Ti Racconto

UN AMORE, UNA STORIA - parte 2


Giulia lasciò scivolare la lettera tra le gambe. Si sentiva esausta. Aveva appena letto una lettera scritta di proprio pugno dalla nonna, la sua adorata nonna, la stessa donna che aveva conservato la tradizione in famiglia lottando come una leonessa perchè tutti fossero sempre fedeli ai valori e ai principi religiosi e della famiglia. La stessa che, a detta di sua madre, aveva controllato la figlia con rigore, dagli abiti alle amicizie, in quegli anni in cui tutto sembrò capovolgersi, negli anni della rivoluzione studentesca. Nonna Cecilia, l'esempio granitico di onestà e verginità spirituale. In quel preciso momento il mondo di Giulia crollò. Si accorse di ansimare e sudare, in preda al panico. Non poteva essere lei. Qualcuno, forse una cameriera, si era fatta passare per lei, pensò. Sicuramente doveva esserci una spiegazione e l'avrebbe trovata leggendo tutte le lettere che aveva lì, a portata di mano. Questa volta fece caso alle date e decise che le avrebbe lette partendo dalla prima, per capire, per cercare non sapeva bene cosa, qualsiasi cosa che le avrebbe restituito sua nonna, così come l'aveva conosciuta. 15 ottobre 1939 Gentile Cecilia, sono molto lieta di aver fatto la sua conoscenza. Parlare con lei è stata un'esperienza esaltante. In questi tempi di brutture ed incertezze nel mondo, avere una persona amica con cui condividere pensieri ed emozioni è un enorme sollievo. Abbiamo molti punti in accordo ed ho trovato in lei una persona piacevole nei modi e nell'aspetto. Per questo non ho avuto problemi a scriverle al mio ritorno a Milano, così come ci eravamo promesse, perchè spero che, come me, lei abbia piacere a continuare questa amicizia nata per una pura casualità.Il giorno dopo la festa nella villa della baronessa Orsini, e dopo averla incontrata Cecilia, come le avevo anticipato siamo partiti subito per fare ritorno a casa. E' stato un viaggio terribilmente lungo e stancante, ma non le nascondo che rivedere i miei due piccoli angeli è stato di enorme conforto. Sono molto preoccupata per ciò che sta accadendo al di fuori dell'Italia e temo che presto la guerra toccherà anche la nostra amata Patria. Ci stiamo preparando per i festeggiamenti dell'anniversario dell'impero fascista, la casa brulica di lavoranti che mio marito ha pensato di assumere in più per facilitare i preparativi. Ci saranno ospiti illustri, persino un comandante di divisione delle SS,  del quale mio marito si rifiuta di dare ulteriori dettagli. Cecilia, non amo questo tipo di incontri. Mi pesa enormemente dover intrattenere e affascinare uomini che trovo violenti e volgari e che ritengo responsabili di questa miseria nel resto del mondo. Ma non posso parlarne con nessuno, mi guarderebbero come una pazza o, ancor peggio, una traditrice. A volte mi lascio andare alle fantasie più originali, vedendomi in un'isola deserta in mezzo a esseri primitivi vivendo di sola frutta e pesca. Ho letto qualcosa in proposito e sembra che esistano isole lontane nel Pacifico dove si viva in questo modo. Curioso non trova? In questi anni di progresso desiderare tornare indietro nel tempo, tra l'ignoranza e i senza Dio. Eppure, se non fosse per i miei figli, le confesso che non avrei angoli di felicità in questo tempo.Mi perdoni per queste mie confidenze inopportune, ma Cecilia, posso ritenerla Amica?, ho tanto bisogno di affetto e sostegno e penso che in lei io abbia trovato una persona molto simile a me. Ora devo lasciarla, la casa ha bisogno della mia guida. Mi scriva, mi racconti, ho tanta voglia di sapere e conoscere tutto di lei.Con affetto, LedaGiulia prese la successiva: era di sua nonna che rispondeva circa quindici giorni dopo la prima lettera di Leda. Quindi era così che si erano conosciute? Per caso... Cecilia le rispondeva raccontandole della sua vita quotidiana e condividendo il desiderio di fuggire. Non altro. Seguirono altre lettere, in cui i racconti della quotidianità si alternavano a fatti pubblici, poi diventati storici. Erano semplicemente due amiche che si scrivevano. Si sono scritte a lungo, conoscendosi sempre di più, raccontandosi senza pudore segreti sempre più intimi che non avevano mai osato dire a nessuno. Come nella lettera che Cecilia scrisse a Leda il 2 dicembre 1939.