in direzione contraria. Non parliamo poi di libertà perché si sconfina nel ridicolo con la pretesa di una maggiore presenza di forze di polizia per poter denigrare ed offendere gli stessi che sono sulle strade (ahimé anche io sono stato acciuffato oltre il limite).
Si esige la libertà di dire ciò che si vuole indifferenti all’assenza di elementi che comprovino le affermazioni ed agli obiettivi prefissati dagli argomenti esposti ma non si tollera il contrario e pronti a ricorrere ad un avvocato per querelare chi ci manda a quel paese siamo tutti diventati incredibilmente tolleranti con noi stessi ed implacabili con il resto del mondo.
In un pazzesco “tutti contro tutti” imperversiamo nel pettegolezzo più becero, godiamo delle dispute altrui e siamo sempre pronti, nascosti nella massa, a schierarci contro o a favore di qualcuno ma presi uno per volta ci nascondiamo dietro degli improbabili “onde la cui, perché se non fosse il caso in cui che!” per parlare senza dire nulla.
Nulla che possa domani esserci ritorto contro dimostrando la nostra spudorata incoerenza.
Furbizia, astuzia. Questi sono i valori di oggi in cui l’unico elemento degno di nota è apparire.
Si sa che l’abito fa il monaco e hanno poco da affermare i filosofi l’opposto. Se ci avvicina una persona elegante per chiedere un’informazione siamo sorridenti (rassicurati) e disponibili, viceversa se la persona è trasandata (insospettiti) ci teniamo a distanza e qualunque sia la domanda rispondiamo con un frettoloso “mi scusi, non lo so, sono di fretta, mi scusi”. Magari la domanda era su dove fosse il pronto soccorso ma poco importa. Siamo fatti così e l’abito fa il monaco, eccome.
Da qui a lasciarsi condurre nel tunnel mentale in cui l’apparenza sia tutto c’è tanta strada, anzi direi che c’è un abisso.
Puoi comprarti l’abbigliamento più alla moda ed atteggiarti in modo “trendy” (fa già più figo di dire adeguato ai tempi) ma se non sai esprimere un pensiero, se non hai il coraggio delle tue azioni se le scelte che fai nella vita le hai lette su una rivista, beh vai poco lontano amico mio.
L’aumentare delle separazioni, le violenze più ignobili verso gli indifesi, gli incoraggiati atteggiamenti di inciviltà adolescenziale non lontana da eventi di barbara ferocia, sono tutti aspetti di perdita completa del senso della vita.
Non parlo di senso della vita religioso, parlo di civiltà. Se fino al medioevo era patito ma considerato naturale la legge della foresta, oggi questo non può avvenire.
Parlare di forche è stupido e puerile come parlare di tolleranza infinita. Se non cominciamo ad insegnare, anzi a far imparare, che chi sbaglia paga, non avremo mai gente responsabile, a nessun livello.
Pensare che un insegnante porti il cellulare in classe e pretenda ascolto ed attenzione dagli studenti è ridicolo e pretendere che un insegnante corretto possa completare il processo formativo di un ragazzo/a se i genitori sono sempre pronti a schierarsi indistintamente con i propri  figli è semplicemente triste.
Dov’è lo sprono a far meglio? Dov’è la ricerca di una propria individualità?
Come può un ragazzo imparare ad essere migliore di un adulto se poi li vede in parlamento insultarsi come rozzi ed ignoranti? Che esempio può avere da adulti che in televisione sono disposti a vendere la propria rispettabilità per 3 minuti di celebrità? Come possono capire che dignità, amor proprio, pudore, ecc (non meri a se stessi ma quali espressioni del proprio essere) non si comprano al supermercato?
Che adulti (e aggiungo che mariti/mogli, genitori, professionisti) possono diventare se l’unico elemento degno della loro attenzione è diventato come schivare la responsabilità? Io non so che fine hanno fatto questi semplici concetti, vedo però la difficoltà insormontabile che si trovano ad affrontare i ragazzi quando nel loro cammino incontrano persone che non comprano a scatola chiusa; persone che hanno fatto della vita un’occasione irripetibile in cui non basta dire “mi dispiace”.
Non so che fine hanno fatto i principi per me così scontati e normali e tenuto conto che non sono un matusalemme o un anziano pensionato e nemmeno un vecchio (salvo che a 43 anni uno sia vecchio), come hanno fatto i miei coetanei a smarrire tutto ciò. Lo dico perché sono i loro figli che oggi capitano sotto la mia responsabilità.
La soluzione è tanto semplice quanto palese ma, la mia domanda è: “che fine hanno fatto gli uomini e le donne orgogliose dei propri sacrifici e della propria rettitudine?”
“Che fine hanno fatto?”

 
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