RASNA

Ricchezza Etrusca


OREFICERIE ORIENTALIZZANTI A VETULONIA E MARSILIANA DI SIMONA RAFANELLILa conferenza, svoltasi ieri sabato 5 settembre presso l’aula del museo di Storia Naturale a Grosseto, ha ripercorso i tratti salienti delle mostre allestite presso il Museo Archeologico di Grosseto (Signori di Maremma) e di Vetulonia (Sovrani etruschi dei due mari da Vetulonia e Verrucchio), che in realtà sono un tutt’uno pur svolgendosi a pochi chilometri di distanza l’una dall’altra, mostre volute e approntate grazie alla passione della Dott.ssa Simona Rafanelli (responsabile del museo di Vetulonia) e della Dott.ssa Mariagrazia Celuzza (responsabile del Museo di Grosseto).Si parte con l’illustrazione dei molti pezzi unici esposti alla mostra di Grosseto di cui riporto solo alcune particolarità.Così si scopre che il corredo della tomba dei Flabelli di Populonia è la prima volta che viene esposto in un luogo relativamente vicino al posto di origine perché sono decenni che viaggia per mostre itineranti in tutto il mondo. Io e la Tiu ci eravamo chieste come facessero a sventolare flabelli di bronzo: la risposta è che il flabello ritrovato nella tomba è una riproduzione ad uso funerario del vero in un materiale destinato a seguire la defunta per l’eternità; il ventaglio originale probabilmente era composto da piume e riproduceva quelli in uso presso la civiltà Sumera.
La civiltà Sumera: l’utilizzo di animali fantastici come i leoni alati, le testine ornamentali femminili con le lunghe trecce arcuate all’estremità e adornate al collo con collari d’oro ad uno o più giri, i pendagli e le figurine a scimmietta in posa da pensatore, l’anello a ciambella che fungeva da ferma trecce e che si ritrova nelle civiltà mesopotamiche, il piccolo scettro reale identico a quello rappresentato nelle sepolture hittite
l’utilizzo della tecnica della filigrana (nata in oriente) applicata insieme a quella della granulazione, del filo d’oro a torto e dello sbalzo (tipicamente vetuloniesi),
 fa pensare che a Vetulonia intorno al VII-VI secolo a.C. fossero giunte delle maestranze Sumere o Hittite. La stessa statuetta femminile d’avorio dalla lunga treccia, nell’atto di raccogliere il latte dalla mammella, detta “della Dea”, che in origine era ricoperta da una sottile lamina d’oro, è molto simile alle rappresentazioni della dea orientale Ishtar, un’elaborazione dell’antica dea Madre, fonte di vita e di fecondità.
L’elettro: lega di oro ed argento che piaceva tanto ai nobili di Marsiliana.
la fibula Corsini (esposta al pubblico per l’occasione) ritrovata a Marsiliana,
si ritiene proveniente dagli artigiani ceretani e non da Vetulonia. Come da Cerveteri proveniva probabilmente il principe Rachu Kakanas, il Duce di Vetulonia, di cui oltre al ricco corredo funerario, ci è giunta la copertura d’argento dell’urna, sulla quale in un angolino è stato inciso il suo nome.
 Il nome Kakanas infatti lo si ritrova tra la nobiltà ceretana: chissà il motivo per cui si era trasferito a Vetulonia!La scrittura: la tavoletta scrittoria di Marsiliana (della dimensione di un'agendina) racchiude il più antico alfabeto etrusco mai ritrovato. Nel VII secolo a.C, era l'elite altolocata che aveva la conoscenza della lettura e della scrittura ma la cosa più sconcertante per quell'epoca è che tra questi privilegiati c'erano anche le donne, visto che la tavoletta faceva parte di un corredo funebre femminile. (avete capito rumach e greci che volevate la donna solo a tessere e filare?) 
L’ambra: gli etruschi la facevano venire dal Baltico; il maggiore centro di smistamento era Verrucchio, città etrusca vicino a Rimini, sorto antecedentemente a Marzabotto.
L’ambra veniva lavorata in loco ma anche esportata grezza a Vetulonia dove era trasformata in gioiello dalle maestranze locali. E’ evidente infatti la diversità di stile tra le due lavorazioni ed è evidente anche la diversità di conservazione dei manufatti. Verrucchio infatti ha una particolarità: grazie alle caratteristiche del suolo ed alle infiltrazioni di acqua salmastra, è l’unica zona al mondo che ha permesso la conservazione di manufatti in legno, tessuti e gioielli.Nel suo museo è conservato sotto atmosfera controllata un trono ligneo lavorato con figure e intarsi, quasi integro, vari esempi di poggiapiedi lignei, anche le impugnature di coltelli e spade normalmente in materiale deperibile si sono conservate, ma soprattutto a Verrucchio si possono ammirare gli unici TRE esempi al mondo di tebenne etrusche in lana conservatisi dopo 2600 anni! Basta dire che quello esposto a Vetulonia è il pezzo più piccolo e più deteriorato (circa un metro quadro). Tutti i pezzi che il museo di Vetulonia ha ottenuto di mostrare, sono quelli che il museo di Verrucchio può permettersi di tenere nei magazzini: chi ha visto la mostra è testimone della loro bellezza per cui mi posso solo lontanamente immaginare come siano quelli esposti nelle sale del museo di Verrucchio! Un posto che necessariamente dovrà essere visitato. Un grazie di cuore alla Dott.ssa Simona Rafanelli.