RASNA

COMINCIO CON UNA COSA SEMPLICE: ROSELLE


 
Città commerciale che sorge nell’estremità est della collina di “Moscona”, vide il suo maggiore splendore a partire dal VII secolo A.C., già in età orientaleggiante. Poteva infatti godere dell’accesso al mare grazie alla presenza del bacino del lago Prile, di cui oggi rimangono poche paludi e della foce del fiume Ombrone, a quei tempi navigabile che permetteva l’accesso alle zone più interne della moderna Toscana tra cui Chiusi ed Arezzo. La potenza economica etrusca dell’antica Roselle è documentata dal fatto che la città offrì l’apporto del suo esercito ai Latini contro Tarquinio Prisco. Non a caso molto più tardi divenne appetibile e conquistata dai Romani che però inconsapevolmente ne velocizzarono pure il declino, costruendo dighe per l’allevamento del pesce che contribuirono alla progressiva eutrofizzazione delle acque del lago Prile con conseguente impaludamento di ampie zone e l’insorgenza della piaga malarica che ha continuato ad imperversare fino ad un centinaio di anni fa. Ciò comportò l’abbandono progressivo della città.
Salgo su per la collina in una bella giornata di primavera, come faccio almeno una volta all’anno, con la mano della persona che amo stretta nella mia. Assaporo gli odori del bosco e godo dell’ombra delle secolari querce. La nostra marcia nel trionfo della natura, è scandita dalle note semplici di qualche merlo. Stiamo percorrendo la stessa strada, solo qualche metro più in alto, di quella originale, quella percorsa 2500 anni fa da un andirivieni di carri, animali, bambini urlanti e ci riposiamo, davanti a quella grande fonte di travertino, fingendo di essere stanchi e di abbeverare i nostri cavalli. Gesti antichi di antichi abitanti che nel percorso si sono impadroniti della nostra fantasia. Cerco di seguire i solchi dei carri nel vecchio acciottolato rossiccio, quel che rimane del tracciato etrusco prima che inizi il successivo restauro di età romana, che in prossimità della città ha dotato la via di accesso di pietre più grandi e più comode da percorrere. Proseguiamo così ed incontriamo le vecchie botteghe; ci sono i resti degli orci, forse vendevano olio, forse là c’era un artigiano, un vasaio oppure un fabbro. Magari c’era un posto dove comperare del cibo cotto. Qui possiamo ammirare la Roselle colonia romana, città organizzata con il suo “foro” ed i suoi edifici eleganti; nella villa che trovate sulla vostra sinistra, proseguendo in direzione della terrazza panoramica che sorge alla fine della grande piazza forense, sono state portate alla luce tracce di mosaici e numerose statue di marmo che adesso sono conservate nel museo archeologico della città di Grosseto. Sulla vostra destra invece vi sono i resti di una villa etrusca con evidenti tracce di un antichissimo incendio. Salendo sulla collinetta a destra della piazza, troviamo l’anfiteatro e ci divertiamo ad intonare canti e poesiole, attratti dalla perfetta eco che se ne ricava, non ha caso, nel periodo estivo vi si svolgono suggestive rappresentazioni teatrali di autori classici.Immancabili le terme. Purtroppo la parte sinistra della città è stata inquinata dalla successiva presenza longobarda, quando ormai il tutto era già in rovina, abbandonato a causa delle perniciose febbri malariche. Di completamente etrusco, rimane poco, le mura ciclopiche, vera e propria miniatura di una Machu Picchu alla maremmana, alcuni pozzi e le tombe nella parte esterna della collina. E’ consigliabile farvi una bella passeggiata con la persona che amate di più e magari baciarla godendovi lo spettacolo della piana ed il mare all’orizzonte, respirando antichi odori della campagna intorno a voi.