dedicato a MEDEA
Tutto è verità esattamente come può essere menzogna, siamo noi ad avere l'onere di dargli la valenza giusta, nessuno lo farà per noi, può farlo per lui ma non per gli altri perchè ciò che è giusto per un'anima può essere un errore per l'altra.
Il sole dentro me sei la risposta tu sì perchè perchè ora sono pronto, sono pronto sulla mia pelle da ovest ad est a sud del mondo. Sei come il sole dietro l’eclissi in un pianeta isolato e vivo solo se esisti, capisci lo scenario era grigio scuro, ti giuro prima di te ero macellaio del mio futuro
Il vero nettare della vita è dentro di te. Tutto ciò che ti serve è un viaggio silenzioso verso il tuo essere. E quando trovi il tuo proprio centro, hai trovato il centro dell’esistenza (Osho)
C’era una volta un giovane in mezzo a una piazza gremita di persone: diceva di avere il cuore più bello del mondo, o quantomeno della vallata. Tutti quanti gliel’ammiravano: era davvero perfetto, senza alcun minimo difetto. Erano tutti concordi nell’ammettere che quello era proprio il cuore più bello che avessero mai visto in vita loro, e più lo dicevano, più il giovane s’insuperbiva e si vantava di quel suo cuore meraviglioso. All’improvviso spuntò fuori dal nulla un vecchio, che emergendo dalla folla disse: "Beh, a dire il vero.. il tuo cuore è molto meno bello del mio." Quando lo mostrò, aveva puntàti addosso gli occhi di tutti: della folla, e del ragazzo. Certo, quel cuore batteva forte, ma era ricoperto di cicatrici. C’erano zone dalle quali erano stati asportàti dei pezzi e rimpiazzàti con altri, ma non combaciavano bene – così il cuore risultava tutto bitorzoluto. … Per giunta, era pieno di grossi buchi dove mancavano interi pezzi. Così tutti quanti osservavano il vecchio, colmi di perplessità, domandandosi come potesse affermare che il suo cuore fosse bello. Il giovane guardò com’era ridotto quel vecchio e scoppiò a ridere: "Starai scherzando!", disse. "Confronta il tuo cuore col mio: il mio è perfetto, mentre il tuo è un rattoppo di ferite e lacrime." "Vero", ammise il vecchio. "Il tuo ha un aspetto assolutamente perfetto, ma non farei mai a cambio col mio. Vedi, ciascuna ferita rappresenta una persona alla quale ho donato il mio amore: ho staccato un pezzo del mio cuore e gliel’ho dato, e spesso ne ho ricevuto in cambio un pezzo del loro cuore, a colmare il vuoto lasciato nel mio cuore. Ma, certo, ciò che dai non è mai esattamente uguale a ciò che ricevi – e così ho qualche bitorzolo, a cui sono affezionato, però: ciascuno mi ricorda l’amore che ho condiviso. Altre volte invece ho dato via pezzi del mio cuore a persone che non mi hanno corrisposto: questo ti spiega le voragini. Amare è rischioso, certo, ma per quanto dolorose siano queste voragini che rimangono aperte nel mio cuore, mi ricordano sempre l’amore che provo anche per queste persone.. e chissà? Forse un giorno ritorneranno, e magari colmeranno lo spazio che ho riservato per loro. Comprendi, adesso, che cosa sia la VERA bellezza?" Il giovane era rimasto senza parole, e lacrime copiose gli rigavano il volto. Prese un pezzo del proprio cuore, andò incontro al vecchio, e gliel’offrì con le mani che tremavano. Il vecchio lo accettò, lo mise nel suo cuore, poi prese un pezzo del suo vecchio cuore rattoppato e con esso colmò la ferita rimasta aperta nel cuore del giovane. Ci entrava, ma non combaciava perfettamente, faceva un piccolo bitorzolo. Il giovane guardò il suo cuore, che non era più "il cuore più bello del mondo", eppure lo trovava più meraviglioso che mai: perché l’amore del vecchio ora scorreva dentro di lui.
Le storie finiscono si sa, e il fatto che finiscano provoca un dolore acuto, ma il modo in cui finiscono, spesso, getta sale nelle ferite e fa sì che tutto si metta a ruotare vorticosamente in una fuga di punti di riferimento. Allora perdonare non significa ignorare ciò che è stato fatto contro di noi. Significa piuttosto che quella cattiveria cessa di essere un ostacolo ai rapporti.
Il dolore… come la schiuma nei secchi lasciati al sole. Le grinze nelle mani. Il timore di non tornare giovani. I richiami di mio padre e la paura di non restare bambini. Le lenzuola più bianche del sapone. Il desiderio di tuffarsi a sognare. LA CERTEZZA DI NON ESSERE PIU’ QUI UN’ALTRA ESTATE quando un bimbetto dalla pelle liscia vorrà portarmi al mare.
Le persone sono lontane quando ci stanno accanto, figurarsi quando sono lontane davvero. Ma ciò che inquieta di più e che rode come un tarlo testardo infilato in una vecchia tavola e impossibile da far tacere se non con un veleno che avvelenerebbe anche noi, è la lettera che non abbiamo mai scritto. “Quella” lettera. Quella che tutti noi abbiamo sempre pensato di scrivere, in certe notti insonni, e che abbiamo sempre rimandato al giorno dopo. Ho preso il tuo biglietto, sono entrata nel mare e l’ho depositato sulla superficie dell’acqua. L’onda l’ha avvolto, ed è scomparso dalla vista. Oddìo, ho pensato per un momento con quel batticuoredi quando si assiste ad una partenza (le partenze causano sempre un po’ d’ansia, e tu sai che in me è sempre eccessiva), finirà contro le rocce. E invece no. Ha preso la direzione giusta, galleggiando gagliardamente sulla corrente che rinfresca il piccolo golfo. Ed è scomparso in un attimo. Ho cercato di sventolare l’asciugamano per dirti ciao,ma tu eri già troppo lontano. Magari non te ne sei neppure accorto.
A volte ci penso e avrei voglia di parlarne, ma poi in un istante la voglia mi passa, e così non te ne ho mai parlato. Però, ora, anche se di sfuggita, ti vorrei dire non tanto quello che esse sono, cosa abbastanza difficile, ma piuttosto quello che non sono.
ANTONIO TABUCCHI
Il sangue è così personale da non essere trasmissibile. Perché non è fatto solo di globuli bianchi e rossi, ma è composto soprattutto di ricordi. E avevo l’illusione che questo vasto orizzonte fosse la libertà che il filo spinato mi ha vietato, o ha vietato ai miei padri. Forse la vera pazzia, è l’ovvietà
Come fu bello, e come fu grande la nostra passione. Così grande che le cellule del mio corpo ne sono ancora imbevute, come una spugna che conserva l’acqua marina che la nutrì. Perché dopo, mia cara, è stata solo acqua dolce, spesso dolciastra, e che senso ha, mi chiedo, vivere ancora senza che nessun sale ravvivi il mio palato?
Hai spalancato porte e finestre e, come dici nella lettera, la casa non ti è sembrata abitata da fantasmi, il sentimento della mia assenza non ti è parso più angosciante, ti sei fatta un tè, ti sei infilato un pullover, e hai capito che tutto non era così spaventoso come ti era sembrato, e che nonostante tutto la vita continua. Sarà così la vita, chiedesti, comincia in un punto come se fosse un petalo, e poi si disperde in tutte le direzioni? E poi la vita ci richiamava alla realtà, la vita quotidiana a volte concede alcune fessure, ma si richiudono subito
Come vanno le cose, e cosa le guida: un niente. E’ stato come se sotto i piedi mi si fosse aperta una voragine fatta di tempo e io vi sono sprofondata dentro e ti ho raggiunta, perché non ci si può opporre alla fotografia di un giornale spiegazzato macchiato d’insalata, ho dato una spolveratina al velo di terriccio che ricopriva i tuoi occhi e lì, dove tu sei, sono tornato anche io. E allora, pensi, forse è solo un’illusione, una miserabile illusione, che tuttavia per un attimo, finché hai suonato quella musica, è stata vera davvero. E solo per quella hai vissuto la tua vita e ti pare che questo dia senso all’insensatezza, non credi?
tante parole di amore richiamano molti demoni inferno e paradiso camminano sempre insieme non puo' esistere il buio senza la luce l'equilibrio e' l'essenza dellla vita.Buio.
La trapunta morbida ci avvolgeva completamente. Non so perché ma il contatto di quel tessuto delicato sulla pelle mi regalava una sensazione quasi contraddittoria di freschezza e calore. Mi piaceva tanto quella sensazione, e mi piaceva sentire il profumo di lui. Ci siamo sdraiati io sul fianco sinistro, il mio petto a contatto col suo fianco destro, le mie labbra che gli sfioravano il petto. Avevo il viso appoggiato al suo collo e m'inebriavo di lui. Entrambi compivamo dei leggeri movimenti, ognuno volto a trovare un contatto nuovo, diverso, più intenso ed intimo. Le mie mani lo stringevano, accarezzandolo, mentre le sue mani premevano sul dorso delle mie, assecondandone i movimenti. Sentivo il nostro desiderio crescere all'unisono, il calore dei nostri corpi aumentare lentamente, la carezze farsi sempre più audaci. Precedendomi di un solo attimo, fu lui a modificare la forma che avevamo assunto, voltando il suo viso verso il mio.
Buio.
Non potevo vederlo, ma immaginavo il suo sguardo su di me, i suoi occhi nei miei. Avvicinò le sue labbra alle mie e le sfiorò delicatamente. Le schiudemmo insieme ed il nostro bacio si fece appassionato e languido. Le nostre lingue si avvinghiarono alla ricerca di quell'intimità irraggiungibile quanto agognata, il cui inseguimento inebria corpo, mente ed anima. Sentivo il suo corpo premere contro il mio, le sue mani percorrermi la schiena, le sue gambe accarezzare le mie. Il sapore del suo bacio mi riempiva, saturando il mio corpo dell'intenso piacere dell'abbandono. L'abbandono incondizionato, il concedere ed il concedersi, la convinzione che nulla avrebbe potuto turbare quel momento di estrema condivisione.
Buio.
Le mie mani si insinuarono fra i nostri corpi, cercando la prova del suo desiderio. Lo guidai dentro di me con studiata lentezza e sentii il suo calore avvolgermi gradualmente ma completamente. Lo circondai con braccia e gambe stringendolo forte a me, invitandolo a penetrarmi fino in fondo al mio essere, fino a fonderci in una sola cosa. Entrai in un sublime stato di trance, nel quale i miei pensieri vagavano rapidi e incontrollati senza soluzione di continuità. Respiravamo entrambi affannosamente ed il crescere dei suoi gemiti accompagnava i miei movimenti. Lui mi assecondava. Mi resi conto che la sua stretta aumentava costantemente di vigore mentre il mio cuore aumentava i battiti. Smisi di respirare, per un attimo ed un'eternità,e mi accorsi che anche lui aveva fermato il suo respiro . Avevo gli occhi chiusi, le palpebre strette come a proteggerli da una luce intensa che non era nella stanza, ma proveniva da dentro il mio corpo, dalla mia mente, forse. Ripresi a respirare dopo un tempo che mi sembrò lunghissimo, mentre lui si accasciava su di me. Le sue mani accarezzavano dolcemente la mia schiena ed il suo respiro tornava lentamente normale. Riaprii gli occhi mentre la luce abbacinante che mi aveva travolto poco prima si attenuava sempre più rapidamente, lasciandomi addosso una insostenibile leggerezza.
Buio.
«La passione in tutto. Desidero le più lievi cose perdutamente, come le più grandi. Non ho mai tregua.» Gabriele D’Annunzio
Il tuo ricordo mi uccide ma preferisco morire che dimenticarti…(e comunque ogni tanto tu ed io chiacchieriamo e ridiamo: c’è qualcosa di più bello ? un giorno faremo ancora l’amore….e ancora….e ancora)
Ho bisogno di fuoco Per sciogliere il mare ghiacciato dentro di me Ho bisogno di amore
e quel tempo era così rapido e impaziente, ora è lunghissimo da passare in certe ore del pomeriggio, soprattutto sul fare dell’inverno, quando se ne va l’equinozio e la sera cala a tradimento… E ti direi anche che ti aspetto, anche se non si aspetta chi non può tornare
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Orde di onda L'umidità cade a terra
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