RASNA

L'OTTAVA MERAVIGLIA DEL MONDO ETRUSCO


LA TOMBA ILDEBRANDA DI SOVANALa città dei morti di Sovana doveva essere ben più bella della città dei vivi. Inerpicata tra le valli dei torrenti Folonia, Calesine e Picciolana, si insinuava nel bosco, che sottoposto ad una rigido controllo vegetativo, doveva sembrare agli occhi chi vi giungeva, come un giardino sul quale si affacciavano straordinari monumenti funerari, così belli da essere stati meta di pellegrinaggio da parte degli stessi Etruschi (è risaputo che essi possono essere considerati i “primi” turisti della storia proprio per aver inventato i viaggi di culto e di piacere, come la celeberrima riunione di tutte le genti etrusche al Fanum Voltumnae, come fosse la Mecca per i mussulmani). Scolpite nel tufo, intonacate per rendere le superfici lisce (perché il tufo di Sovana non si leviga, essendo più duro di quello Blerano, varietà del viterbese), le tombe avevano colori vivaci e riportavano nei loro bassorilievi figure mitologiche di Scilla, di Sirene, del gigante Tifone, di Sileno. La più bella di tutte doveva essere la “Tomba Ildebranda” costruita all’imbocco di una delle più grandi vie cave della zona, il nome gli fu conferito dallo scopritore Gino Rosi, in occasione della campagna di scavo dell’anno 1925, per commemorare Ildebrando da Sovana, vissuto nell’XI secolo e salito al soglio pontificio con il nome di Gregorio VII. . Realizzata in un gigantesco monolite tufaceo, si ergeva su un podio sempre di tufo ed aveva la forma architettonica di un tempio etrusco/italico. In basso, al centro del podio sagomato, era il dromos di accesso alla tomba vera e propria, ai lati invece si inerpicavano due scalinate di nove gradini ciascuna che permettevano di raggiungere il piano sul quale si ergevano dodici colonne con base in stile attico e capitelli scolpiti con figure di teste maschili e femminili adornate con carnose foglie di acanto: sei nella parte frontale, tre in ogni lato tali da permetterne una visione prospettica di quattro. Il peristilio era lungo venticinque metri. L’architrave e la cornice erano finemente adornati con grifi e motivi fitomorfi (rosette, margherite, virgulti), dipinti in giallo oro,verde e giallo chiaro, su base bianca. Altri colori usati per dipingere la facciata della tomba erano  il giallo chiaro, il verde scuro, il rosso, il bianco giallognolo, il giallo.Il sepolcro realizzato tra il III ed il II secolo a.C., secondo una leggenda, si fece ammirare solo per pochi anni perché i proprietari per sottrarlo alla distruzione e alla profanazione da parte dei conquistatori romani, reclutarono tutti gli uomini validi di Sovana affinchè lo interrassero. Questa è solo una leggenda, oggi la Tomba Ildebranda è notevolmente danneggiata dal trascorrere del tempo, dalle alluvioni, dalle infiltrazioni di acqua e anche purtroppo dall’opera dell’uomo.(liberamente tratto da "Etruschi in Maremma di Alfio Cavoli) ricostruzione grafica della tomba Ildebranda QUI Come è adesso: