RASNA

ETRUSCHI ERBORISTI


Il filosofo e botanico greco Teofasto, allievo di Aristotele, nella sua Historia Plantarum, dice che Eschilo, poeta greco del V secolo a.C, scriveva che i Tirreni sono esperti nella preparazione di farmaci. Teofrasto tramanda invece che l’Etruria è ricca di piante officinali. Tali affermazioni sono avallate anche da Dioscoride e Plinio il Vecchio. Esiodo nella sua opera Teogonia, narra di un’antica leggenda secondo la quale i figli della maga Circe divennero principi etruschi ai quali la madre insegnò l’arte della preparazione di farmaci e filtri magici.Quali erano però le piante usate dai guaritori etruschi che a Marco Terenzio Varrone, sembrarono così isolati, misteriosi ed impenetrabili quando li osservò elaborare farmaci sul monte Soratte.Facciamone una carrellata:L’EFEMERO o ELLEBORO: questa pianta consta di vari tipi ma in generale sono tutte velenose per la presenza di alcaloidi e glucosidi ad azione digitalica. Venivano usate per la cura delle malattie mentali, dopo numerosi trattamenti che ne riducevano la velenosità, a causa dello spiccato potere sedativo.IL COLCHICO o ZAFFERANO FALSO: liliacea che cresce in autunno, era utilizzata per la gotta nonostante la tossicità dovuta alla presenza dell’alcaloide colchicina.L’ACHILLEA MILLEFOGLIE: tonico digestivo, antiemorragico era usata per le dispepsie nervose, nelle enteriti e per la cura anche per via esterna di emorroidi e varici, ragadi e pustole. Si beveva mista con aceto nelle difficoltà urinarie e per il mal di denti.LA TIFA ( il cosiddetto ‘bischero di palude’): possiedono rizomi ricchi di amidi, proteine e zuccheri, molto nutrienti in caso di convalescenze o effetti di cattiva nutrizione e fisico gracile.IL LINO: i semi contengono olii, zuccheri, amidi, mucillagini e albumine. Contengono anche la linamarina, che scissa per idrolisi dà luogo al venefico acido cianidrico. I semi erano usati per la loro azione emolliente, per le enteriti, la dissenteria, i catarri, la gonorrea, le cistiti e le piaghe dolorose. Le bende di lino erano utilizzate come fasciature.IL SEMEN TUSCUM: probabilmente si trattava del farro maggiore, graminacea che macinata era impiegata per maschere facciali cosmetiche.LA NEPETA: oggi non è facilmente idenficabile perché fonti diverse la associano ad erbe differenti. Per alcuni storici era l’erba gatta, per altri la mentuccia, per altri ancori la menta vera e propria. In Toscana, per esempio la mentuccia viene chiamata nepitella o nipitella, per cui credo che la Nepeta sia stata la mentuccia. Pianta aromatica e digestiva. La Nepa però è anche una varietà di ginestra che contiene un alcaloide velenoso, la ulexina, usata in passato come purgante o all’esterno per le ulcere.CAUTA – MUTUKA: ci è giunto solo il nome ma non sono identificabili.IL BACCARO:profuma di pepe ed il rizoma se schiacciato sa di canfora. Era utilizzato come potente starnutatorio e serviva per far rinvenire gli ubriachi.Inutile soffermarsi con le erbe medicinali conosciute anche dall’odierna erboristeria, come il papavero, l’alloro, il ginepro, l’olivo: l’Etruria ne era ricca e sicuramente, anche in mancanza di fonti certe, sicuramente venivano utilizzate. fonte: Etrusca Medicina - Vittorio Gradoli