RASNA

COME VESTIVANO GLI ETRUSCHI?


Le nostre conoscenze dell’abbigliamento degli etruschi si basano fondamentalmente sulle testimonianze figurate, che non sempre consentono di distinguere tra i vestiti indossati quotidianamente e quelli che invece sono il frutto di convenzioni artistiche; talora è possibile ricorrere all’ausilio delle fonti scritte sull’abbigliamento dei romani, in parte ispirato a quello etrusco.
I vestiti erano in lana, generalmente colorata e a volte arricchita da inserti in materiale prezioso, ed in lino, lasciato del colore naturale. La documentazione figurata più antica sull’abbigliamento, risalente al VII secolo a.C., mostra per quest’epoca l’impiego da parte degli uomini più giovani e degli atleti del perizoma, ossia di un panno annodato in vario modo intorno ai fianchi, e per gli anziani di una lunga tunica in lana (il chitone), decorata a scacchi e a losanghe ed arricchita di elementi in lamina d’oro cuciti sopra. Il chitone, con l’aggiunta di una cintura in vita, era impiegato anche dalle donne e rappresenta, pur con alcune variazioni, una costante dell’abbigliamento sino alla fine della civiltà etrusca, insieme al mantello. Di quest’ultimo sono attestate varie fogge, in particolare in età arcaica: la cosiddetta tebenna, il mantello etrusco per eccellenza, era un panno di forma semicircolare indossato obliquamente così da lasciare scoperta una spalla oppure indossato come uno scialle; accanto alla tebenna era il mantello rettangolare impiegato dalle donne come una cappa, in modo da velare il capo e ricadere sulla parte anteriore del corpo in due ampi lembi che coprivano le spalle. Intorno alla metà del VI secolo a.C., per influenza di correnti culturali provenienti dalla Grecia orientale, si verifica un sensibile cambiamento nell’abbigliamento: si diffonde il chitone ionico in lino, una veste pieghettata lunga fino ai piedi indossata sia dalle donne sia dagli uomini; questi ultimi spesso portano un chitone lungo solo fino all’altezza dei polpacci, mentre per i giovani e gli atleti il perizoma è sostituito dal chitonisco, ossia da un chitone cortissimo. Dalla fine del secolo, inoltre, la tebenna diventa esclusiva dell’abbigliamento maschile. Dopo l’introduzione del chitone sostanzialmente il vestiario etrusco non subisce importanti modificazioni: dal IV secolo a.C. gli uomini impiegano frequentemente la clamide, un corto mantello agganciato sotto la gola ed indossato talora a torso nudo, mentre dal III secolo a.C il chitone diventa più ampio e, quando è portato dalle donne, è privo di maniche e fermato da una cintura sotto il seno. A differenza dei greci, gli etruschi, in particolare gli uomini, indossavano frequentemente dei copricapi. Nel corso del VII secolo a.C., per influenza orientale, è attestato l’uso di una sorta di corona, forse di piume, per gli uomini e di un copricapo cilindrico (polos) per le donne; dall’età arcaica sono utilizzati il cappello a tesa larga di origine greca (il cosiddetto petaso) ed il berretto a cupola di stoffa ricamata (detto tutulus), mentre dal V secolo a.C. in poi diviene comune l’usanza di andare a capo scoperto. Per quanto riguarda le calzature, la documentazione figurata attesta per la prima fase della civiltà etrusca l’uso di stivaletti e di pantofole, mentre dagli inizi del VI secolo a.C. si diffondono i sandali con suola di legno e stringhe di cuoio, che saranno indossati per diversi secoli. Alla metà del medesimo secolo si diffondono le calzature con punta ricurva verso l’alto, sia a stivaletto (detti calcei repandi) sia a pantofola, che tuttavia alla metà del V secolo a.C. sono indossati soltanto da donne di alto rango o attribuiti alle divinità.LINK:THUI