Cerchio dei pensieri

l'Happy Hour


 Anche se il neologismo è anglosassone, l'ora felice è un marchio ambrosiano, forgiato dalle
sapienti e abili mani di barman metropolitani e quindi insegnato e divulgto al resto del mondo. Ancora una volta è un'ivenzione sorta dall'intuizione e dalla genialità dell'homo milanesis, che poi generosamente ha diffuso all'umanità.Tant'è, e a conferma della sua nascita, che oltre la circonvallazione esterna, l'happy hour è stato tradotto in " aperitivo alla milanese", sotolineando nell'origine il distintivo della qualità. Si differenzia, eccellendo, dall'aperitivo alla genovese, solitamente costituito di aromi alla bruschetta, profumi alle olive ed essenze di carciofini e cipolline. A sua volta si distingue dall'apertivo alla romana, nel quale ciascuno pensa per sé. Fiaschetta "de li Castelli" sotto il braccio, piattino con coda alla vacciara e abbacchio. Il bar offre l'insegna, ovviamente.La regola aurea dell'Happy Hour milanese è rigorosa: interi banconi di bar e caffè vengono riempiti di ogni ben di dio: riso alla greca, pasta fresca ai pomodorini, verdurine ripiene, bruschette, patatine, noccioline, olive e pistacchi. I preferiti dai milanesi purosangue restano però i trani: le antiche osterie ambrosiane, sorte nel cuore della "capitale", e gestite dalla stessa famiglia di generazione in generazione. Caratterizzati da un'atmosfera cortese, gentile, ospitale, l'happy hour nei trani è a sua volta una variatio rispetto al classico dei locali trendy. Fiero della tradizione che difende dal dopoguerra ad oggi, un trani che si rispetti riempie il bancone solo di piatti ambrosiani d.o.c. Pertanto, nelle osterie l'aperitivo va servito accompagnato da scigolitt in l'asee ( cipolline all'aceto), busècca ( trippa), cazzoeùla, ris in cagnon e mondeghili e fritada rognosa. Da gustare acompagnati da un'intera confezione di Alka Selzer.Tratto da "come difendersi dai milanesi" di Elena Pigozzi