RASNA

Post N° 157


Secondo molti,  la conquista dei territori della Tuscia da parte dei romani è avvenuta quando la società etrusca si era già “suicidata”. Vale a dire che, gran parte della classe dirigente etrusca e dell’alta borghesia mercantile, artigianale e agricola, un po’ per la repentina espansione latina, un po’ per le insurrezioni della plebe le lotte intestine nelle loro città, emigrarono a Roma, dove, inserendosi come precettori, architetti, aruspici, e soprattutto tecnici specializzati, di cui la Repubblica aveva urgente bisogno per dotarsi di infrastrutture ed opere pubbliche , poterono mantenere e, in certi casi incrementare i loro privilegi. C’è da ricordare infatti che fino al III secolo a. C, la società romana era fondamentalmente una società militare che educava i suoi giovani alla guerra tralasciando le arti e la cultura,  perché fino a quel periodo, erano l’espansione armata e la difesa, le priorità da seguire. Gli Etruschi, servirono così, per portare a Roma, quelle conoscenze necessarie, insieme all’influsso artistico greco che fece capolino dal II secolo a.C, a contribuire alla grandezza di Roma che conosciamo oggi.E’ possibile che in certi casi o in certe città, la storia etrusca sia andata veramente così, tempestata da defezioni e tradimenti, ma è giusto generalizzare?
Le possenti mura delle città fortificate, sono sorte o sono state rinforzate a partire dalla seconda  metà del IV secolo; forse i potenti signori del luogo, hanno investito umini e risorse, per far si che la loro plebaglia potesse difendersi meglio mentre loro la abbandonavano al suo destino, presentandosi, come nulla fosse a Roma? Mi pare strano.