RASNA

LE CRONACHE DI VELIA


SECONDO ATTO
Ad un certo punto la mia gente ha un po’ di respiro. Siamo nell'anno di Roma 457 (*)i Romani, infatti, sono costretti ad allentare la tensione su queste zone ed a  concentrarsi su un territorio che nel frattempo, si era fatto “caldissimo”: il Sannio. Dopotutto le spie, confermano al vecchio generale Quinto Fabio Massimo Ruliano, che il mio popolo non ha nessuna intenzione per il momento, di appoggiare militarmente i Sanniti, che nel frattempo hanno invaso i territori Lucani. I Lucani stessi, contemporaneamente, minacciano di rompere la pace con i Romani, se questi non li aiutano a liberarsi degli invasori. Così, la repubblica romana concentra i suoi eserciti ed i suoi condottieri più famosi, nel Sannio, dove riportano numerose vittorie costringendo il capo supremo dei Sanniti, Gellio Egnazio, ben lungi però dal considerarsi sconfitto, a fuggire e a rifugiarsi in Etruria; per sopravvivere ma anche per convincerci a collaborare militarmente con lui. Il clima che trova Gellio Egnazio, al suo arrivo in Etruria, è estremamente depresso, anzi capita proprio nel periodo in cui, si sta svolgendo una riunione tra tutti i capi delle città etrusche al fine di decidere la sottomissione definitiva a Roma, considerata come male minore. Tuttavia, non è dato sapere quali argomenti di convincimento possa aver utilizzato il condottiero sannita, fatto sta, che la lega etrusca ritorna sui propri passi e in men che non si dica viene messo su un possente esercito che raccoglie Etruschi, Sanniti, Umbri e Galli, nella cosiddetta “quadruplice lega”. In quel momento, Roma ha in Etruria solo una divisione, comandata dal console Appio Claudio, poco pratico in strategie militari. Roma decide di affiancargli così, Lucio Volumnio, più giovane e battagliero, ma i due entrano in conflitto tra loro, perché questa mancanza di fiducia, fa offendere Appio Claudio e la disputa personale, finisce per favorire, almeno in una fase iniziale, il nostro esercito coalizzato, che riporta numerose vittorie. Ma questo sembra avere un improvviso effetto psicologico tra i due generali romani, e la non collaborazione si trasforma in una specie di sfida per non perdere la faccia; sfida, che ironia della sorte, li rende più temerari. Così sfruttando un momento favorevole, in cui l’esercito della quadruplice alleanza è momentanemente indebolito, perché sguarnito di alcune divisioni che sono andate a cercare vettovagliamenti, sferrano un attacco a sorpresa che lascia sul campo più di settemila morti e duemila prigionieri. Per noi Etruschi è un duro colpo militare; ci ritroviamo a non avere quasi più soldati di mestiere e adesso, anche per difenderci, siamo costretti a ricorrere in massa alla leva di guerra di tutti i cittadini abili che però in quanto tali, sono male armati, privi di addestramento e della necessaria volontà di combattere, volontà che comincia a mancare anche nei soldati veri e propri, in un clima di generale sfiducia e spossatezza. (*297 a.C)