RASNA

DIVAGAZIONI UMORALI


UMORE NERO...SONO COME I GATTI QUANDO TIRA VENTOSono stata abituata a rimboccarmi le maniche e a raggiungere qualunque obiettivo solo ed esclusivamente con i miei mezzi, magari mettendoci più tempo, magari sbagliando pure, non ho mai chiesto aiuto a nessuno (caso mai qualche consiglio ma poi ho sempre fatto di testa mia) ed ho sempre avuto l’appoggio ed il sostegno dei miei genitori pensando che un risultato sudato fosse senza ombra di dubbio migliore di uno ottenuto con qualche escamotage o con tutti i mezzi che fanno parte del “tirare a campare”. Per far ciò ho dovuto indurire la mia tempra, ho dovuto spesso tenere a bada l’impazienza, ho fatto uso smodato della mia già innata testardaggine e perseveranza. Questo ha comportato tanti sacrifici, ma ogni obiettivo che mi ero prefissata è stato raggiunto in tempi meno brevi del previsto ma tuttosommato in modo soddisfacente….le scuole dell’obbligo, il diploma, la laurea, la ricerca e l’ottenimento del tanto sospirato lavoro. Mio padre, operaio ed orgogliosissimo di me (ha fatto sicuramente più sacrifici lui per me di quanti ne abbia fatti io) mi ha insegnato che difficilmente il lavoro è gratificazione, il lavoro è lavoro e basta ma è il mezzo per mantenere la dignità dell’aspetto più grande dell’esistenza che è la “propria famiglia” e la propria "essenza di uomo/donna". Quindi, detto questo, immaginatevi quanto sia stata orgogliosa del mio curriculum e del mio pezzo di carta appeso al muro. Nel mio lavoro, ero stata già avvisata, come detto in precedenza, non mi aspettavo gratificazioni, ho sempre fatto un po’ di più del mio dovere non chiedendo niente in cambio, la gratificazione in sostanza era fare bene il mio lavoro perché niente dal punto di vista economico è arrivato in più, mentre il lavoro aumenta a dismisura, per cui, per portarlo aventi, adesso non ho neanche più la consolazione di farlo bene; è impossibile infatti che ciò accada almeno che non decida di lavorare 18 ore al giorno sabato e domenica compresi (e viste le circostanze, sinceramente non ho più voglia neanche di starci mezz’ora in più dell’orario canonico). Passi quindi la mancanza di gratificazione, passino tutti i rospi da ingollare quotidianamente ma c’è una cosa che esigo e che mi fa andare in bestia quando palesemente non c’è: IL RISPETTO.Il motivo principale per cui mio padre è stato felice di sapere che volevo continuare a studiare è che secondo lui, una cultura, un diploma o una laurea non garantiscono di sicuro di avere dei soldi ma permettono senza dubbio di poter avere RISPETTO, valore che probabilmente lui nei suoi 50 anni di lavoro ha visto poche volte. Io non ho il cuore di dire a lui adesso ciò che ho scoperto e cioè che il rispetto, quella cosa a cui lui ha sempre tanto cercato, in realtà non esiste perché c’è sempre sulla strada di ognuno l’approfittatore di turno e più sei onesto e lavoratore, più sei il coglione a cui sputare in faccia. Morale della favola…faccio parte anch’io della schiera dei fessi, orgogliosa di esserci arrivata con i prorpi mezzi…vi pare poco?