Cerchio dei pensieri

i milanesi e la tavola


C'è poco da fare: i milanesi anche a tavola si distinguono dai napoletani, dai romani e dai siciliani. Fanno scuola a sé, non imitano nessuno, semmai vale il contrario.La tavola va presa come la vita: senza perdite di tempo.Se un milanese vi fa l'onore di invitarvi al ristorante abbiate già in mente cosa ordinare ben prima di varcare il ristorante prescelto. Ditelo non appena il cameriere vi fa accomodare. Farete la gioia del vostro amico...La velocità nell'ordinare deve essere accompagnata da quella ancor più rapida di assimilare le pietanze. Perciò seguite il consiglio di non perdere troppo tempo in un'inutile masticazione. Meno che meno nel tentativo - ozioso e deviante - di assaporare il piatto...Non preoccupatevi per la digestione, va bene un Alka Selzer. Se proprio volete conquistare il cuore del vostro amico ordinate un Ramazzotti. Lo vedrete cambiare espressione. Vi guarderà con un certo ghigno ammiccante. Avete preferito un'invenzione ambrosiana alla volgarissima grappa, amata dai veneti polentoni, lenti e terroni del Nord.Se avete bene imparato che a tavola non si perde tempo, allora non stupitevi se, durante l'abboccamento con l'amico milanese, questi non vi parlerà molto, minimizzando le frasi in efficacissime ed economicissime espressioni quali: " passami il sale". A pranzo non si conversa. A tavola si continua a lavorare. Attaccati al telefono cellulare i milanesi, infatti, non smettono di informarsi su come stanno andando gli affati. C'è persino chi si porta al ristorante il computer e continua a lavorare senza tregua. Addirittura qualcuno sfrutta i momenti di attesa mandando fax, redigendo report e deliberando in diretta, via satellite, con il consiglio di amministrazione.Tratto da "come difendersi dai milanesi" di Elena Pigozzi