RASNA

aruspici, maghi, antiche tradizioni


Riprendo una puntata precedente a modo di promemoria. Dicesi aruspice colui che praticava l'aruspicina, pratica etrusca di arte divinatoria che consisteva nell'esame degli eventi meteorologici, del comportamento degli animali ed in particolare delle
viscere (soprattutto il fegato) per trarne segni e norme di condotta.L'arte aruspicina comprendeva la determinazione del templum o la divisione del cielo secondo lo spazio sacro. Gli scrittori romani ci hanno tramandato che l'aruspice delimitava lo spazio con la direzione Cardo (Nord-Sud) e la direzione perpendicolare Decumano (Est-Ovest): si orientava verso sud e delimitava sulla mano sinistra (Est) la pars Familiaris, sulla destra (Ovest) la pars Hostilis, di fronte (Sud) la pars Antica, sul retro (Nord) la pars Postica. Il cielo veniva così diviso in 16 settori dedicati alle divinità : le divinità del NordEst erano le più favorevoli e comprendevano il sovrano celeste Tinia e la sua consorte Uni ; il settori a NordOvest erano i più infausti ed erano dedicati ai demoni dell'oltretomba. A seconda dell'apparizione nei vari settori del cielo di fulmini, o del volo degli uccelli, o di meteore e altri fatti eccezionali, l'aruspice divinizzava la volontà degli dei che governavano quel settore del cielo. Per corrispondenza anche il fegato degli animali sacrificati veniva diviso in settori dedicati alle varie divinità, che servivano a divinare per mezzo delle particolarità osservate, ci resta un modello di fegato in bronzo con le divisioni e i nomi degli dei.Gli aruspici erano vestiti con una mantello frangiato e un alto cappello conico, e tenevano in mano un bastone con l'estremità a spirale chiamata lituo, dal loro abbigliamento deriva la figura del mago. Alle donne etrusche, invece erano tramandati riti antichi e pozioni magiche preparate con l’uso sapiente di erbe, tutte le signore di buona famiglia dovevano apprendere questi segreti.Lasciando perdere i moderni ciarlatani a pagamento, ma facendo un discorso più ingenuo e casalingo, che è rimasto oggi di questa “arte” ? In Toscana, fino a qualche decennio fa, ma forse anche ora qualche persona anziana nelle campagne si ricorda qualche rito, è esistito un rapporto molto stretto con la magia e soprattutto con le pratiche per togliere (o inviare) il malocchio e sopravvivono ancora alcune superstizioni.Mi ricordo un rito che conosceva mia nonna per curare gli orzaioli (quelle fastidiose e dolorose infiammazioni agli occhi), c’era un periodo, quando ero bambina che ci soffrivo particolarmente e nonostante i colliri a base di antibiotici immancabilmente si ripresentavano. Mia nonna allora si ricordò di un “rito” insegnato a lei da sua madre e che probabilmente si era tramandato da chissà quanto tempo, il rito era quello della “cucitura dell’occhio” che detto così fa rabbrividire ma che in realtà è innocuo, ci vuole solo mano ferma. Consiste nel prendere ago e filo e svolgere davanti all’occhio ammalato dei movimenti come quelli che si fanno quando si cuce … devo dire che al di là dello scetticismo e della paura di essere punta, non ho più avuto orzaioli, neanche mia nonna ci credeva molto però … chissà?Avete conoscenza di altri antichi riti innocui delle tradizioni popolari?