RASNA

ARADIA


Le stragi medioevali portarono al rogo un'infinità di donne bollate come streghe o fattucchiere. La storiografia moderna sostiene fossero anonime persone di campagna, spesso rozze e ignoranti, vittime dell'Inquisizione. Dato però che moltissime di queste streghe furono perseguitate ed arse soprattutto in Toscana e nell'alto Lazio, forse percentualmente in misura molto più estesa che in altre parti di Italia, ha fatto pensare agli studiosi ad un'ipotesi ben diversa: le cosiddette streghe furono le ultime seguaci di un antico culto della madre terra di remote origini etrusco-italiche perpetuatosi per secoli sfidando preti, spie e sbirri papalini. Il culto fu così esteso, nelle zone esaminate che la Chiesa di Roma vi organizzò una spietata repressione che nella storia non trova precedenti in quanto a ferocia e determinazione (se non quelli ben più recenti della seconda guerra mondiale). Il culto di questa antica dea pre cristiana è stato studiato ed approfondito da autori come Margareth Murray, Charles Leland, Thomas Lethbridge, Carlo Ginzburg. Da questi studi risulta che il culto della dea derivò da quello di Diana, infatti secondo una tradizione orale raccontata al Leland da una strega fiorentina, da Diana e dal rapporto incestuoso con suo fratello Lucifero nacque una figlia che fu chiamata Aradia. Diana incaricò Aradia di discendere sulla terra per donare agli esseri umani i segreti della stregoneria per utilizzarli al fine di difendersi dai soprusi dei potenti per questo Aradia fu considerata patrona delle streghe.
Diana, dea della luce celeste e della fertilità fu venerata dai greci come Artemide Urania. Suo fratello e sposo Lucifero, antico dio della luce dal quale discese il dio celtico Lugh, lo scandinavo Loki e l'Apollo Liceo corrisponde al culto del fuoco e dei vulcani. Di Aradia si trovano inaspettate tracce in antiche iscrizioni etrusche in cui è stata definita come Arathia, Arath, Arathenas e da esso derivano nomi assai comuni in Etruria come Arunthia, Arnthi, Arnthia e i maschili Arnth, Arunth, Arth, Arntiu, tutti accumunati dalla radice AR. Quest'ultima sembra sia in relazione con le parole indicanti il fuoco e la luce. Non a caso Zacharie Mayani traduce l'etrusco Ar come fuoco e altare ritrovandone la radice nel latino "ARA". Secondo altri studiosi i nomi in "ar" delle derivazioni etrusche potrebbero indicare un titolo sacerdotale, in particolare quello del fulguratore o di colui che ha a che fare con il fuoco. In questo modo il significato di aruspice potrebbe essere quello di "sacerdote che scruta i segni impressi nel fegato dal fuoco celeste" dato che anticamente il fegato era associato al fuoco così come il cuore era associato al centro vitale che in quanto tale era "sacro e fiammeggiante". Una curiosità: avete notato che anche in italiano le parole che sono connesse con il fuoco come ardere, ardore, arsura, arrostire, arroventare.... hanno tutte la radice in AR? liberamente tratto da "Miti, segni e simboli etruschi" di Giovanni Feo.