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chi semina VENTO raccoglie TEMPESTA

Post n°91 pubblicato il 16 Febbraio 2009 da doc_doc2007

Caro Ministro,

ora non si stupisca: 

 chi semina vento raccoglie tempesta!

Caro Ministro, diciamo le cose come stanno: lei sta semplicemente


>    raccogliendo ciò che ha seminato, con ostinazione e coerenza, dalla
>    fine di agosto ad oggi. Ovvero da quando  ha aperto un fronte di
>    conflitto con la scuola democratica e progressista, che ritiene
>    politicamente asservita ai cascami e ai detriti ideologici del
>    sessantotto.
     Io non so chi o quali ambienti l'abbiano convinta di questa
>    stupidaggine. Certo è che questa convinzione ha fatto presa ed è
>    stata foriera di una serie di interventi che stanno stravolgendo la
>    scuola pubblica, come lei stessa si era ripromessa: "Quarant'anni da
>    cancellare". Ricorderà certamente le sue interviste alla “Padania” e
>    al “Corriere”, con le quali ha scosso le nostre intorpidite
>    attenzioni al ritorno dalle vacanze, promettendoci quelle lacrime
>    amare che sono poi puntualmente arrivate!/
Lei sta muovendo un attacco frontale alla scuola di questo paese e
>    alla sua storia e si stupisce che qualcuno le difenda, fino allo
>    stremo delle forze e della disperazione?/
Ci muoviamo su un terreno delicato e complesso, che  la maggioranza
>    di governo ha deciso si affrontare con la durezza e l'arroganza
>    delle semplificazioni e delle banalizzazioni proprie delle scelte un
>    po' troppo muscolari e populiste./
Lei è convinta di lavorare per una scuola che premi la serietà, il
>    merito, il ritorno all’ordine e alla disciplina. Molti la stimano e
>    la guardano per questo con ammirazione, affascinati da queste parole
>    d'ordine, anche se, ahimé, odorano più di demagogia che di
>    democrazia. Noi ci opponiamo fermamente a questa visione e a questa
>    pratica delle relazioni educative. /
Ma le assicuro che non si tratta di un problema in prima istanza
>    politico, nonostante tutti gli sforzi che lei, molti quotidiani e
>    anche alcuni protagonisti stanno facendo per renderlo tale. È
>    anzitutto un problema culturale e professionale, tuttalpiù etico.
>    Come da mesi ci stiamo inutilmente sforzando in molti di spiegarle./
Per questo è grave il tentativo, suo e di molti  quotidiani,  di
>    isolare nell'angolo della sinistra non più rappresentata in
>    Parlamento la posizione dei molti che si oppongono allo
>    smantellamento della scuola pubblica e ora a un uso selettivo e
>    discriminatorio della valutazione. Così com’è grave la
>    responsabilità di tutti coloro che, da posizioni ritenute più
>    moderate, in questi mesi hanno accondisceso o taciuto, taluni
>    tradendo le idee, le pratiche e le norme che fino a ieri avevano
>    condiviso e propagandato.
Ora sarà comodo accusare il "dieci politico"  (anche la docimologia
>    risente dei processi inflazionistici!) di eredità sessantottesca, ma
>    è la sua frettolosa concezione del "merito" e della "serietà" che
>    costringe le maestre e i maestri di questo paese a ricordarle in
>    modo simbolico le drammatiche realtà di una società strutturalmente
>    e ostinatamente diseguale e produttrice di diseguaglianza. E le
>    assicuro che il merito, quello vero, a scuola, non si riconosce né
>    si incentiva con i “voti”, vecchio cascame – questo sì – di una
>    scuola selettiva e non già, come lei sostiene, strumento di apertura
>    all’Europa! L’Europa usa /livelli /o/ punteggi/, non /voti/:
>    possibile che non si trovi in tutto il paese uno straccio di
>    consulente per lei affidabile in grado di spiegarle la differenza?
>    Da mesi in molti le andiamo ripetendo che la valutazione in voti
>    decimali è non solo anacronistica, inutile, dannosa, ma soprattutto
>    simbolicamente portatrice di valori e pratiche discriminatorie e
>    selettive. Ma inutilmente./
Ora lei ha ragione a dire che le leggi democraticamente approvate
>    vanno rispettate, come hanno ragione i dirigenti scolastici che in
>    questi giorni invitano i collegi docenti al rispetto delle norme.*
>    *Ma quando un Governo e* *un Parlamento costringono ad applicare
>    leggi che in scienza e coscienza molti ritengono inique e dannose
>    per quegli stessi minori di cui si sono assunti la responsabilità
>    educativa, allora hanno ancor più ragione coloro che escono dal coro
>    dei consensi e si sentono costretti a spiegare, a distinguere, a
>    dissentire, a dichiarare di obbedire per forza o, perfino, ad
>    adottare le soluzioni dell’obiezione di coscienza e della
>    provocazione simbolica all'interno delle regole e delle pratiche
>    istituzionali.


Non siamo noi ad averla messa fin dall'inizio sul piano dello
>    scontro muscolare!
Noi difenderemo la scuola per cui abbiamo studiato, lavorato,
>    vissuto in questi 40 anni fino all’ultima forza residua. Ma lo
>    facciamo in nome di valori che sono in prima istanza etici,
>    culturali e professionali. E che solo in seconda istanza divengono
>    politici, se disattesi e inibiti. Persino proibiti. E che lei e il
>    Parlamento ci stiate impedendo di insegnare e valutare secondo le
>    nostre convinzioni, secondo i dettami della cultura educativa del
>    Novecento e secondo i patti che abbiamo stabilito e sottoscritto con
>    le famiglie è un fatto, non un’opinione!
Se lo vuole credere bene, altrimenti pazienza. La storia e il tempo
>    ci saranno testimoni. È già successo altre volte. L'arroganza spesso
>    ha vinto, esaltata dalla cronaca. Poi è stata condannata dalla
>    storia. Va sempre così e purtroppo inutilmente, perché sappiamo da
>    tempo che - come diceva Montale - "la storia non è /magistra /di
>    niente che ci riguardi”.
E il nostro Paese, in questi giorni, lo sta amaramente dimostrando./
Per queste ragioni mi auguro che lei voglia abbassare i toni,   rinunciare alle rappresaglie amministrative e possa soprattutto
affidarsi a qualche consigliere meno accecato di ideologia. E
possibilmente con un po’ più di sensibilità umana e di competenza
professionale. Ce ne sono, spero bene, anche dalle sue parti: li
scovi, li rassicuri e li ascolti. 

   Buon lavoro.

  Torino, 13 febbraio 2009                               Mario Ambel


 
 
 
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