Creato da raold il 17/02/2006

Cerchio dei pensieri

smile without a reason why, love as if you were a child

 

 

desertification

Post n°54 pubblicato il 19 Marzo 2007 da raold

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Nel giro di mezz'ora a Milano è arrivato il freddo polare. Il sole si è coperto di nuvole all'arrivo di un vento gelido.
Basta che nevichi, che piova un pò. Insomma è difficile preferire la pioggia al sole, ma la situazione paventata di una possible desdertificazione prima o poi, mi spaventa non poco.

Quello che non capisco è che fino a ieri doveva essere un'estate torrida e arida. Già mi rivedevo l'esperienza messicana, e immaginavo le zolle di terreno arse e i condor su qualche carcassa di animale....immagine
Stamattina invece, mentre controllavo il meteo, compare la recensione di un meteorologo che afferma che avremo un'estate freddissima. immagine

Che si mettessero d'accordo, tanto a noi che ci cambia?
Ma come fanno ad avere pareri così contrastanti?
Fanno testa o croce?

 
 
 

Ho un dubbio...

Post n°53 pubblicato il 17 Marzo 2007 da raold

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La domanda di questi giorni che mi ronza nel cervello è questa.

Il filo conduttore di vallettopoli, di calciopoli e dello scandalo che ha coinvolto il marito della Falchi e quello che ha coinvolto- pare ingiustamente - i Savoia, è ( è stata) l'INTERCETTAZIONE telefonica.

Ora molto semplicemente mi chiedo: possibile che una persona che svolge attività illecite debba raccontarle al cellulare??
Ma è possibile che non gli venga nemmeno un piccolo dubbio che forse sarebbe il caso di dirsi certe cose vis à vis.
In fondo anche nei film di Al Capone certe cose si facevano di nascosto.
Non me ne faccio una ragione!
Ma come fanno a parlare di queste cose al cellulare?!?!?!

Trovo che la massa cerebrale di questa gente possa anche vendersi a peso d'oro come i tartufi, perchè è piccola e rara.
Evidentemente è d'obbligo passare un esame di abilitazione specifico prima di occuparsi di certe faccende!

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4 conti

Post n°52 pubblicato il 13 Marzo 2007 da raold

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COTTON FABRICS DRYING IN THE SUN IN JAIPUR
, Rajasthan, India

Il mio spirito imprenditoriale mi porta a fare 4 conti.
La fonte è de "il Giornale" di oggi.
Nella roulette russa delle vallette, veline e "quant'altro", leggo che Aida Yespica prende 5mila euro ogni volta che "le gusta".
Detto questo, facciamo che in una settimana possa concedersi diciamo 4 volte??
facciamo che se la prende con calma...insomma, deve pur mantenersi bella senza affaticarsi troppo e poi su 7 giorni...non voglio esagerare...potrebbe essere già una buona media...quindi... per ogni settimana sono 20mila euro, 30 giorni di media ogni mese (quindi 4 settimane)...80 mila euro al mese. immagine

La mia prof di matematica al liceo sarebbe felice oggi di vedermi così pratica conteggiando i soldi (degli altri)! Farebbe sicuramente i complimenti anche alla Yespica per le sue radici quadrate!

Direi cmq che è il tipo di attività sogno di chiunque:

-non hai magazzino,
-la materia prima non ti costa niente,
-il guadagno è pulito al 100%,
-non devi fare grossi investimenti,
-non hai soci,
-non devi dividere il ricavato - questo però è da vedere -
-probabilmente sei classificato come un artigiano
-non hai orario di chiusura o apertura, sei sempre aperto, come nelle migliori ipotesi di mercato globale
- è prostituzione ma nessuno oserebbe mai dirti in faccia quel che sei perchè sei pur sempre una dello show biz.

Magari la Yespica al suo paese vendeva tappeti, e grazie a tutto questo suo spirito del commercio può
comprarsi un attico ogni anno......eppure pensate, c'è chi le considera
ancora delle semplici vallette.........................!!!
 

 
 
 

Donne

Post n°50 pubblicato il 10 Marzo 2007 da raold


immagineStamattina mi sono già fatta quattro gustose risate.
La mattinata è cominciata con un leaflet lasciato nella mia casella della posta sulle prossime elezioni comunali per l'elezione del sindaco.
Probabilmente lasciato nella notte come avvertimento, infatti questa candidatura mi tuona come una minaccia! immagine

L'unica donna che si candida sindaco è una signora che conosco bene perchè ogni volta che usa l'ascensore nessuno per almeno un'ora può tentare di metterci piede, non certo per il profumo lasciato.
Lode all'impegno per quanto sia mille anni lontano dalle mie idee, ma proporsi come "una donna per le donne" oltre a farmi sbellicare dalle risate, mi fa chiedere che concetto abbia di "donna" una che cammina 365 giorni all'anno con le clark o le scarpe da tennis modello quarterback americano.
Considero più donna Vladimir Luxuria o Platinette. I quali, per quanto si impegnino, almeno si truccano, si vestono da donne, si pettinano, sicuramente si lavano l'indispensabile.
E' sempre così: chi ha il pane non ha i denti.
Ma ho delle difficoltà a considerare donna o meglio, femmina, una persona che non abbia cura di sè, non si sitemi, non ami essere sempre in ordine.
E' un mio limite dettato dalla rompicoglionaggigne insita in me risolvibile con un bravo psichiatra. Forse.

Mi piace pensare che una è donna a 360 gradi, e vorrei essere rappresentata - se proprio qualcuno mi vuole rappresentare- da qualcuna almeno che somigli in quasi tutto a Audrey Hepburne, che profumi come Merilyn Monroe (anche meno) , che si vesta glamour come Simona Ventura, che pensi come la Montalcini, che aggredisca come la Parietti.

 
 
 

George strikes back

Post n°49 pubblicato il 09 Marzo 2007 da raold

immagineMi è arrivata comnunicazione - e per ora oltretutto non l'ho sentito pubblicizzare - che George Michael effettuerà 3 nuovi concerti estivi in Italia.
7 Luglio Stadio Euganeo – Padova
19 Luglio, Lucca
21 Luglio Stadio Olimpico – Roma

Il concetto dei nuovi concerti.......mi sconcerta immagine

Vi lascio qualche regalino:

alcuni video dai concerti di milano ad ottobre:
Father Figure oppure (per un pubblico adulto) Shoot the dog

E poi ...in assoluto la mia canzone preferita di G.M. da quando uscì nell'album Faith.
Telefonai ad una radio perchè volevo che la mettessero, e quando la canzone finì la deejay si congratulò per la scelta:

 
 
 

Farfalle

Post n°48 pubblicato il 08 Marzo 2007 da raold

immagineOggi che è la mia festa, la festa di tutte le donne, penso che per ogni donna ci sia stato un uomo artefice del passaggio da crisalide a farfalla.
Ecco perchè voglio dedicare un pensiero a chi ha fatto in modo che io sia quella persona che mi piace guardare oggi.
Parlo con te, caro. Oggi non ho più paura di ciò che siamo. Ora so che non puoi stare senza di me, senza quella parte di te radicata e arrampicata.

Non per un desiderio di amore, perchè oggi non ci sappiamo più amare così bene, ma per tutte quelle lotte vissute fianco a fianco. Per tutti quei pensieri condivisi, suddivisi e improvvisi che erano nella tua mente, nella mia mente all'unisono. Per tutte quelle canzoni cantate in strada, per tutto quel vento sul tuo motorino, per tutte quelle lacrime che straziavano chiunque. Tu e le tue fotografie, tu e i tuoi silenzi armoniosi. Io e i miei sorrisi sempre.
Ho compreso il rispetto per chi ha ideali diversi dai miei, ho compreso l'importanza di ua sola parola, di un solo, unico gesto.
Le nostre vite oggi hanno vie che porteranno forse ad altri luoghi che assieme non vivremo, ma le strade sono parallele perchè sempre io ho bisogno di sapere che ci sei, e sempre tu hai bisogno di dirmi che sei lì.
In questi 7 anni ho avuto da te quasi tutto ciò che a 600 km hai potuto darmi e insegnarmi e sono felice di specchiarmi e capire quanto c'è delle tue passioni in quella che oggi sono.
Buona festa a me, mandorlina.



 
 
 

Sanremo Soup

Post n°47 pubblicato il 03 Marzo 2007 da raold

immaginePer la prima volta in 33 anni, mi sono gustata il Festival di Sanremo praticamente tutte le sere, nemmeno fosse un antibiotico. Un pò addirittura mi dispiace finisca questa sera. Probabilmente non avrei scommesso un euro che un giorno mi sarei detta questo, ma mi sono divertita. O almeno, mi è piaciuto, non era la solita minestra. O forse lo era?Non so, però per quanti sforzi abbia fatto, il timer alle 23 mi faceva piombare in un sonno pacifico. Ero solo un pò scettica sulla Hunziker, non mi piace particolarmente, non so bene perchè. Forse non amo che rida sempre tutto qui. E a parte il gusto tipicamente svizzero con cui ha scelto gli abiti, l'ho trovata piacevole, poco elegante, poco raffinata, ma piacevole e dolce.
Mi devono spiegare quanto hanno dato a Serena Autieri se hanno pagato così tanto Michelle Hunziker.
Bè ad ogni modo c'è qualche canzone che mi è piaciuta, la prima sicuramente quella di Tosca. Credo sia sicuramente tra le più interessanti. Poi Concato e Silvestri. Mi è piaciuto immensamente il duetto con Cammariere, e in generale l'idea del duetto è stata molto bella.
Quello che non ho capito e ho trovato soprattutto di pessimo gusto, la proposta dei "superospiti italiani". Davanti a Elisa proposta come super ospite, c'è in gara un Jonny Dorelli- per carità, di altra epoca, ma incomparabili -. Davanti a un Tiziano Ferro proposto come super ospite, in gara c'è un Fabio Concato a cui farebbe mangiare la polvere, per non parlare di D'alessio.
Insomma...è un pò di pessimo gusto confrontare un superospite italiano - cantante - con un altro cantante italiano in gara.
Quel che mi sconcerta è che Pippo sia sempre quello a cui tocca risanare gli ascolti. Per quando si dica e si faccia, sono sempre i mostri sacri della Tv a catalizzare l'attenzione del pubblico! Aiuto!! dove sono le nuove leve?!?

 
 
 

Post n°46 pubblicato il 27 Febbraio 2007 da raold
immagineFlamants Roses, Yann Arthus Bertrand


"L'occhio del poeta mosso da una sublime frenesia
si volge dal cielo alla terra e dalla terra al cielo.

E come l'immaginazione dà corpo alle figure di cose sconosciute
così la penna del poeta le viene modellando
e dà a un aereo nulla
una casa in cui vivere ed un nome."

W. Shakespeare, a midsummer night's dream


 
 
 

La riverenza

Post n°45 pubblicato il 23 Febbraio 2007 da raold

immagineIeri ero ferma ad un semaforo e stavo ascoltando una discussione alla radio sul disagio giovanile, all'angolo opposto del semaforo, mi è caduto l'occhio su una cabina del telefono.
Ho pensato a quanto mi manchi l'idea di sentirmi lontano da tutto e da chiunque.
Pensavo a quando tornavo a piedi dal liceo perchè non c'era una cabina del telefono funzionante per dire che non c'era lezione.
Osservavo questa cabina del telefono nuova e pulita. Senza elenchi telefonici in carta rotti, senza la pagina che serve quando la cerchi.
Ho pensato a quando andavo in vacanza e alle tessere telefoniche quando andavo all'estero, l'idea di farle durare tutta la vacanza. O almeno l'idea di essere davvero "lontani" da casa, con quel misto di nostalgia e ...chissà come sarà.
Ma anche quando le vacanze erano a poche centinaia di chilometri da casa, fare la fila alla cabina del telefono, controllare ogni tanto che fosse libera, alzare il ricevitore e sperare che dall'altra parte ci fosse qualcuno a rispondere per salutare, per dire poche parole. Ma il viaggio era più viaggio, sembrava di essere distante ovunque fossi.
Era bello, sentire l'odore di sabbia nelle cabine del telefono al mare. I miei nipotini non lo sapranno mai, la cosa mi intristisce alquanto.
Non vivranno forse i viaggi interregionali in auto come un'epopea kafkiana.
Però avranno durante i viaggi in auto un celllulare per mandare sms ogni minuto, oppure avranno il gameboy, e si perderanno il panorama e il gusto del viaggio.
Quello che mi lascia più scettica oggi è l'uso che se ne fa del cellulare tra i ragazzini. Mi chiedo onestamente a cosa serva un telefonino in classe.
Esco a cena e vedo bambini che sfrecciano tra i tavoli e se stanno a tavola con i genitori è solo perchè hanno gli occhi fissi sui gameboy.
Non capisco cosa sia cambiato: so solamente che se mi sognavo di portare a tavola un gioco o se mi alzavo da tavola prima che tutti avessero finito di mangiare, partiva in tempo reale uno schiaffo interplanetario, questo finchè ho avuto almeno 14 anni.
Forse è per questo che non ho mai insegnato, anche potendo. Perchè sarei stata una specie di Dittatrice in gonnella, forse mi avrebbero odiato tutti i miei alunni. Forse li avrei odiati io. Non so, ma so perfettamente di essere intransigente su alcune cose, mi dico che se le ho fatte io , possono farle sicuramente gli altri.
Vedo il mio splendido nipotino che è un bambino di 6 anni con un'intelligenza vivace, legge tutto ciò che trova, chiede, vuole speigazioni, zia dimmi di quà, raccontami quello, spiegami perchè. Per Natale chiedeva la playstation e io mi sono rifiutata categoricamente, gli arriverà da altri zii al compleanno tra qualche mese. Sono convinta che questo sia sbagliato per il bambino che conosco, ma so che devo tacere.
Ad ogni modo so anche che tacere è sbagliato, e tacere sempre significa ritrovarsi un filmino della prof che viene palpeggiata.
Parlo come i vecchi e ho 33 anni, ma amo ricordare mia nonna che mi diceva sempre:
la confidenza fa perdere la riverenza.
E' un vecchio detto da rispolverare ultimamente, perchè pare che si passi dal gameboy al cellulare, così come si passa dalle canne alla cocaina. E questo mi fa rabbrividire, onestamente perchè da quello che vedo in giro, alla base di tutto manca una adeguata "buona educazione".



 
 
 

"Amore... ma non lo so dire" di CLAUDIO BAGLIONI

Post n°44 pubblicato il 14 Febbraio 2007 da raold

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"Ma non lo so dire...". Già. Era così allora. E mi accorgo che, malgrado questi lunghi anni di note e parole, è così anche oggi. Ma non credo sia un limite dell'artista. Credo che il limite sia nell'uomo. In ogni uomo. Non contano né l'abilità di cucire insieme testi e musiche che sappiano scendere più o meno in profondità -arte o mestiere che sia- né la platea -sconfinata, modesta o di un unico interlocutore- che abbiamo di fronte. Conta la categoria con cui ci si confronta, nella solitudine, nella coppia, in famiglia, con gli amici, nella folla. Perché il valore in campo è così alto, che racchiuderlo nella camicia di forza delle parole è quasi impossibile.
L'arte -e, quindi, anche la musica- aiuta, ma non risolve. Si mette tra noi ed il senso ultimo delle cose e concorre a illuminare la strada, ma sta a noi assumere la fatica e i rischi del viaggio. E il percorso dall'anima (dove amore prende forma e noi acquisiamo coscienza di lui), alla mente (dove il pensiero ne elabora l'essenza), alla parola (dove la definizione
prende voce) è un percorso, inevitabilmente, imperfetto. Ad ogni passaggio, infatti, ci allontaniamo dal "cuore" del problema e perdiamo qualcosa nella capacità di coglierne valore, senso e missione. La parola è tutto quello che abbiamo (probabilmente l'invenzione più grande dell'uomo), ma le "grandi" questioni -la vita, la morte, il dolore, l'amore
appunto- rivelano tutti i limiti di questa straordinaria invenzione. Forse è per questo che ci spaventa parlare d'amore. C'è disagio, paura, inadeguatezza, pudore. Probabilmente è la parola più usata. Sicuramente la più abusata. Poche altre, infatti, patiscono così tanto l'erosione dell'inflazione. Dire "ti amo" quando non è così è un delitto. Un delitto inferiore solo a quello che commettiamo quando -pur sentendo di amare- non lo diciamo. Come ogni parola, anche l'amore può essere tutto o nulla. Non dipende da lui. Dipende da noi. Dalla nostra capacità (o incapacità) di mantenere ciò che quella parola promette. In questo senso, l'uomo (l'umanità, nel suo grande viaggio collettivo, ma anche ciascuno di noi,
nel corso del proprio piccolo viaggio personale) procede per tentativi. Per approssimazioni successive. Si avvicina. A volte gli sembra di essere a un passo e, invece, si accorge che manca ancora qualcosa. Manca sempre qualcosa. La distanza si riduce ogni volta un po', ma non si annulla mai del tutto. Probabilmente perché mentre, dentro di sé, l'uomo ha coscienza dell'infinito, tutto, intorno a lui, è finito. Un conflitto che non abbiamo modo di sanare. Ha, è vero, il grande merito di farci tendere a quell'infinito, ma è anche responsabile della sofferenza che ci deriva dal non riuscire mai a vedere pienamente soddisfatta questa sete. Così, anche nell'amore. Forse per questo lo cerchiamo sempre senza fine e senza macchia, nella coppia, tra genitori-figli, nell'amicizia (secondo alcuni la forma d'amore più alta), nell'amore per gli altri e per la vita. E, quando finisce o rivela certe impurità, ce la prendiamo con lui. Errore di prospettiva: confondiamo cause ed effetti. Se non siamo noi il suo strumento, ma pretendiamo che lui diventi il nostro, non possiamo, poi, scaricare su di
lui la responsabilità per errori che sono nostri, non suoi. Non è l'amore che delude l'uomo, ma l'uomo che delude lui. Anche perché, mentre lui è sempre all'altezza del suo mandato, la stessa cosa, purtroppo, non si può dire di noi. Non sappiamo da dove arrivi (né, a dire il vero, ce lo chiediamo mai), ma, quando si perde, ci affanniamo a domandarci dove finisca
e, soprattutto, perché. Un perché introvabile, ancora di più di quello del suo apparire. E il vuoto che lascia è sempre più grande di quello che aveva colmato, arrivando. E rimaniamo così, come se non ci restasse altro che accettare l'incomprensibile inevitabilità del suo dissolversi. Mistero, dunque. Mistero trovarlo, mistero viverlo, mistero perderlo.
Per questo....
"non lo so dire". Ma è certamente l'energia più grande che l'uomo sia in grado di produrre. L'unica che riesca a fargli fare cose delle quali non si immaginerebbe mai capace. Il miracolo che rende l'uomo capace di miracoli..
E, forse, se trovassimo il coraggio di non confinarlo all'atto che origina la vita, se non lo tradissimo, facendone merce di scambio sui mille tavoli della vita, se riuscissimo a guardarlo negli occhi e ad ascoltare quello che ha da dire, e ci decidessimo ad adottarlo come bussola e sestante per la nostra navigazione, ci accorgeremmo che la risposta a molte delle
piccole-grandi domande che ci piovono addosso e dalle quali, spesso, ci sentiamo perseguitati, è più vicina di quanto immaginiamo. Come diceva un grande musicista: "Love is the answer". E, spesso, la differenza tra pensarsi, dirsi o essere davvero degni dell'appellativo "uomo" è tutta lì.

 
 
 

Cuore di VohLa Terre vue du ciel - Yann Arthus Bertrand

Post n°43 pubblicato il 09 Febbraio 2007 da raold

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Non t'amo come se fossi rosa di sale, topazio
o freccia di garofani che propagano il fuoco:
t'amo come si amano certe cose oscure,
segretamente, tra l'ombra e l'anima.

T'amo come la pianta che non fiorisce e reca
dentro di sé, nascosta, la luce di quei fiori;
grazie al tuo amore vive oscuro nel mio corpo
il concentrato aroma che ascese dalla terra.

T'amo senza sapere come, né quando, né da dove,
t'amo direttamente senza problemi né orgoglio:
così ti amo perché non so amare altrimenti
che così, in questo modo in cui non sono e non sei,
così vicino che la tua mano sul mio petto è mia,
così vicino che si chiudono i tuoi occhi col mio sonno.


Neruda, XVII, cento sonetti d'amore

 
 
 

72 giorni

Post n°42 pubblicato il 07 Febbraio 2007 da raold

immagineDa lunedì sto leggendo questo libro, anzi, purtroppo l'ho terminato oggi. Non è un libro recente, porabilmente abbiamo visto tutti il film sulla sciagura dell'aereo uruguaiano sulle Ande negli anni '70. Stranamente tra l'altro l'ho preso in prestito, cosa che raramente faccio poichè i libri preferisco possederli.
Questo non è un libro sulla morte, contrariamente a quanto immaginavo, ma è un libro- inno alla vita e l'ho letto con una voracità incolmabile, tanto che mi spiace averlo terminato.
Ricordavo il film, ma come sempre i film non reggono il confronto con la carta scritta.
Per chi ha frequentato attivamente almeno un poco le montagne sciando o arrampicandosi verso i rigugi, c'è lo stesso senso di inquietudine e pace assieme nel racconto. La consapevolezza di essere niente davanti a tale magnificenza, ma la certezza di doverne smitizzare la maestosità per non rimanerne schiacciati.
Direi che è un libro che spalanca un mondo interiormente ed insegna il confine estremamente labile tra vita e morte e la scelta del tutto aleatoria che permette di vivere o morire, sopravvivere o smettere di sperare e di amare e quindi approssimarsi alla morte.
Mi è piaciuto il tipo di considerazione di un Dio che non può essere colui che aiuta o ascolta una singola preghiera, ma è solo colui che tutto muove e che tutto muoverà sempre. L'immagine infinta di una catena montuosa che c'è stata e sempre ci sarà, l'idea che era quel chiasso creato dalla tragedia a disturbare la montagna e che la forza di quella normalità - la normalità dell'eternità - avrebbe prima o poi fagocitato ciò che la disturbava. Il sentirsi fuori posto in un luogo dove l'elemento di disturbo, nonostante la catastrofe, erano i superstiti.
Mi è piaciuto quel senso di maestosità davanti alla montagna scalata a cinquemila metri con delle scarpette da rugby solo con la consapevolezza che morire in una carcassa di aereo o morire affontando la montagna era pur sempre morire, ma con la serenità di averci almeno provato.
E ho amato l'idea che il contrario della morte sia l'amore perchè questo è tutto ciò che deve muovere i nostri muscoli verso la vita.


 
 
 

Considero valore

Post n°41 pubblicato il 06 Febbraio 2007 da raold
 

immagineSebastião Salgado
The Serra Pelada gold mine


Considero valore ogni forma di vita,
la neve, la fragola, la mosca.
Considero valore il regno minerale, l’assemblea delle stelle.
Considero valore il vino finchè dura il pasto,
un sorriso involontario, la stanchezza di chi non si e’ risparmiato,
due vecchi che si amano.
Considero valore quello che domani non varra’ piu’ niente,
e quello che oggi vale ancora poco.
Considero valore tutte le ferite.
Considero valore risparmiare acqua,
riparare un paio di scarpe,
tacere in tempo,
accorrere a un grido,
chiedere permesso prima di sedersi,
provare gratitudine senza ricordarsi di che.
Considero valore sapere in una stanza dov’e’ il nord,
qual’e’ il nome del vento che sta asciugando il bucato.
Considero valore il viaggio del vagabondo,
la clausura della monaca,
la pazienza del condannato, qualunque colpa sia.
Considero valore l’uso del verbo amare
e l’ipotesi che esista un creatore.
Molti di questi valori non ho conosciuto.

Erri de Luca, Opera sull’acqua e altre poesie, Einaudi (2002)

 
 
 

So, quick, bright things come to confusion

Post n°40 pubblicato il 05 Febbraio 2007 da raold

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Perfino quando la scelta è concorde la guerra, la morte, la malattia assediano l'amore.
Lo rendono momentaneo come un suono.
Furtivo come un'ombra.
Fuqgevole come un sogno.
Breve come un lampo che in una notte nera, sveli, ad un tratto, cielo e terra.
Ma, prima che si possa dire: "Guarda!" le mascelle del buio l'hanno divorato.
Così in un istante, svanisce ogni cosa che brilla.

W. Shakespeare, a midsummer night's dream

 
 
 

Peter the Pianoeater

Post n°38 pubblicato il 29 Gennaio 2007 da raold

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Peter the Pianoeater è uno dei due sguardi che mi accolgono tutte le mattine quando passo dal letto alla colazione.
Lui non è bello mentre mi osserva con i suoi denti 8ottave e lo sguardo glamour, quindi non vedo perchè dovrei esserlo io dopo 8 ore di sonno.
Peter è la faccia impassibile di New Orleans: luogo misterioso e affascinante.
Più che affascinante direi magica, più che magica direi suggestiva, più che suggestiva direi inquietante. Sicuramente inquieta.
E' il luogo dove tutto accade e tutto potrebbe accadere (se non ti guardi le spalle mentre cammini).
Ma nonostante la bellezza unica di questa oasi francese nel delta del Missisippi questo è il luogo in cui si è consumata la mia Caporetto linguistica, dopo 20anni di studi "matti e disperatissimi" direbbe Leopardi.
Il "nulla cosmico" ( sempre per rendere partecipe Leopardi) regnava sovrano nelle mie conversazioni con gli abitanti della Louisiana. Loro erano omoni o donnone di cui non si poteva dire di essere "di colore", pochè erano monocromo: neri. Come la pece. Neri neri neri con i loro denti bianchissimi come le loro cornee, i loro capelli arruffati sempre neri. L'unica nota di colore era il profumo: intenso, intensissimo. Potendo dare una connotazione immaginaria, avrebbe racchiuso in sé tutti i colori dell'iride se avesse potuto.
Per quanto mi riguarda, dopo 7 giorni di soggiorno credo di essere riuscita a comprendere una frase intera solamente con le valige in mano per pagare scendendo le scale della creole house in cui eravamo ospiti. Con la carte di credito in mano tutti capiscono tutto, sempre. Non ci sono dubbi alcuni su questo. Ma questo non vale.
Infine “Bye” Bye" è stata la conversaione più lunga a cui ho tenuto testa con immensa soddisfazione.
Il problema si poenva solo se parlavano gli altri miei interlocutori. Finchè ero io a tenere banco tuto scivolava liscio, il problema si poneva quando l'interlocutore voleva...come dire...interloquire, poraccio.
Niente, non c’è stato niente da fare non capivo la metà di un discorso. Il creolo misto slang dell'America del Sud è una lingua affascinante solo x chi la parla.
Per chi deve stare una settimana, senza trovarsi cucumbers nei panini e le più svariate salsine in ogni piatto è un dramma la cui acidità passa dal cervello allo stomaco ancor prima di aver ingerito qualcosa.
Il trucco, l'ho imparato era quello di parlare sempre io: prevenire le domande e anche le risposte. Prevenire, era questa la soluzione.
Il labiale mi dicevo, segui il labiale. Neppure il labiale era utile nei casi peggiori.
Guardavo attonita il mio fidanzato e gli dicevo. "Non capisco!!". Lui mi rispondeva. "L’importante è che arrivi qualcosa da mangiare".
L’istinto primitivo dell’uomo-maschio la cui prima preoccupazione è di procacciare il cibo per la compagna era Verbo in quei giorni in cui vagavo per Bourbon Street con il terrore che qualcuno mi rivolgesse parola. Loro non parlavano. Non era nulla per me quello che dicavano. Li guardavo parlare e il mio sguardo si perdeva nei loro occhi suggestivi.
Sette giorni possono bastare.
Ha vinto Peter. Per ora.
Peter è il simbolo supremo dell'icomprensione e il mio ricordo indelebile che Babele è sempre dietro l’angolo.

 
 
 

Nevica!!!

Post n°37 pubblicato il 25 Gennaio 2007 da raold

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Pacsimile

Post n°36 pubblicato il 24 Gennaio 2007 da raold
 

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Non voglio addentrarmi in questioni politiche, religiose o private. Ma solo capire. Sono molto liberale nei confronti di chiunque non faccia parte della mia vita. Ognuno può scegliere di vivere come crede, purchè si faccia i fatti propri senza lamentarsi continuamente.
Ma in questi giorni seguendo le innumerevoli polemiche sui diritti e doveri tra conviventi e coppie di fatto, mi chiedevo ...
a) dove arriveremo
b) cosa insegneremo
c) cosa lasceremo in eredità

Vedo un futuro sempre più condizionato da una moltitudine di diritti da elargire a chi non vuole avere doveri, a chi non vuole mai scegliere o prendere una posizione decisa.

Quando andavo a scuola e il primo anno di liceo mi hanno rimandata a settembre con un esame di tedesco, la prospettiva più rosea come "meta futura" era il collegio. Quell'estate non ho fatto le vacanze. Da lì mi si è aperto un mondo. Ho imparato da sola che prima c'è il dovere e poi c'è il piacere. Questo nella scuola, nello studio, nel lavoro, ma anche e sopratutto nei rapporti con le persone. La fortuna vuole che il dovere diventi un piacere se l'amore è condiviso da due menti libere e innamorate.
Qualsiasi tipo di scelta, credo, comporti dei doveri prima e magari, dopo dei diritti.
Aldilà di questo credo che quello che è importante nella vita è scegliere. Prendere una strada, affrontare un cammino e prendersi il fardello di quello che si è scelto.
Oggi mi pare di capire che nessuno vuole più avere delle regole di vita, ma di ritorno però si pretendendo dei diritti per non aver fatto niente. Condivido la necessità delle coppie omosessuali di avere dei diritti. L'amore è sempre amore.
Quello che non comprendo invece e vorrei capire è il motivo per cui una coppia eterosessuale debba pretendere dei diritti dallo Stato senza garantire nulla nè a se stessi nè al partner. Scegliere di non fare nulla, trovo che sia in questo caso una non-scelta. E chi non sceglie mai mi fa paura.
Se uno non è credente sono solo due firme di 5 minuti in comune , oppure se uno non se la sente di promettere qualcosa davanti a Dio.
Detto questo la mia esigenza è solo quella di comprendere. Non credo nell'amore eterno, non credo che il matrimonio sia necessariamente persempre, ma credo che amare una persona sia credere in lei e provarci concretamente dimostrandolo senza timore.

 
 
 

Post n°35 pubblicato il 22 Gennaio 2007 da raold
 
immagineIsola di mille soli
Isola di sciabordati silenzi
Sulle suole di sabbia intrise
solchi di sale seccato sul viso
stanche le tue stive stipate di sogni
uccisi e disattesi.
Isolani isolati dalla vita
stavano ad osservare di noi
stupidi assisi e arresi
a trovare un senso ai sorrisi uccisi.
Disissimile ti sono
ma da sempre ti assomiglio,
si assottigliano i silenzi
ma delle tue solitudini
è mio soltanto il tuo segreto.

Raffaella
genn_07

 
 
 

l'Happy Hour

Post n°34 pubblicato il 19 Gennaio 2007 da raold
 

 Anche se il neologismo è anglosassone, l'ora felice è un marchio ambrosiano, forgiato dalle immaginesapienti e abili mani di barman metropolitani e quindi insegnato e divulgto al resto del mondo. Ancora una volta è un'ivenzione sorta dall'intuizione e dalla genialità dell'homo milanesis, che poi generosamente ha diffuso all'umanità.
Tant'è, e a conferma della sua nascita, che oltre la circonvallazione esterna, l'happy hour è stato tradotto in " aperitivo alla milanese", sotolineando nell'origine il distintivo della qualità. Si differenzia, eccellendo, dall'aperitivo alla genovese, solitamente costituito di aromi alla bruschetta, profumi alle olive ed essenze di carciofini e cipolline. A sua volta si distingue dall'apertivo alla romana, nel quale ciascuno pensa per sé. Fiaschetta "de li Castelli" sotto il braccio, piattino con coda alla vacciara e abbacchio. Il bar offre l'insegna, ovviamente.

La regola aurea dell'Happy Hour milanese è rigorosa: interi banconi di bar e caffè vengono riempiti di ogni ben di dio: riso alla greca, pasta fresca ai pomodorini, verdurine ripiene, bruschette, patatine, noccioline, olive e pistacchi.

I preferiti dai milanesi purosangue restano però i trani: le antiche osterie ambrosiane, sorte nel cuore della "capitale", e gestite dalla stessa famiglia di generazione in generazione. Caratterizzati da un'atmosfera cortese, gentile, ospitale, l'happy hour nei trani è a sua volta una variatio rispetto al classico dei locali trendy. Fiero della tradizione che difende dal dopoguerra ad oggi, un trani che si rispetti riempie il bancone solo di piatti ambrosiani d.o.c. Pertanto, nelle osterie l'aperitivo va servito accompagnato da scigolitt in l'asee ( cipolline all'aceto), busècca ( trippa), cazzoeùla, ris in cagnon e mondeghili e fritada rognosa.
Da gustare acompagnati da un'intera confezione di Alka Selzer.

Tratto da "come difendersi dai milanesi" di Elena Pigozzi

 
 
 

True Love

Post n°33 pubblicato il 18 Gennaio 2007 da raold
 

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L'unico amore vero
che resiste negli anni
che non lima il pensiero
è quello che si appaga
di una speranza vaga,
di un'ora di piacere
concessa senza inganni
quello che non promette
ma saldo si mantiene
che non risparmia pene
ma non cova vendette
quello che sa negarsi e non ha norma
sordo al rimpianto ed alla gelosia -
che ogni incontro trasforma
in un'altra Poesia.

Silvio Raffo

 
 
 

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THE FROZEN RIVER



Vedersi o non vedersi non altera l'amore
Se si è raggi di un unico splendore

Mai la quercia vedrà la sua radice
Ma è quella linfa a renderla felice

Silvio Raffo
 

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Auguri, anche io ho avuto una piccola da poco. Un bacio.
Inviato da: poverotroviero
il 01/06/2008 alle 10:17
 
anche se in ritardo ti faccio tantissimi auguri
Inviato da: randagio69
il 16/02/2008 alle 17:46
 
ciao.. sono passata e ti lascio un salutino.. buon...
Inviato da: KriBy87
il 28/11/2007 alle 17:11
 
Buongustaia ;-)
Inviato da: manu_80.m
il 16/07/2007 alle 19:05
 
buongirono!! si si , fin da piccola ascoltavo i Beatles!...
Inviato da: raold
il 16/07/2007 alle 09:43
 
 
 
 

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