Radio Elettra 2

LA GELMINI CI VALUTEREBBE COSI'


Stralcio di intervista della Ministra Gelmini alla professoressa Paola Mastrocola, da La Stampa di domenica 21 settembre 2008, pp. 20-21, da E*«Mi dice che le dispiace che non ci sia in Italia una cultura della valutazione. Si ha paura come se si temessero punizioni. E invece dice. “si valuta per premiare chi lavora meglio, per misurare come spendiamo le risorse, cioè il ritorno di quel che investiamo” […].Chi sono oggi gli insegnanti bravi? […]. Per che cosa verremo valutati, ministro, per il numero di ore in cui lavoriamo a scuola, o per la bellezza delle lezioni che facciamo? Chi è il bravo insegnante, quello che entra in dieci commissioni di lavoro e sta a scuola fino a sera, o quello che se ne va a mezzogiorno ma ha fatto una lezione meravigliosa sull’origine dell’universo? Il ministro risponde: né l’uno né l’altro. E dice una cosa bellissima: “Noi dobbiamo liberare il tempo agli insegnanti, che sono vessati da una serie infinita di riunioni, comitati, incontri, commissioni che non hanno alcuna utilità. Gli insegnanti devono avere il tempo per aggiornarsi, seguire lezioni, leggere, studiare, riflettere…”. Anche andare al cinema? Chiedo. “Anche andare al cinema”, risponde.Bene! Peccato che le chiedo di essere più precisa e delinearmi meglio l’identità del bravo insegnante. La risposta è che tre saranno i parametri di giudizio, anzi quattro: “La presenza, la continuità didattica, la disponibilità all’aggiornamento… e le perfomances degli ragazzi”. “Il che non vuol dire – aggiunge – che bisogna promuovere di più per essere meglio valutati”.Aiuto! Quindi è bravo l’insegnante che: è presente, continuo e disponibile; e che ha la fortuna di avere allievi geniali… L’insegnante che si limita a fare ottime lezioni, lezioni straordinarie, di quelle da incantare anche i sassi, invece no, non è bravo: perché non è misurabile. Ma certo: la lezione è invisibile e invalutabile, scende nell’anima, s’inabissa chissà dove e magari agisce dopo vent’anni. Chi la misurerà mai? Peccato che sia l’unica… perfomance che, secondo me, ci distingue.»