RASNA

FELSINA (2)


Fase orientalizzanteDalla fine dell' VIII secolo a. C. la civiltà villanoviana subisce l'influenza della cultura orientalizzante, nata nell'Etruria tirrenica (corrispondente attualmente alla Toscana e a parte del Lazio) dal contatto con il commercio greco che diffonde in tutto il Mediterraneo anche oggetti di produzione orientale. La produzione ceramica, metallurgica e scultorea testimoniata dai corredi denota un cambiamento sociale, rappresentato dalla formazione di una classe aristocratica forte e attiva. La fase orientalizzante non è ampiamente documentata nel museo poiché le aree occupate dalle necropoli di questa fase, che non sono state oggetto nel secolo scorso di scavi archeologici, attualmente sono difficilmente esplorabili.Fase tipo Certosa, sepolcreti ed abitatoNella nuova fase culturale, che si è convenuto chiamare di tipo Certosa, dal nome del sepolcreto bolognese più importante, o felsinea, dal nome di Felsina con cui i Latini indicavano Bologna, la città assume un ruolo di rilevante importanza e si manifesta, sul piano archeologico, profondamente mutata. A partire dalla metà del VI secolo a. C., si verifica nella pianura padana una profonda trasformazione dell'assetto politico ed economico che si concretizza nella fondazione dei centri urbani di Marzabotto, Bologna, Spina e Mantova, intorno ai quali si impernia una fitta rete di scambi commerciali fra Etruria tirrenica, Grecia ed Europa transalpina. Questo mutamento di prospettiva economica determina il passaggio dallo sfruttamento agricolo del territorio, ad un sistema distributivo e commerciale; ogni centro urbano ha un proprio ruolo, determinato dalla sua posizione geografica. La ricchissima documentazione archeologica relativa alla Bologna di fase tipo Certosa proviene dall' abitato e dai sepolcreti. La documentazione offerta dai sepolcreti bolognesi della fase di tipo Certosa è la più completa di tutte le città dell'Etruria padana.   La ricerca archeologica ha portato alla scoperta di oltre 1000 tombe, i cui corredi sono testimonianze fondamentali per la ricostruzione degli aspetti sociali: si avverte la presenza di una società diffusamente ricca, impegnata in commerci a largo raggio, come documentano le molte centinaia di vasi attici e il vasellame di bronzo, e con famiglie di rango elevato che ricoprivano importanti cariche politiche.Le stele di arenaria, che erano poste a segnacolo delle tombe più
importanti, di sicura produzione locale, con le loro decorazioni figurate e le iscrizioni, offrono uno straordinario patrimonio per la conoscenza di Felsina. Abitato della fase tipo Certosa Villa CassariniLe testimonianze dell'abitato di Felsina sono inconsistenti sul piano archeologico poiché il livello archeologico è quello maggiormente disturbato dalle successive occupazioni galliche e romane. L'impianto della città felsinea è sicuramente analogo a quello dell'occupazione precedente: probabilmente l'area era di minore ampiezza. Le ricerche archeologiche hanno evidenziato alcuni muretti a secco e rinvenimenti di tegole, riferibili alle case, certamente simili a quelle della vicina città di Marzabotto; le abitazioni, ora più solide e complesse, generalmente a pianta quadrangolare, erano distribuite nell'attuale centro storico. Particolarmente importante è stata la scoperta del santuario nella zona di Villa Cassarini (Facoltà di Ingegneria, fuori Porta Saragozza), che si configura come il luogo sacro della città, con funzione di acropoli.A Bologna, nella zona dell'ex Villa Cassarini, situata fuori Porta Saragozza, e attualmente occupata dalla Facoltà di Ingegneria, fu individuato un importante santuario etrusco frequentato fra la fine del VI e gli inizi del IV sec. a.C., periodo che corrisponde a quello in cui si sviluppò la città di Felsina. Gli scavi hanno messo in luce resti di edifici con muri a secco di ciottoli e lastre di arenaria, e alcuni cippi in pietra calcarea usati in precedenza come basi di ex-voto in bronzo. La presenza di elementi come coppi e tegole sta ad indicare che gli Etruschi di Felsina utilizzavano questo sistema di copertura per gli edifici.Dal santuario provengono una trentina di bronzetti che rappresentano generalmente figure maschili e femminili in atto di offerta e di devozione. Del tutto eccezionale è la presenza di due figure di divinità, Eracle e Apollo, le uniche di tutta l'area padana. Nonostante la povertà delle strutture rinvenute, il santuario si configura come vera e propria acropoli, in posizione centrale rispetto ai luoghi di sepoltura e in posizione elevata rispetto all'area dell'abitato.