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Il bucchero è una tipica ceramica etrusca, facilmente riconoscibile anche dai meno esperti. Si distingue per il colore nero e brillante delle superfici, che non è dovuto a una vernice, ma al particolare procedimento di realizzazione. L’argilla accuratamente depurata e lavorata la tornio veniva cotta in forni ermeticamente chiusi dove, in assenza d’aria, si verificava un processo di ossidoriduzione degli elementi chimici dell'argilla.
Il nome deriva da un termine portoghese, “bucàro”,  che significa terra odorosa ed era attribuito a vasi peruviani di terracotta colorata, molto ammirati in Italia nel periodo in cui si praticavano i primi scavi nelle necropoli etrusche.Chi furono gli inventori del bucchero? Gli artigiani di Caere, che, intorno alla metà del VII secolo a.C. vi crearono i primi servizi da mensa, per imitare con la sua lucentezza i vasi metallici, molto più costosi e pesanti. Alcuni esemplari hanno conservato tracce dell’applicazione di una sottilissima lamina argentea che ne doveva aumentare lo splendore. I primi esemplari sono i più belli, i maggiormente curati. Hanno forme “sperimentali” che spesso riecheggiano i prototipi metallici. Sono vasi a guscio d’uovo, situle, vasi configurati o calici come quello del Museo di Cerveteri, con decorazione a ventaglietti e il piede smontabile. Le pareti possono essere eccezionalmente sottili. Gli ornamenti, talvolta enfatizzati da colore biancastro o ocra, erano graffiti, cesellati o ricavati con una specie di rotellina, con tecniche simili a quelle della contemporanea lavorazione dei metalli.  Da una tomba ceretana, proviene, ad esempio, la bellissima oinochoe (vaso per il vino) di bucchero con il collo tronco-conico, la bocca trilobata e un cervo e due cavalli alati graffiti sulla pancia, conservata nel Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia. Un’altra oinochoe di bucchero nello stesso Museo, databile tra il 630 e il 620 a.C., proviene dalla necropoli di Narce e si segnala per la fascia graffita con un tradizionale repertorio orientalizzante.
Il bucchero ebbe subito successo, non solo sui mercati etruschi, ma in tutto il Mediterraneo. Ceramica di questo tipo è stata rinvenuta sulle coste gallo-iberiche, a Cartagine, in Sicilia, nella Magna Grecia e in Grecia, nel Basso Egitto e a Cipro.Le fabbriche si moltiplicarono, anche fuori di Caere, con una conseguente standardizzazione della produzione. La decorazione graffita viene man mano sostituita da quella a stampo, più rapida da eseguirsi e prima di allora usata nei grandi vasi da magazzino. Tra il 600 e il 550 a.C., nell’ornamento di vasi che mostrano un leggero ispessimento delle pareti, prodotti anche a Veio, Vulci e Tarquinia, si svolgevano sigilli rotondi, con illustrazioni in negativo, alcune di chiara derivazione orientale, come le teorie di animali fantastici, soprattutto intorno all’imboccatura.Assai presto accanto a questa ceramica ne compare un’altra dalle pareti spesse, chiamata bucchero pesante, che assunse una particolare importanza dalla metà del VI secolo a.C. e fu molto diffusa a Chiusi. Le forme sono elaborate e l’ornamentazione a rilievo ricca e complessa.Nel corso del V secolo a.C., contemporaneamente alla profonda crisi che colpì tutta la civiltà etrusca, la produzione del bucchero cessò per fare spazio alla creazione di vasi a vernice nera, più semplici da realizzare. (E SOPRATTUTTO MENO COSTOSI ...NDR)
FONTE: THUI (ricopiato pari pari per mancanza di tempo ...)