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Sregolamenti!

Post n°95 pubblicato il 05 Marzo 2009 da doc_doc2007

...
Il Consiglio dei Ministri approva definitivamente i regolamenti attuativi.
La FLC Cgil li impugnerà
05-03-2009

NON LASCIARE CHE ANCHE I TUOI

DIRITTI

 VADANO IN CRISI

Dopo i i parerei del Consiglio di Stato sugli schemi di regolamento relativi all'assetto ordinamentale della scuola dell'infanzia e del primo ciclo e alla riorganizzazione della rete scolastica (dei quali riportiamo in allegato un commento del nostro Ufficio Legale), nella seduta del 27 febbraio scorso il Consiglio dei Ministri ha approvato, in seconda lettura, i testi definitivi dei due regolamenti attuativi (anch'essi in allegato) che sono ora presso la Corte dei Conti per la registrazione.

Ribadiamo la nostra intenzione di impugnare presso il TAR del Lazio anche gli schemi definitivi dei regolamenti attuativi, così come fatto per la CM n. 4 sulle iscrizioni, perché siamo convinti che le nostre motivazioni sono fondate.

Porteremo, ancora una volta, le nostre ragioni nei luoghi di lavoro e nelle piazze in occasione dello

 sciopero generale del 18 marzo

 dei lavoratori dei comparti della conoscenza per dire NO all'arroganza e all'ignoranza di chi ci governa, NO alla logica dei tagli selvaggi, SI alla difesa del contratto nazionale e dell'autonomia scolastica, SI alla tutela dei diritti del personale della scuola, dei bambini, degli studenti e dei genitori, SI ad una scuola pubblica e di qualità.

Roma, 5 marzo 2009

 
 
 

La prego, provi Lei a spiegarmi ...

Post n°94 pubblicato il 27 Febbraio 2009 da doc_doc2007

Dal sito genitori/insegnanti:

http://comitatoscuolapubblica.wordpress.com/

Scriviamo al Ministero dell’Istruzione, al Dirigente Scolastico Regionale, all’Assessore all’Istruzione della nostra regione …Facciamo sentire la nostra voce e la nostra indignazione contro i tagli alla Scuola Primaria !!!

 

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Ministro Mariastella Gelmini
Viale Trastevere, 76/A - 00153 ROMA
Direttore Generale: Dott. MARIO GIACOMO DUTTO

Al Direttore Generale
USR - Ufficio Scolastico Regionale (MIUR)

All’Assessore Regionale alle Politiche dell’Istruzione e della Formazione

P.C. al Comitato genitori e insegnanti per la scuola pubblica

"Provi lei a spiegarmi"

Sono un/una insegnante di scuola primaria di ……., in provincia di …., insegno da …… anni, nella mia scuola il modello orario è (a tempo pieno, di 30 ore, 35 ore….), l’area prioritaria del mio insegnamento è l’area ………….:

In tutti questi anni di servizio mi sono auto-aggiornata, ho letto, ho frequentato corsi di formazione, mi sono appassionata a queste discipline che ora sento di padroneggiare e di riuscire ad insegnare con professionalità didattica e metodologica.

Perché tutta questa mia ricchezza dal prossimo anno scolastico non verrà più salvaguardata? Perché, nel giro di pochi mesi, dovrò diventare un’insegnante che da solo, o supportato con forme residuali, si farà carico dell’insegnamento di 12 discipline (tante, le conti, sono quelle indicate negli ultimi riferimenti programmatici) che richiedono, visti anche gli attuali riferimenti curricolari, professionalità e competenze differenziate?
Perché dovrei rinunciare alla condivisione con altri colleghi e alla collegialità, alla co-responsabilità formativa, didattica e valutativa degli apprendimenti degli alunni?

È veramente difficile pensare che un unico insegnante, solo, possa farsi carico della gestione di sempre più alunni in classe, con esigenze differenziate e diverse modalità di apprendimento.
In quale modo potrò dedicare del tempo prezioso ai miei alunni con bisogni di apprendimento e relazionali specifici ed individuali? Come potrò ancora personalizzare l’intervento didattico e la proposta formativa in base alle singole necessità? Come riuscirò a salvaguardare il successo formativo di ogni alunno valorizzando i talenti, le specificità, i meriti?

Mi creda, non trovo alcun fondamento formativo, pedagogico o didattico a giustificazione di questo disegno riformatore. Le tesi fino ad ora portate a sostegno sono deboli, nessun noto pedagogista le avalla, colpiscono invece un modello di scuola che ben risponde alle prove internazionali (IEA PIRLS 2006 e TIMMS2007) e alla soddisfazione delle famiglie.
Professionalmente mi sento di non poter rimanere zitta e piegarmi a una serie di cambiamenti che finora nessuno è riuscito a motivarmi come didatticamente ed educativamente coerenti, né dalla parte dell’insegnamento e dell’apprendimento.La prego, provi Lei a spiegarmi e convincermi che queste scelte sono un investimento per il futuro e per una scuola di qualità e non uno svuotamento culturale e pedagogico finalizzato unicamente ad un miope risparmio.

Rimango in attesa di una risposta
FIRMA

indirizzi Piemonte

gelmini_m@camera.it, mgdutto@istruzione.it, cimettolafirma@gmail.com, direzione-piemonte@istruzione.it, presidente@regione.piemonte.it, assessore.formazioneistruzione@regione.piemonte.it

 
 
 

I come Informatica

Post n°93 pubblicato il 24 Febbraio 2009 da doc_doc2007

Repubblica.it , 23/02/2009
"A scuola Internet non è una priorità"
Sparisce la "I" di Informatica di morattiana memoria.



di SALVO INTRAVAIA

I di Informatica

I di Inglese (ies ui can?)

I di Impresa (si sente poco bene)


I tagli del governo sulla scuola cancellano uno dei pilastri della riforma Moratti: quella delle tre "I" (Inglese, Impresa, Internet o Informatica). Dal prossimo anno scolastico, infatti, gli insegnanti della scuola elementare (ora primaria) e della media (secondaria di primo grado) dovranno fare i salti mortali per aprire il mondo delle conoscenze informatiche ai propri alunni. Il taglio delle cosiddette compresenze nella scuola primaria e la riduzione delle ore di Tecnologia nella scuola secondaria di primo grado renderà quasi impossibile l'insegnamento dei primi fondamenti di Informatica e Internet a bambini e ragazzini. La conferma arriva dallo stesso ministero dell'Istruzione, che in questi giorni ha aperto una finestra di dialogo sulla riforma con genitori e insegnanti.
Le Faq (frequently asked questions, le domande poste frequentemente) presenti nel sito del ministero mostrano che genitori e insegnanti sono piuttosto confusi. "Con il taglio delle compresenze, mio figlio potrà continuare a fare il laboratorio di Informatica?", si chiede un genitore. L'ingenua domanda posta ai tecnici ministeriali sollecita una risposta quanto meno inaspettata. "La riduzione delle ore di compresenza - si legge nella Faq numero 23 - comporterà qualche riassetto organizzativo (...) Ci auguriamo che anche il laboratorio di informatica possa trovare spazio tra le attività, anche se vorrà convenire che esso non costituisce, soprattutto nella scuola primaria, un insegnamento prioritario".
E tutto il bailamme sulla scuola delle tre "I"? Dal prossimo mese di settembre la scuola primaria passerà dall'organizzazione modulare, con tre insegnanti su due classi, al "maestro unico di riferimento". Il passaggio cancellerà le ore di compresenza e tutte le attività legate ad esse: corsi di recupero e di approfondimento, laboratori di Informatica, supplenze, ecc. Con i moduli, infatti, le 54 ore di lezione settimanali di due classi funzionanti a 27 ore vengono coperte da 3 insegnanti che assicurano 18 ore a testa di lezione. La restante parte dell'orario settimanale del docente (4 ore) vengono utilizzate per ampliare l'offerta formativa o tappare i buchi dei colleghi assenti. Ma fra qualche mese tutto questo verrà "tagliato".
Discorso analogo alla scuola media dove le prime conoscenze di Informatica vengono impartire ai ragazzini dal docente di Tecnologia perché, sempre da settembre, il monte ore della disciplina verrà decurtato del 33 per cento.

Eppure, l'Europa ci chiede di puntare sull'Informatica. Nel 2000 il Consiglio europeo di Lisbona fissò l'ambizioso obiettivo di trasformare quella del Vecchio continente "nell'economia più dinamica e competitiva del mondo". Tra le tante cose da fare per centrare l'obiettivo occorre che "ciascun cittadino sia in possesso delle competenze necessarie per vivere e lavorare nella nuova società dell'informazione" e che "tutti i docenti entro la fine del 2002 possiedano le competenze necessarie per l'utilizzo di internet e delle risorse multimediali" ("Una società dell'informazione per tutti", documento adottato dalla commissione Ue il 25 maggio 2000). Per la verità, l'Italia si è mossa per tempo. Per dotare infatti le scuole di tecnologie dell'informazione e della comunicazione (le Tic) e per formare i docenti, tra il 1997 e il 2003, sono stati investiti 1.341 miliardi delle vecchie lire (pari a quasi 700 milioni di euro) che a questo punto rischiano di trasformarsi in una spesa inutile.
(23 febbraio 2009)

FAQ :
http://www.pubblica.istruzione.it/comecambialascuola/faq.shtml


 
 
 

ddl Aprea

Post n°92 pubblicato il 17 Febbraio 2009 da doc_doc2007

SCUOLA PRIVATIZZATA? NO GRAZIE!
NO AL DDL APREA

Ma che razza di scuola è?



- Una scuola che si "governa" tramite un consiglio di
amministrazione, diretto e gestito con poteri assolutistici dal
dirigente scolastico e formato da 11 persone tra rappresentanti di
docenti, genitori, studenti (nelle superiori con voto consultivo),
degli enti locali, delle realtà culturali, produttive (che
condizionerebbero la vita della scuola secondo i propri interessi,
soprattutto se sono tra i finanziatori) e nessuna rappresentanza del
personale ATA.

- Una scuola che può essere trasformata in fondazione e soggetta al
condizionamento di chi la finanzia e la gestisce con la presenza nel
consiglio di amministrazione, come se si trattasse di una SpA.

- Una scuola regionalizzata con il trasferimento a tali enti delle
risorse umane (docenti e ATA) e dei beni e delle risorse finanziarie.

- Dove si lavorerà per chiamata diretta come in una ditta privata,
senza la garanzia di un pubblico concorso nazionale, ma con un
concorso di istituto.

- In cui i docenti non decidono neanche dell'offerta formativa,
perché il piano elaborato dal collegio dovrà subire l'approvazione
dell'onnipotente consiglio e dovrà soddisfare la richiesta prevalente
delle famiglie.

- Con i docenti inquadrati per gradi come in un corpo militare e
promossi al grado superiore, se lo vorrà il dirigente e il ministro
delle finanze, che concederà i soldi.

- Con capi sottocapi e caporali.

- Sottoposti a periodica valutazione sull'attività svolta,
documentata nel loro portfolio.

- Dove tra due insegnanti, a parità di ore lavorate ed anzianità di
servizio, potranno esserci consistenti differenze di retribuzione,
sulla base di un presunto merito attribuito da una commissione
interna presieduta dal dirigente, con tutti i probabilissimi risvolti
clientelari del caso.

- Dove il precariato sarà una condizione lavorativa permanente di
tutti.

- Senza rappresentanza sindacale di istituto, le cui mansioni
sarebbero svolte da più compiacenti associazioni professionali.

Quest' obbrobrio non è la scuola della Costituzione!

Eppure tutto ciò, per quanto incredibile e orribile, è contenuto in
un disegno di legge presentato da Valentina Aprea (viceministro dell'
istruzione), attualmente in discussione in Parlamento.

il DDL Aprea è un colpo mortale alla Scuola Pubblica e ai diritti dei
lavoratori

- Destruttura il carattere pubblico dell'istruzione statale.

- Elimina la libertà d'insegnamento

- Attacca la Costituzione.

- Infrange l'unicità della funzione docente istituendo gerarchie di
ruolo, giuridiche e funzionali.

- Viola le regole generali per il reclutamento dei dipendenti
pubblici.

- Svilisce il contratto nazionale.

Bisogna disinnescare subito questo pericolosissimo progetto
attraverso una massiccia opera di controinformazione ed una
mobilitazione generale e diffusa nelle Scuole e nel Paese

Il Forum Insegnanti

CONTRO LA PRIVATIZZAZIONE DELL'ISTRUZIONE
BENE COMUNE DI TUTTI I CITTADINI
FIRMA E DIFFONDI QUESTO APPELLO

PER ADERIRE

firma on line collegandoti al seguente indirizzo:

http://www.foruminsegnanti.it/



da cui è possibile ,inoltre, scaricare i moduli per la raccolta delle
sottoscrizioni

 
 
 

chi semina VENTO raccoglie TEMPESTA

Post n°91 pubblicato il 16 Febbraio 2009 da doc_doc2007

Caro Ministro,

ora non si stupisca: 

 chi semina vento raccoglie tempesta!

Caro Ministro, diciamo le cose come stanno: lei sta semplicemente


>    raccogliendo ciò che ha seminato, con ostinazione e coerenza, dalla
>    fine di agosto ad oggi. Ovvero da quando  ha aperto un fronte di
>    conflitto con la scuola democratica e progressista, che ritiene
>    politicamente asservita ai cascami e ai detriti ideologici del
>    sessantotto.
     Io non so chi o quali ambienti l'abbiano convinta di questa
>    stupidaggine. Certo è che questa convinzione ha fatto presa ed è
>    stata foriera di una serie di interventi che stanno stravolgendo la
>    scuola pubblica, come lei stessa si era ripromessa: "Quarant'anni da
>    cancellare". Ricorderà certamente le sue interviste alla “Padania” e
>    al “Corriere”, con le quali ha scosso le nostre intorpidite
>    attenzioni al ritorno dalle vacanze, promettendoci quelle lacrime
>    amare che sono poi puntualmente arrivate!/
Lei sta muovendo un attacco frontale alla scuola di questo paese e
>    alla sua storia e si stupisce che qualcuno le difenda, fino allo
>    stremo delle forze e della disperazione?/
Ci muoviamo su un terreno delicato e complesso, che  la maggioranza
>    di governo ha deciso si affrontare con la durezza e l'arroganza
>    delle semplificazioni e delle banalizzazioni proprie delle scelte un
>    po' troppo muscolari e populiste./
Lei è convinta di lavorare per una scuola che premi la serietà, il
>    merito, il ritorno all’ordine e alla disciplina. Molti la stimano e
>    la guardano per questo con ammirazione, affascinati da queste parole
>    d'ordine, anche se, ahimé, odorano più di demagogia che di
>    democrazia. Noi ci opponiamo fermamente a questa visione e a questa
>    pratica delle relazioni educative. /
Ma le assicuro che non si tratta di un problema in prima istanza
>    politico, nonostante tutti gli sforzi che lei, molti quotidiani e
>    anche alcuni protagonisti stanno facendo per renderlo tale. È
>    anzitutto un problema culturale e professionale, tuttalpiù etico.
>    Come da mesi ci stiamo inutilmente sforzando in molti di spiegarle./
Per questo è grave il tentativo, suo e di molti  quotidiani,  di
>    isolare nell'angolo della sinistra non più rappresentata in
>    Parlamento la posizione dei molti che si oppongono allo
>    smantellamento della scuola pubblica e ora a un uso selettivo e
>    discriminatorio della valutazione. Così com’è grave la
>    responsabilità di tutti coloro che, da posizioni ritenute più
>    moderate, in questi mesi hanno accondisceso o taciuto, taluni
>    tradendo le idee, le pratiche e le norme che fino a ieri avevano
>    condiviso e propagandato.
Ora sarà comodo accusare il "dieci politico"  (anche la docimologia
>    risente dei processi inflazionistici!) di eredità sessantottesca, ma
>    è la sua frettolosa concezione del "merito" e della "serietà" che
>    costringe le maestre e i maestri di questo paese a ricordarle in
>    modo simbolico le drammatiche realtà di una società strutturalmente
>    e ostinatamente diseguale e produttrice di diseguaglianza. E le
>    assicuro che il merito, quello vero, a scuola, non si riconosce né
>    si incentiva con i “voti”, vecchio cascame – questo sì – di una
>    scuola selettiva e non già, come lei sostiene, strumento di apertura
>    all’Europa! L’Europa usa /livelli /o/ punteggi/, non /voti/:
>    possibile che non si trovi in tutto il paese uno straccio di
>    consulente per lei affidabile in grado di spiegarle la differenza?
>    Da mesi in molti le andiamo ripetendo che la valutazione in voti
>    decimali è non solo anacronistica, inutile, dannosa, ma soprattutto
>    simbolicamente portatrice di valori e pratiche discriminatorie e
>    selettive. Ma inutilmente./
Ora lei ha ragione a dire che le leggi democraticamente approvate
>    vanno rispettate, come hanno ragione i dirigenti scolastici che in
>    questi giorni invitano i collegi docenti al rispetto delle norme.*
>    *Ma quando un Governo e* *un Parlamento costringono ad applicare
>    leggi che in scienza e coscienza molti ritengono inique e dannose
>    per quegli stessi minori di cui si sono assunti la responsabilità
>    educativa, allora hanno ancor più ragione coloro che escono dal coro
>    dei consensi e si sentono costretti a spiegare, a distinguere, a
>    dissentire, a dichiarare di obbedire per forza o, perfino, ad
>    adottare le soluzioni dell’obiezione di coscienza e della
>    provocazione simbolica all'interno delle regole e delle pratiche
>    istituzionali.


Non siamo noi ad averla messa fin dall'inizio sul piano dello
>    scontro muscolare!
Noi difenderemo la scuola per cui abbiamo studiato, lavorato,
>    vissuto in questi 40 anni fino all’ultima forza residua. Ma lo
>    facciamo in nome di valori che sono in prima istanza etici,
>    culturali e professionali. E che solo in seconda istanza divengono
>    politici, se disattesi e inibiti. Persino proibiti. E che lei e il
>    Parlamento ci stiate impedendo di insegnare e valutare secondo le
>    nostre convinzioni, secondo i dettami della cultura educativa del
>    Novecento e secondo i patti che abbiamo stabilito e sottoscritto con
>    le famiglie è un fatto, non un’opinione!
Se lo vuole credere bene, altrimenti pazienza. La storia e il tempo
>    ci saranno testimoni. È già successo altre volte. L'arroganza spesso
>    ha vinto, esaltata dalla cronaca. Poi è stata condannata dalla
>    storia. Va sempre così e purtroppo inutilmente, perché sappiamo da
>    tempo che - come diceva Montale - "la storia non è /magistra /di
>    niente che ci riguardi”.
E il nostro Paese, in questi giorni, lo sta amaramente dimostrando./
Per queste ragioni mi auguro che lei voglia abbassare i toni,   rinunciare alle rappresaglie amministrative e possa soprattutto
affidarsi a qualche consigliere meno accecato di ideologia. E
possibilmente con un po’ più di sensibilità umana e di competenza
professionale. Ce ne sono, spero bene, anche dalle sue parti: li
scovi, li rassicuri e li ascolti. 

   Buon lavoro.

  Torino, 13 febbraio 2009                               Mario Ambel


 
 
 

FLCgil / regolamento

Post n°90 pubblicato il 31 Gennaio 2009 da doc_doc2007

Care/i compagne/i,

 

come sapete il 18 dicembre sono stati resi pubblici gli schemi di regolamento per l’infanzia e il primo ciclo e per il riordino della rete scolastica.

Sulla base di questi il 15 gennaio è uscita la CM n. 4 sulle iscrizioni per l’a.s. 2009 – 2010.

La Flc ha impugnato la circolare davanti al TAR del Lazio perché si riferisce a regolamenti che non hanno ancora esaurito il loro iter legislativo, non essendo ancora stati acquisiti i prescritti pareri della Conferenza Unificata e del Consiglio di Stato.

 I regolamenti e la successiva circolare costituiscono un attacco senza precedenti all’attuale assetto organizzativo e didattico della scuola italiana.

 

In particolare per la scuola primaria prevedono:

 

§         Introduzione, come tempo scuola ordinario, le 24 ore settimanali;

§         Introduzione del maestro unico (da attivarsi non solo per il modulo orario delle 24 ore, ma prevedibilmente anche per quelli di 27 e 30 ore);

§         Abolizione delle compresenze per tutti i modelli orari;

§         Utilizzazione delle ore di compresenza per la costituzione dell’organico di istituto (come verranno usate queste ore?)

§         Subordinazione della formazione di classi funzionanti a 30 ore alla disponibilità dell’organico assegnato.

§         Possibilità di costituire posti anche con orario inferiore a quello obbligatorio (completamento esterno?)

 

Le conseguenza di tutto questo sarà la distruzione di un’esperienza pluridecennale che ha condotto la scuola italiana ad essere, come affermano le rilevazioni OCSE, una delle migliori al mondo per qualità dei risultati.

 

Queste le conseguenze:

 

1.      non sarà più possibile attivare percorsi formativi con tempi distesi e adeguati ai ritmi di apprendimento dei bambini;

2.      verrà meno il principio della collegialità con la presenza di una pluralità di insegnati corresponsabili dei progetti educativi e portatori di specifiche competenze disciplinari;

3.      impossibilità di organizzare attività di arrichimento, approfondimento mediante l’attivazione di laboratori, visite a musei, uscita didattiche, ecc…

4.      impossibilità di garantire, alle fasce più deboli, percorsi di recupero tali da permettere un reale esercizio del diritto all’apprendimento.

5.      diventerà inoltre assai difficile

a.        gestire le situazioni di inserimento di bambini disabili attraverso percorsi individualizzati e con l’intervento di un sostegno adeguato;

b.        dare una risposta all’esigenza di avviare procedure di accoglienza e inserimento per il sempre crescente numero di alunni stranieri che si iscrivono alle nostre scuole.

 

Le misure previste avranno inoltre una pesante ricaduta sul lavoro quotidiano degli insegnati:

 

§         Impossibilità di condividere responsabilità e scelte nello svolgimento del piano formativo;

§         Situazioni di spezzettamento dell’orario di servizio;

§         Aumento del carico di lavoro;

§         Situazioni di completamento esterno all’istituto di assegnazione dell’orario di servizio;

§         Eventuale estensione dell’orario di insegnametno a 24 ore settimanali superando l’attuale assetto contrattuale che prevede le due ore di programmazione.

§         Significativa perdita di posti di lavoro da parte dei colleghi precari.

 

In questa fase, prima del 28 febbraio, data in cui termineranno le procedure di iscrizioni, diventa fondamentaale riprendere la mobilitazione nelle scuole coinvolgendo i genitori.

 

Queste le proposte:

 

§         Campagna di informazione nei confronti di colleghi e genitori attraverso assemblee e coinvolgendo, là dove possibilie, i consigli di circolo.

§         Campagna per le iscrizioni:
occorre stimolare i genitori alla scelta dei modelli orari più estasi (40 ore) che garantiranno una maggiore disponibilità di organico;
occorre certificare le scelte delle famiglie, non solo dei bambini che frequenteranno la prima, ma anche di coloro che frequentano le classi successive, mediante la sottoscrizioni dei moduli apprestati dal Coordinamento genitori (in allegato).

§         Scuola dell’infanzia
presentare delibere che respingano gli anticipi per la loro inapplicabilità sia sul versante didattico, pedagogico che logistico (Vedere CM Iscrizioni);

 

 

 

Materiale inerente, sul sito della Flc Nazionale: www.flcgil.it

 

 

 

 
 
 

ConferenzaUnificataStatoRegioni

Post n°89 pubblicato il 31 Gennaio 2009 da doc_doc2007

Comunicato

Parere della Conferenza Unificata Stato Regioni

sulla revisione dell'assetto ordinamentale, organizzativo e didattico

della scuola dell'infanzia e del primo ciclo d'istruzione:

L'Associazione nazionale "Per la scuola della Repubblica" esprime il proprio sconcerto per il parere (negativo a maggioranza) della Conferenza Unificata Stato Regioni nel merito del

REGOLAMENTO " REVISIONE DELL'ASSETTO ORDINAMENTALE, ORGANIZZATIVO E DIDATTICO DELLA SCUOLA DELL'INFANZIA E DEL PRIMO CICLO D'ISTRUZIONE, AI SENSI DELL'ART. 64, COMMA 4, DEL D.L. 112/08 CONVERTITO DALLA L. 6 AGOSTO 2008 N. 133" .

Tale parere, anche se negativo, consente al governo di procedere con i provvedimenti che hanno per fine la "decostituzionalizzazione" del nostro sistema scolastico.

A nostro avviso non esistevano le condizioni giuridiche oltre che politiche per emanare il parere. Infatti:

1) non esiste alcun atto formale di adozione del piano programmatico di cui all'art. 3 della L. 133, di cui il regolamento dovrebbe essere attuativo;

2) il regolamento non corrisponde né ai criteri dati dalla Legge né a quelli del piano;

3) il regolamento sposta l'asse degli interventi di razionalizzazione dall'introduzione dell'insegnante unico a quello dell'eliminazione delle compresenze per ogni modello orario e anche per le classi successive alla prima, con un intervento retroattivo di cui non si fa cenno né nella legge né nel piano;

4) il regolamento reintroduce l'istituto dell'anticipo nella scuola dell'infanzia e primaria, abrogando la soppressione dell'istituto di cui al comma 630 della L. 296/2006, senza che la legge 133 prevedesse alcuna delega al riguardo.

L'Associazione invita tutte le scuole italiane a produrre ricorsi collettivi contro il regolamento e la CM 4 del 15 gennaio che gli ha dato attuazione prima del prescritto parere della Conferenza Unificata.

Roma 29 gennaio 2009

Comitato "Per la scuola della Repubblica" associazione onlus -

Sede legale via La Marmora 26 50121, Firenze; operativa via Papiniano 38, 00136 Roma,

amministrativa via G. Venezian 3, 40121 Bologna. (c/c postale 23452543)


 
 
 

decimali? NO GRAZIE

Post n°88 pubblicato il 24 Gennaio 2009 da doc_doc2007

Una proposta ai docenti che NON condividono le norme attuali sulla valutazione

Dichiarazione individuale di obbedienza coatta e dissociazione consapevole.
in tema di valutazione da chiedere che sia

allegata alla documentazione dello scrutinio

o da proporre come mozione

 o come dichiarazione personale accanto alla delibera del collegio sulle

modalità di valutazione.

La/il sottoscritta/o, docente di .... presso...,

- vista la legge 169/2008 di conversione in legge del decreto n . 137 del 1 sett. 2008, la circolare n. 100
dell’11/12/2008 e lo "Schema di regolamento per il coordinamento delle norme vigenti per la valutazione degli alunni"
(questa parte potrà essere modificata dopo l’emanazione ufficiale del Regolamento)

- dichiara di attenersi alle norme citate - con particolare riferimento all’uso della scala decimale e alla valutazione del comportamento - esclusivamente per adempimento di legge e obbligo di servizio;

- dichiara di ritenere in scienza e coscienza quelle stesse norme contrarie ai propri principi educativi, oltre che
sbagliate e persino nocive per gli allievi, le allieve e la scuola stessa, e declina pertanto ogni responsabilità rispetto alle conseguenze negative o a eventuali ricorsi che dall’applicazione di tali norme dovessero derivare;

- dichiara che intende avvalersi di sistemi di valutazione in itinere degli apprendimenti e delle prestazioni degli
allievi congruenti con l’impostazione della propria progettazione disciplinare e che non prevedono l’uso di "voti" ma di documenti descrittivi che consentano agli allievi di essere esplicitamente consapevoli del loro percorso di
apprendimento;

- si dichiara disponibile alla sperimentazione e all’uso di procedure di valutazione descrittiva che consentano di
evitare l’uso della scala decimale nella valutazione in itinere, periodica e annuale e in particolare per quanto
riguarda la certificazione delle competenze, fatto peraltro palesemente incongruente con il concetto stesso di
competenza e con le più diffuse procedure di certificazione;

- auspica un’azione congiunta di più docenti e della stessa amministrazione che solleciti e orienti il Parlamento a una
revisione di tale normativa.

Trattandosi di una dichiarazione a responsabilità individuale il testo può essere ovviamente modificato sulla base delle proprie personali esigenze e convinzioni 

 gennaio 2008

Proposta e prima diffusione a cura del CIDI Torino

 
 
 

Post N° 87

Post n°87 pubblicato il 31 Dicembre 2008 da doc_doc2007

Glitter Graphics

Happy New Year Glitter Pictures

... ci sono alcune..perle nelle circolari applicative..ma, per non turbare troppo i brindisi... ne parliamo l'anno prossimo!?

 Auguri a tutti!!! (+ un bacio a A.F )

 
 
 

Post N° 86

Post n°86 pubblicato il 22 Dicembre 2008 da doc_doc2007
Foto di doc_doc2007

PRESIDIO CONTRO I REGOLAMENTI E I TAGLI

Lunedì 22 dicembre dalla ore 17,00
PRESIDIO A TORINO
IN PIAZZA CASTELLO
davanti alla Prefettura


I primi regolamenti, ormai all'approvazione definitiva da parte del Consiglio dei Ministri, confermano la nostra preoccupazione sull'attacco feroce portato alla scuola pubblica.
I tagli intervengono su tutti i segmenti del sistema formativo, riducendo drasticamente gli organici, ma nella scuola primaria spazzano via tutte le esperienze positive realizzate in tanti anni e nella scuola secondaria di primo grado rendono impossibile il mantenimento delle attuali offerte formative.
Anche le tanto evocate scelte delle famiglie dovranno fare i conti con la cruda realtà dei tagli.
La determinazione dimostrata da questo governo nel colpire  in modo così devastante la scuola primaria è la conferma che l'unico obiettivo che ha guidato scelte così scellerate è stato quello di fare cassa.
La cosa è ancora più ignobile se si considera che un governo interviene senza scrupoli su un s! ettore strategico qual è la scuola, vero motore per lo sviluppo civile e democratico ed economico di ogni  paese.
La totale assenza di coerenza tra gli impegni sottoscritti dal governo  per l'avvio del dialogo col mondo della scuola e le sue rappresentanze e la decisione di procedere con l'emanazione dei regolamenti, senza alcun confronto con  Regioni, enti locali e organizzazioni sindacali, confermano il metodo arrogante ed autoritario di questo governo.
Siamo determinati a contrastare le  decisioni sul primo ciclo e  i tagli pesantissimi agli organici e a ribadire la nostra richiesta di interventi a sostegno di una scuola pubblica di qualità.
Invitiamo le Organizzazioni sindacali, le associazioni, i genitori,  gli studenti a manifestare con noi il loro dissenso.
FLC CGIL Torino

 
 
 

Post N° 85

Post n°85 pubblicato il 14 Dicembre 2008 da doc_doc2007

«Bene il dietrofront, masulmaestrounicononcedo»

Intervista al Segretario FLCCgil  Pantaleo 

 

 
 
 

MAESTRO UNICO A RICHIESTA. NEL 2010 RIFORMA SUPERIORI 

Post n°84 pubblicato il 12 Dicembre 2008 da doc_doc2007

Roma, 11 dic (Velino)

 Rinviata di un anno la riforma delle superiori. Partirà dal primo settembre 2010 “per dare modo alle scuole e alle famiglie di essere correttamente informate sui rilevanti cambiamenti e sulle innovazioni degli indirizzi” dicono dal ministero dell’Istruzione. Sul secondo ciclo “si aprirà un confronto con tutti i soggetti della scuola sull'applicazione metodologico-didattica dei nuovi regolamenti”. Fra i punti principali della riforma ci sono la semplificazione degli indirizzi scolastici, con gli istituti tecnici che passano da 39 a 11 e la riorganizzazione del sistema dei licei. Allo studio un legame più stretto fra le richieste del mondo del lavoro e la scuola e l’aumento delle ore di lingua inglese, delle materie scientifiche e di matematica.

La nuova scuola primaria partirà invece dal prossimo anno ma anche in questo caso ci sono delle novità rispetto al decreto della Gelmini. Il tanto contestato “maestro unico” alle elementari sarà attivato su richiesta delle famiglie. È confermato nel verbale dell'incontro che si è svolto a Palazzo Chigi tra i sindacati della scuola e il governo. Presenti il sottosegretario Gianni Letta, il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini e i titolari dell’Innovazione e Pa Renato Brunetta e del Lavoro Maurizio Sacconi. All'incontro hanno partecipato anche i segretari di Cisl e Uil Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti.


Per la SCUOLA PRIMARIA l'orario settimanale di 24 ore (che riguarda le prime classi per il 2009-10), sarà dunque una opzione che le famiglie potranno chiedere, accanto alle 27 e alle 40 ore.

Alle classi funzionanti a tempo pieno saranno assegnati due docenti.

Alle MEDIE previsto un tempo scuola da 29 a 30 ore, secondo i piani dell'offerta formativa delle scuole autonome. Le classi con il tempo prolungato, ferma restando l'esigenza che si raggiunga il previsto numero di alunni, funzioneranno con non meno di 36 e fino a un massimo di 40 ore.

 Nella SCUOLA DELL’INFANZIA si garantirà prioritariamente il tempo di 40 ore con l'assegnazione di due insegnanti per sezione. Quello con attività didattiche solo al mattino sarà un modello organizzativo residuale, sulla base della esplicita richiesta delle famiglie. Il numero massimo di alunni per classe non verrà elevato ed è prevista la tutela del rapporto di un docente ogni due alunni disabili. Il governo si impegna infine a costruire un tavolo permanente per ricercare le possibili soluzioni per tutelare i precari.


Soddisfazione è stata espressa dai sindacati: Francesco Scrima (Cisl scuola) e Raffaele Bonanni salutano positivamente l'apertura di un tavolo di confronto “nel quale ci attiveremo da subito perché la tutela delle condizioni di lavoro del personale precario e le sue prospettive di continuità lavorativa trovino assoluta priorità”. Parla di “risultati concreti” ottenuti anche Massimo Di Menna (Uil) che esprime una valutazione “estremamente positiva” della riunione odierna. Giudizio positivo sull'apertura del tavolo e sugli impegni assunti dal governo arriva anche da Gennaro Di Meglio (Gilda) e Achille Massenti (Confsal). “Consideriamo importante che si riprenda il confronto, era una nostra fondamentale richiesta” ha detto Domenico Pantaleo (Flc-Cgil), aggiungendo tuttavia che “sulla primaria rimangono delle ambiguità. Apprezziamo anche l'apertura sul precariato, ma ricordiamo che rimangono i tagli al settore e chiediamo che non condizionino i regolamenti attuativi sulla scuola secondaria”. Per questo “nessun passo indietro sullo sciopero di domani”. I regolamenti attuativi saranno presentati in Cdm martedì prossimo: “Dopo tanti anni di discussione, verrà portata in Consiglio dei ministri una riorganizzazione organica dell'offerta formativa della scuola italiana: si tratta di una proposta che per i suoi contenuti può essere definita storica” ha commentato il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini. Intanto la commissione Cultura della Camera ha dato il via libera al decreto sull’università senza modifiche. Da lunedì il testo passerà all'esame dell'Aula per il via libera definitivo. “Entro il 18 dicembre il decreto dovrebbe essere convertito”, ha spiegato Valentina Aprea, presidente della commissione Cultura.

 

(riv) 11 dic 2008 19:38

 

 

 

 
 
 

 TREMONTI DA' I NUMERI; LA SCUOLA, I GIUDIZI

Post n°83 pubblicato il 08 Dicembre 2008 da doc_doc2007
 
Tag: I

L’on. Gelmini va su you tube e si dice disponibile a confronto e critiche (?), il 12 dicembre la scuola va in piazza e gliene dice tante (vedi qui, qui, qui, qui, qui). Bisogna vedere se anche la scuola pubblica è un “diritto inalienabile” (?). Vivalascuola propone un appello sulla valutazione, un articolo di Daniela Bertocchi sulla storia della valutazione nella scuola italiana, confronti e segnalazioni.

Alcune considerazioni sulla valutazione degli apprendimenti nella storia della nostra scuola
di Daniela Bertocchi

Correva l’anno 1993 quando le molte sperimentazioni (già in corso dalla fine degli Anni Settanta, a partire dalla Legge 517/77, per sostituire la “pagella con voti” con uno strumento capace non solo e non tanto di “quantificare” i risultati finali quanto di descrivere processi e risultati nella loro evoluzione) trovarono una ufficializzazione e codificazione nella cosiddetta “scheda di valutazione” impiegata dal 1993-94 in tutte le scuole elementari e medie.

La scheda adottata da quell’anno era costituita di quattro parti o Quadri: Q1 per la definizione della situazione di partenza; Q2 per la descrizione di percorsi individualizzati; Q3 per la valutazione degli apprendimenti nelle varie discipline o ambiti disciplinari; Q4 per il giudizio cosiddetto “globale”.

Al suo apparire la scheda suscitò inizialmente dubbi e perplessità: era indubbiamente abbastanza complessa, certamente più “lunga” da compilare rispetto alla tradizionale pagella, talvolta risultava di difficile comprensione per studenti e genitori (e infatti non doveva essere considerata un documento da “mandare a casa e far firmare”, ma uno strumento da illustrare con chiarezza e trasparenza tanto agli allievi quanto ai genitori). Con tutti i suoi limiti, l’adozione della scheda di valutazione, negli anni, ha comunque avuto una serie di ricadute positive sulle diverse componenti della scuola.

• Intanto, ha dato una nuova centralità al tema della valutazione, portando in primo piano il fatto che non si può parlare di valutazione degli apprendimenti se non in relazione alla programmazione, o progettazione, degli insegnamenti e dei curricoli e che la valutazione non è solo quella finale, di quadrimestre o annuale, ma si basa su una “rilevazione” continua di dati e di processi, insomma un monitoraggio costante.

• Ha messo in luce la genericità e l’assoluta non trasparenza del voto (ad esempio, per un insegnante “7” in italiano, in prima media, poteva voler dire che lo studente leggeva con buona fluenza, scriveva senza errori di ortografia e conosceva le parti del discorso; per un altro poteva voler dire che lo studente, pur avendo ancora alcuni problemi nella formulazione di testi scritti, grazie al positivo e costante impegno aveva raggiunto buoni risultati nella lettura e nella comprensione).

• La scheda ha fatto emergere, e in molti casi anche diventare vera e propria “buona pratica”, la necessità di un processo collegiale, del Consiglio di Classe, tanto nel programmare quanto nel valutare. Poiché non è possibile confrontarsi sulla valutazione se prima non si chiarisce a se stessi e agli altri a che cosa si dà importanza, quali sono le priorità del proprio insegnamento, la valutazione ha costituito in molti casi la porta d’accesso anche a una programmazione collegiale.

• Passando ad aspetti pratici, la necessità di verificare e valutare non in astratto, ma su processi e obiettivi specifici ha portato molti insegnanti all’utilizzo, in classe, non dei generici registri, utili solo a fini fiscali, ma di strumenti differenziati (registri strutturati per “obiettivi”, schede di osservazione finalizzate, griglie di correzione delle prove aperte, “dossier personali” del singolo studente, fino al famoso, o famigerato, portfolio, rivelatosi utile soprattutto nella sua versione per le lingue).

In tempi più recenti si è previsto, anche sulla base di criteri e raccomandazioni europee (vedi qui e qui) di affiancare ai “normali” strumenti di valutazione anche uno strumento finale per il primo ciclo di istruzione e per il biennio dell’obbligo della scuola secondaria di 2° grado che certifichi le competenze acquisite dallo studente: quindi non solo le conoscenze e le abilità, ma proprio le competenze, intese come “un saper fare intenzionale ed efficace raggiunto dall’allievo che viene descritto in relazione al contesto d’uso in cui [la competenza] è espressa” : così ci si esprime nel sito del MIUR dedicato alla certificazione delle competenze al termine della scuola del primo ciclo (vedi qui).

Del resto, anche nelle Linee guida (2/11/2007) per l’innalzamento dell’obbligo di istruzione si afferma che il percorso didattico del biennio dell’obbligo prevede “un ripensamento profondo sia delle strategie didattiche sia della valutazione” e “un costante lavoro collegiale dei docenti per individuare e sperimentare modelli di valutazione coerenti con un impianto culturale e pedagogico centrato sugli assi e sulle competenze.” Di questi modelli di certificazione, sia pure ancora sperimentali, esistono diversi esempi molto interessanti: si veda, uno per tutti, quello elaborato per la fine del 1° ciclo dalla Scuola Secondaria di 1° grado “Dante Alighieri” di Cavezzo, Medolla, San Prospero (vedi qui).

Quello che è importante rilevare è che la certificazione delle competenze non consiste nell’indicare “quantitativamente” il possesso di una competenza, ma nello stilare un profilo finale composito che descriva che cosa sa fare realmente e autonomamente lo studente in una determinata situazione. Ad esempio, secondo il modello di certificazione indicato sopra, in lingua inglese lo studente ha una competenza eccellente se: ”in contesti che gli sono familiari, comunica con uno più interlocutori, si confronta per iscritto nel racconto di avvenimenti ed esperienze personali e familiari, espone opinioni e ne spiega le ragioni mantenendo la coerenza del discorso. Comprende i punti essenziali di semplici messaggi in lingua standard. Nella conversazione espone le proprie idee in modo semplice e chiaro” e in matematica se: “conosce, riporta e rielabora caratteristiche, proprietà,definizioni, leggi, usando in modo appropriato e autonomo la simbologia e il linguaggio specifico. Individua ed applica con sicurezza regole, relazioni, procedimenti logici e modalità operative anche in contesti diversi. Matematizza situazioni complesse e le risolve”.

Solo una domanda: un profilo di competenza di questo tipo come potrebbe essere descritto con un voto? Dire che lo studente ha 10 in inglese e 10 in matematica dà un’idea altrettanto chiara e precisa di che cosa lo studente sa fare?

E un’ultima domanda: l’insegnante abituato a “concentrare” nel voto una serie di fattori diversi ed eterogenei, come potrà autoformarsi a quella descrizione esaustiva e trasparente delle competenze che l’Europa ci propone e ci chiede?

* * *

Per una valutazione degli apprendimenti
Un appello di docenti e formatori nel campo dell’educazione linguistica

I recenti provvedimenti sulla valutazione degli apprendimenti destano forti preoccupazioni. La sensazione è che, ancora una volta, in tema di progettazione e valutazione educativa, si parta dalla coda anziché dalla testa dei problemi. Discutere di giudizi e di voti, o peggio di come effettuare il passaggio dal giudizio al voto, è un falso problema e scelte di questo tipo, tutte sbilanciate sulla valutazione sommativa, distolgono dal considerare la questione della valutazione nella sua complessità e portano a dare un’attenzione smisurata al solo esito conclusivo, ignorando invece tutto quello che di ben più significativo e importante sta sotto e prima, ovvero quanto avviene mentre gli alunni imparano, che richiede la lettura attiva dei processi da parte dell’insegnante.

Riteniamo infatti che, anziché adottare soluzioni inadeguate, che potrebbero favorire il ritorno a pratiche didattiche e valutative anacronistiche e controproducenti, sarebbe utile avviare una elaborazione seria e competente su tutte le modalità di valutazione, sia continua che finale. Nel contempo riteniamo decisivo che nelle scuole si continuino a esercitare e a consolidare le pratiche di valutazione qualitativa e descrittiva, che avvengono contestualmente ai processi di insegnamento/ apprendimento e si basano sull’osservazione sistematica e sulla documentazione.

In tal senso, anche sulla base delle esperienze didattiche e delle ricerche più accreditate, riteniamo indispensabile in questo frangente ribadire la necessità di difendere e rinforzare una valutazione descrittiva, attenta ai ritmi di crescita e alla complessità dei processi di apprendimento, non invasiva, rispettosa delle diversità e delle differenze, progressivamente coerente con il livello di sviluppo raggiunto.

La valutazione a cui pensiamo…
• si propone e consente di valutare gli apprendimenti, intesi come acquisizione e applicazione di conoscenze, abilità e atteggiamenti e quindi come sviluppo di competenze personali, anziché di valutare le persone, sulle quali formulare giudizi o alle quali attribuire voti;

• è inevitabilmente relativa, dinamica, diacronica; tiene conto dei livelli di partenza, delle situazioni contestuali;

• è autentica, si basa sull’osservazione continua e sulla raccolta di indicatori molteplici, che forniscono informazioni sul progressivo sviluppo di competenze degli allievi, coinvolti in apprendimenti significativi e impegnati in prestazioni e azioni riconoscibili e coerenti con la vita reale;

• porta a sintesi l’osservazione e la rilevazione dei processi e la verifica e la misurazione anche quantitativa di singole prestazioni o compiti, che va comunque accompagnata da elementi descrittivi che la legittimino e spieghino;

• è formativa, ha funzione di feed-back, favorisce il dialogo e la valutazione fra pari, stimola e guida le riflessioni e le autovalutazioni da parte dell’allievo sui propri processi di apprendimento favorendo il controllo delle procedure, la riflessione metacognitiva, l’intenzionalità responsabile;

• è coerente con una didattica laboratoriale, costruttivista, cooperativa, che impegna e stimola il protagonismo attivo dei discenti, all’interno di un ambiente funzionale all’apprendimento;

• concentra l’attenzione e l’investimento educativo sull’evoluzione dell’apprendimento e non solo sul risultato ed è coerente con un’idea e una pratica di scuola in cui è più importante imparare che dimostrare di aver imparato;

• si affida a criteri trasparenti e condivisi, che favoriscono un orientamento alla progressiva padronanza delle competenze personali piuttosto che alle sole prestazioni messe a confronto con quelle degli altri in senso strettamente individualistico e spesso competitivo;

• richiede un profondo rinnovamento delle pratiche valutative, tale da sostenere sia il rilevamento e la documentazione che la restituzione dei dati raccolti;

• produce e promuove atteggiamenti di ricerca-azione e di sperimentazione sui processi di insegnamento/apprendimento e quindi in buona misura coincide con la riflessione e la crescita professionale dei docenti;

• dà luogo a descrizioni esaurienti degli esiti dei processi di apprendimento, nelle quali gli allievi e le famiglie possano individuare quanto e che cosa è stato effettivamente valutato, che cosa e come ciascun allievo può impegnarsi a migliorare;

• è compatibile con le procedure di valutazione e certificazione delle competenze in uso in contesti diversi, inevitabilmente qualitative e descrittive, anche quando vengono corredate da indicazioni di livello (per esempio nel Quadro Comune Europeo di Riferimento per le Lingue: Apprendimento, Insegnamento, Valutazione);

• si esprime anche in formulazioni sintetiche, trasparenti e comparabili - ma non per questo necessariamente numeriche - degli esiti raggiunti e delle competenze acquisite alla fine dei lunghi cicli di istruzione, che devono avere una dimensione più generale, sistemica, una elevata comunicabilità e validità sociale, non solo nazionale;

• è coerente con le raccomandazioni e gli indicatori valutativi elaborati nell’ambito dell’Unione Europea, che costituiscono un riferimento condiviso per il sistema di istruzione italiano e che da tempo dovrebbero orientare anche la scuola superiore verso modalità descrittive di valutazione e certificazione delle competenze;

• è potenzialmente inclusiva ed emancipatoria poiché coinvolge e accompagna il soggetto nei processi di apprendimento, responsabilizzandolo, aumentandone le capacità di riflessione critica su di sé, il senso di autostima e quindi l’autonomia individuale.

Per tutti questi motivi riteniamo che una valutazione descrittiva sia da preferirsi alla sola misurazione di conoscenze o di prestazioni e alla sanzione quantitativa che ne consegue (indipendentemente dalle modalità con cui viene espressa) e invitiamo le scuole a non recedere da modalità di valutazione finalizzata all’apprendimento, anzi a intensificarne la sperimentazione e l’uso, dichiarando fin d’ora la piena disponibilità a sostenerne l’operato e la riflessione professionale.

Sarà a tal fine di estrema importanza favorire la raccolta e lo scambio fra scuole e singoli insegnanti di documentazione, materiali, strumenti operativi a sostegno di una valutazione funzionale a una scuola inclusiva, riflessiva e solidale.

Si ribadisce per altro che la normativa recentemente approvata interviene esclusivamente sulla valutazione «periodica e finale», né potrebbe altrimenti: le scelte relative alla valutazione in itinere sono e restano prerogativa e responsabilità dell’autonomia delle istituzioni scolastiche e della libertà e responsabilità professionale dei docenti.

D’altro canto è tuttora vigente un ricco apparato normativo che orienta a una valutazione rispettosa dei criteri qui esposti, di cui sollecitiamo il rispetto e che non può essere cancellato da illusorie e pericolose semplificazioni riduttive.
26 Novembre 2008

Primi firmatari dell’appello: Mario Ambel, Daniela Bertocchi, Umberto Capra, Valter Deon, Martin Dodman, Annarosa Guerriero, Cristina Lavinio, Edoardo Lugarini, Luciano Mariani, Graziella Pozzo, Franca Quartapelle.

Seguono le firme di coloro che condividono e sottoscrivono il documento (anche interi collegi o enti). Chi voglia aderire al documento scriva una mail a valutazionedoc@gmail.com, oggetto: adesione. Indicare: Sottoscrivo il documento Per una valutazione degli apprendimenti, Nome e Cognome, mansione, ordine di scuola o ente, città, indirizzo e-mail; oppure Collegio docenti del… denominazione, indirizzo postale, indirizzo e-mail; allegare delibera o adesioni individuali.

 
 
 

Post N° 82

Post n°82 pubblicato il 05 Dicembre 2008 da doc_doc2007

 
 
 

Post N° 81

Post n°81 pubblicato il 19 Novembre 2008 da doc_doc2007

"Chi si rivede, i maestri unici...
Approvata la legge il governo sperava che la protesta si placasse, ma le elementari saranno in piazza il 29 novembre
Luca Fazio
MILANO


Non bisogna farsi ingannare dalla calma piatta, perché sta arrivando lo tsunami. Ci sono onde che hanno origine da un terremoto sottomarino, scrutando l'orizzonte piatto delle notizie telecomandate sembra che non stia succedendo niente, e invece tutte le sere, in tutta Italia, centinaia di scuole si riempiono di maestre, maestri e genitori. Sanno già tutto, ma continuano a discutere. Vogliono durare un minuto in più del ministro Mariastella Gelmini. L'energia è invisibile ma costante e quando l'onda si avvicina alla terra la sua altezza aumenta e coglie tutti all'improvviso. Il prossimo approdo - perché negli abissi della scuola elementare ci si sta attrezzando per durare tre anni - è già stato fissato per sabato 29 novembre e conviene non stupirsi se altre centinaia di migliaia di persone (senza l'appoggio di partiti o sindacati) riempiranno di nuovo le piazze del paese.
La macchina organizzativa, messa in piedi da un impressionante reticolo di contatti che fa capo all'associazione ReteScuole, è già al lavoro dallo scorso 31 ottobre, il giorno dopo lo straordinario sciopero generale in difesa della scuola pubblica. Ma già dopodomani, a macchia di leopardo, le scuole elementari di decine di città scenderanno in piazza per un primo ritorno di visibilità (Bologna, Cologno Monzese, Merate, Concorezzo, Sesto San Giovanni, Lucca, Torino...).
«In tutto il paese - spiega Mario Piemontese, che tutte le sere rimbalza nelle scuole della provincia di Milano - stiamo facendo una valanga di riunioni con uno scopo ben preciso. In ogni scuola elementare stiamo lavorando affinché si formi un comitato di genitori e maestre, mentre nelle superiori cerchiamo di costruire comitati che tengano insieme studenti e professori. Questa sorta di meticciato tra ordini di scuole diverse, dalle elementari all'università, è un fatto assolutamente nuovo». E sta funzionando? «La prova ce l'avremo il 29 novembre», dice Piemontese. Si direbbe però che la fiducia non manca, considerando che a Milano, la città dove ReteScuole è da anni il primo vero motore della protesta, sono già stati convocati non uno ma tre cortei che convergeranno su piazza Duomo trascinati da camion musicali, clown, bambini e compagnie cantanti. Decine di migliaia di persone diranno «Io non ci sto» partendo da piazzale Baracca (ritrovo per le scuole dei comuni della zona nord e ovest), da piazza Lima (scuole dei comuni dell'est) e da Porta Romana (zona sud). Viste le premesse, qualcuno, incrociando le dita, si azzarda a dire che sarà una manifestazione più grande di quella che riempì piazza Duomo ai tempi della famigerata riforma dell'allora ministro Moratti (grasso che cola se paragonata allo scempio preparato da questo governo Berlusconi). Un altro corteo, ancora da preparare nei dettagli, è previsto a Roma, mentre a fare da contorno sono già fissate manifestazioni a Torino, Bologna, Parma, Napoli, Reggio Emilia e Venezia...
Si fa presto a chiedere «e dopo?», come se sempre le proteste potessero vivere di fiammate improvvise e spettacolari. Eppure «il dopo», alle elementari, è già stato preparato con cura. La «botta grossa», infatti, è prevista tra febbraio e marzo, quando dal ministero arriveranno i regolamenti attuativi che entreranno nello specifico dei tagli: quali, quanti e soprattutto in quali scuole andranno ad incidere. «La rete sottotraccia di maestre e genitori - dice Piemontese - è destinata a durare tre anni, il tempo che ci metterebbero a distruggere la scuola pubblica». La prima mossa è già stata preparata da tempo. Alle preiscrizioni di gennaio, i docenti proporranno ai genitori che ancora hanno i bambini all'asilo un modello di domanda di iscrizione in cui possano espressamente richiedere il tempo pieno e la scuola di 40 ore, in modo da confermare l'offerta dei programmi dell'anno precedente. I genitori - insieme alle maestre - sono la chiave del successo di questo movimento sotterraneo. Lo spiega così Roberto Ciullini, un «prototipo» interessante, visto che da quando è esplosa la protesta passa la serate nelle scuole elementari (non solo in quella di sua figlia) e poi stila la lista delle iniziative dei giorni successivi. «Un mese fa - spiega - ci sbattevamo solo noi genitori di sinistra, oggi invece abbiamo dalla nostra parte anche i genitori di destra e quelli politicamente non schierati. Questo ci spinge ad andare avanti, è chiaro che il lavoro delle maestre ormai è riuscito a spostare l'opinione dell'elettore non di sinistra».
Non è un caso se Berlusconi fa lo sprezzante con l'Onda universitaria mentre è costretto a muoversi con cautela con il «popolo» di maestre e genitori che si agitano nel mare della scuola pubblica italiana
."

da il manifesto 21.11.08


 
 
 
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