RASNA

Post N° 156


Per le feste di solito si vanno a trovare i parenti; io, che non ne ho poi molti, ho finito presto il giro, per cui sono andata a trovare gli avi che un tempo scorrazzavano per i dintorni.Così, sfidando il freddo, sono ripassata dalla città del Ghiaccio Forte prima e dalle vestigia di Roselle, appena l’altro giorno.Ho potuto scoprire che la cinta muraria del Ghiaccio Forte, fu rinforzata in fretta e furia, utilizzando allo scopo i massi resi disponibili dallo smantellamento di un tempio dedicato ad una divinità della fecondità: conoscendo la religiosità degli Etruschi questo fu un sacrilegio dettato dalla forza della disperazione. Della cinta muraria originaria, sono rimaste solo rovine, ben visibili invece le tre porte, a sud, a ovest e a nord. All’interno, la base della villa padronale e migliaia di pezzi di laterizi, scempio del passaggio del vomere che si è susseguito nel luogo per anni ma anche e soprattutto, come spiegano gli esperti, dalla polverizzazione povocata dal violento incendio e dai crolli conseguenti. E’ passeggiando intorno al perimetro però che il tempo ha mantenuto visibili i segni della vecchia tragedia: anche un occhio poco esperto, può capire che i conquistatori entrarono da nord, le pietre di base della porta sono ancora annerite dal fuoco. Roselle invece, molto più grande, di porte ne aveva ben sette, di cui due scee sul modello delle porte che facevano di Troia, secondo Omero, un avamposto inespugnabile (una porta scea è un'apertura sghemba che presenta il suo lato destro più avanzato e a quota superiore rispetto a quello sinistro; in tal modo, in primo luogo, non si poteva arrivare al suo fornice secondo una direzione perpendicolare, quindi con la massima forza d'urto, ma obliqua e, in più, si sarebbe mostrato il lato del corpo non protetto dallo scudo,che, se si brandisce la spada con la mano destra, si porta con il braccio sinistro proteso in avanti, proprio verso l'avancorpo difensivo; questo permetteva un migliore controllo degli attacchi esterni e, in definitiva, una tattica difensiva più efficace).Un intervento recente, ha restaurato circa un chilometro dei tre e mezzo della cinta muraria originale ed è possibile passeggiare sotto i massi ciclopici, perfettamente incastrati tra loro, che in alcuni punti raggiungono l’altezza di quattro metri.Facendo questo, ci si accorge che, nonostante i recuperi effettuati in epoca imperiale augustea, i distruttori del 294 a. C. riscirono ad entrare da nord-est, perché qui ci sono i maggiori segni di incendio ed è qui che le mura sono più danneggiate. D’altronde a ovest e a sud, la collina scende in un improvviso strapiombo, che funge da difesa naturale.Allora, appoggiando la mano sui massi anneriti, passano in mente, bagliori di fuoco, rumore di armi, grida concitate, testimonianze che, se ascolti bene, riecheggiano ancora tra i boschi silenziosi…non è il rumore del vento tra le rocce e i rami delle querce quello che senti. Circa duemila soldati etruschi morti ci furono quel giorno, altrettanti i prigionieri, le condizioni di resa gravissime, raccontano le cronache di Tito Livio,  dopo che quattro anni prima avevano preso già una sonora batosta, ma non ancora definitiva, dei civili non è dato sapere ma se si considera che gli abitanti dovevano essere tra 4-5000, si fa presto a far due conti. La politica di resistenza di Rusel si trasformò in un inferno, fu l’ultima città etrusca e fu abbattuta.  quel che rimane oggi della Roselle dei Bassi, che la abitarono in epoca augustea:una gita intorno alle mura: