RASNA

PARLIAMO DI EROS ETRUSCO


 Teopompo, chi è costui? Direbbe Don Abbondio. Permettetemi la malizia, ma già il nome è tutto un programma! Tuttavia il nome di questo personaggio, nostro malgrado è legato alla maggiorparte delle dicerie lussuriose sugli Etruschi le quali, per la fortuna di molti moderni archeologi, hanno contribuito ad incrementare quell’alone di mistero che avvolge questa civiltà. Teopompo sarebbe rimasto uno spettegolatore da osteria se non fosse stato preso alquanto sul serio da un certo Ateneo, che raccolte le sue esternazioni, ne fece una serie di saggi la cui lettura pare che andasse molto di moda durante i lauti banchetti greci: una sorta del più “recente” Decamerone del Boccaccio.Inutile dire che Teopompo ed Ateneo erano Greci e che tra questi e gli Etruschi correvano rapporti di cortese antipatia. Peccato che poco o niente sappiamo del pensiero che i secondi avevano rispetto ai primi (anche se alcune fonti danno esaustive interpretazioni  a proposito degli affreschi nella Tomba dei Tori di Tarquinia su come i nostri Rasenna facessero una cattivissima satira sulle vicende di Achille, a quanto pare considerato da essi poco eroe ma in compenso molto incline ad altre pratiche….tali da far arrabbiare pure l’irruento toro, forse rappresentante del defunto un poco bacchettone ma sicuramente amante delle grazie femminili), altrimenti credo che ne sentiremmo delle belle!. Questo irriverente, malizioso ed anche un po’ invidioso Teopompo, ci ha presentato gli Etruschi come un popolo le cui donne erano dedite al libertinaggio più spinto, con schiere di figli illegittimi che venivano abbandonati per le strade come i bambini delle favelas brasiliane, con uomini che durante i banchetti si ritiravano dietro a tendoni per esplicare le loro attività sodomizzatrici di giovani aitanti e ben disposti. Tornando con i piedi per terra, è naturale che non ci fossero all’epoca i tabu sul sesso di stampo cattolico moralizzatore, ma lo spettacolo che ci viene presentato è sicuramente esagerato. Vediamo di sfatare alcuni pettegolezzi (tra l’altro subito fatti propri dai Romani chissà perché?). Le donne etrusche: potevano accedere alle cariche pubbliche, potevano ricevere beni in eredità, generalmente si sceglievano il marito, quelle ricche curavano ossessivamente il proprio aspetto fisico depilando il corpo, adornandosi con sontuosi gioielli e amando un trucco anche troppo pesante, per ultimo potevano partecipare ai banchetti insieme agli uomini, dove non disdegnavano i piaceri del cibo e soprattutto del vino. Non erano propriamente l’angelo del focolare come nella visione femminile greca (la donna in Grecia infatti non poteva ad esempio partecipare ai banchetti, riservati solo agli uomini e alle prostitute), da qui il paragone etrusca=prostituta. Se così fosse stato, non ci sarebbe stato bisogno dei bordelli, che pullulavano nell’antica Etruria come in ogni parte del mondo allora conosciuto. In Etruria, un bordello di gran classe era presso il tempio di Pyrgi, dove attraverso la prostituzione “sacra” , le sacerdotesse avevano accumulato grandi tesori. La sodomia: tipica usanza, utilizzata moltissimo in Grecia, forse accolta da qualcuno anche in Etruria ma nessunissima prova che fosse praticata da tutti, al chiuso , all’aperto e per le strade in pubblico. La famiglia e l’amore coniugale: da quello che è arrivato fino ad oggi, l’idea che ci possiamo  fare è quella di un popolo tendenzialmente monogamo, con la moglie posta allo stesso piano del marito, nei sarcofagi la troviamo al suo fianco, distesa sul triclino spesso in atteggiamenti di tenero affetto come nei bellissimi sarcofagi degli sposi, conservati nel museo di Boston, a cui dedicherò un post a parte.  
(Tomba dei Tori, necropoli di Monterozzi, Tarquinia)ringrazio il Sig. Giuseppe Moscatelli per l'articolo su "canino.info" da cui ho tratto lo spunto.