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ansia


Ansia: forse sono riuscita a dare un nome al malessere che mi coglie nelle situazioni che coinvolgono in maniera esagerata la mia emotività. Un nome al malessere che non mi permette (solo in certe situazioni) di vederci chiaro, di riordinare i pensieri per poter agire o parlare in modo coerente rispetto al mio pensiero.Ecco perchè scrivo: perchè quando scrivo non entra in gioco l'emotività, e riesco ad esprimere tutto come vorrei.Non si tratta di essere "leoni da tastiera": se non c'è la volontà di trasgredire e di offendere, ma solo di "tirare fuori" cercando di non danneggiare nessuno, non ci vedo nulla di criticabile.Quante teorie... "chi non ti guarda negli occhi non è sincero". Non so cosa succeda agli altri, ma quando succede a me la causa è solo la paura.Dicono che le difficoltà temprino, fortifichino. E questo è vero per alcuni soggetti, o forse entro una certa misura. Altrimenti, secondo me, logorano, spengono, indeboliscono.A volte le difficoltà di un soggetto sono palesi e (giustamente!) suscitano la comprensione altrui. Altre volte le cause di un disagio sono nascoste ed inafferrabili, e dall'esterno se ne percepiscono solo le conseguenze.Tante sono le "vie di fuga", sacrosante per ognuno di noi ed in particolare per chi avverte un disagio interiore; ma sono comunque un palliativo.A volte il fiume straripa, anche se non vorremmo. Il corpo esprime un disagio: niente di patologico, magari. Però, come si dice, somatizza.Raffaele Morelli dice (con parole mie però) che se il nostro corpo ci manda un segnale, significa che c'è qualcosa da rivedere nella nostra vita, qualcosa che non combacia con la "strada" che dovremmo realmente percorrere.Allora quando il respiro si fa corto e affannoso, le mani tremano e il cuore batte all'impazzata, anche se potrebbe sembrare il contrario, forse è un buon segno, perchè almeno è un segno chiaro.E poi oggi c'è il sole, e la primavera è rinascita.