Non canto i cavalier, l’armi, gli onori,
come un dì fece il grande Ludovico.
Le guerre infami, i sanguinanti allori;
di tutto questo non mi importa un fico.
Ma i lavoranti, l’ape, i campi, i fiori;
le cose grandi solamente, dico.
(Morbello Vergari)
Probabile portatrice di geni etruschi.......vediamo se la passione è contagiosa
e sono graditi pure interventi, puntualizzazioni e domande e mi raccomando di non essere troppo duri con me per eventuali strafalcioni...sono solo una dilettante!
molte immagini sono state prese da internet, se i proprietari non fossero d'accordo lo facciano presente e saranno tempestivamente rimosse
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IL BLOG DI RIEVOCAZIONE ETRUSCA
(mech Rasna tsui ame!)
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Messaggi del 16/07/2008
Il banchetto etrusco aveva un duplice significato: 1- religioso, in quanto officiato durante le cerimonie funebri al fine di salutare e accompagnare il defunto con i piaceri che furono della vita, proporzionato naturalmente allo status sociale della famiglia; 2- momento conviviale e sociale delle classi più abbienti. Non è mistero che gli Etruschi fossero particolarmente aperti ai piaceri della tavola e del vino, tanto che i Romani più maldicenti attribuirono a questi vizi, proprio quella pigrizia che contribuì alla decadenza della stessa civiltà Etrusca. Fatto sta che il convivio etrusco è stato ampiamente documentato nelle pitture murali delle tombe e attraverso veri e propri serviti di piatti, bicchieri, tazze, fornelli, caldere, colini e tutti gli oggetti da cucina che conosciamo ancora oggi, ritrovati come corredo delle stesse. Dal IV secolo avanti Cristo, la moda impose alle classi altolocate di mangiare distesi su un fianco, appoggiati al gomito sinistro secondo la moda greca, su uno speciale “letto” chiamato “Kline” ma a differenza di quanto si creda, questo stile di banchettare era proprio delle grandi occasioni nelle cene di persone illustri (faceva chic!), perché nelle occasioni non ufficiali e alle mense dei meno abbienti, si mangiava comodamente seduti su sedie e sgabelli ad un tavolo, proprio come adesso. Sappiamo che si cucinavano legumi specie lenticchie e farro, che i cereali erano particolarmente abbondanti (Etruria granaio di Roma), si mangiavano carni bovine, suine, ovine e cacciagione mentre si dice che il pollame era da considerarsi carne di poco pregio ed il pesce era consumato, per ovvi motivi solo dalle genti che abitavano vicino al mare o agli specchi di acqua dolce. Il vino era fortissimo tanto da dover essere allungato con acqua e correto con miele (come giustamente ha fatto notare l'Aretino) ma particolarmente apprezzato ed “esportato” anche nel Nord Europa. I cuochi moderni si sbizzarriscono nel riproporre ricette di origine etrusca ma spesso queste rivisitazioni storiche servono ad accalappiare i turisti in cene di particolare effetto scenografico ma che ti lasciano con il portafoglio all’asciutto. Quasi sicuramente sono di origine antichissima e forse etrusca, come lasciano supporre alcune fonti culinarie risalenti all’antica Roma, le varie minestre di farro e alcuni piatti considerati tipici della tradizione toscana che, seppur con varie varianti a secondo delle zone, hanno come elementi base il pane, verdure e/o legumi: la ribollita fiorentina e l’acquacotta maremmana. Se volete assaggiare vi do la ricetta personale dell’acquacotta (una ricetta vera e propria non esiste perché ogni massaia la prepara con gli ingredienti che le pare) ovviamente quella che si conosce dal 1500 e che fa uso di pomodori (ahimè gli Etruschi non potevano ancora apprezzarli). ACQUACOTTA AL MODO DI CASA MIA (dosi per 4 persone) INGREDIENTI: pane toscano raffermo, due o tre cipolle grosse gialle o bianche (se sono piccole anche di più), quattro o cinque gambi di sedano tenero con le sue foglie, abbondante basilico, peperoncino, una mezza bottiglia di passata di pomodoro, sale, olio buono, formaggio grattugiato e 1 uovo per commensale. SVOLGIMENTO: affettare le cipolle sottilissime e anche il sedano; ungere una padella molto capiente con l’olio bono e metterci l’affettata di cipolle e sedano, il basilico sminuzzato, il peperoncino e l’aggiustata di sale, coprire con il coperchio e fare stufare. Quando il tutto è ammorbidito e colorito, trasferire in una pentola anche questa bella capiente, aggiungere circa mezza bottiglia di passata di pomodoro far insaporire qualche minuto e poi aggiungere acqua (non mi chiedete le dosi perché si fa a occhio, non deve venire né troppo asciutto e né troppo lungo, all'incirca sarà un litro e mezzo d'acqua), fare sobbollire e ritirare un po’. Nel frattempo affettare sottilmente il pane raffermo e sbattere le uova con il formaggio. Assaggiate la zuppa, se trovate che il sedano è morbido e sentite che il sapore e la consistenza è giusta, allora è pronta, buttateci dentro le uova sbattute con il formaggio e girate come se faceste un “ consommè di stracciatella” e togliete dal fuoco. Mettete un primo strato di pane in una zuppiera e versateci una prima parte di zuppa, fate il secondo strato di pane e buttateci il resto del liquido, fate riposare e servitela tiepida. NON HO MESSO LA FOTO PROPRIO PERCHE' NON NE HO TROVATA UNA CHE ASSOMIGLIASSE ALL'ACQUACOTTA MIA, per i motivi che ho spiegato sopra. Anche l'acquacotta ha comunque una storia, era un piatto povero che poteva essere fatto avendo a disposizione del pane raffermo (così non si buttava via niente) e delle verdure qualsiasi, dell'orto o del campo, in montagna da noi, ad esempio fanno un tipo di aquacotta con i funghi (perchè quelli avevano a disposizione), quella etrusca in teoria doveva assomigliare ad una zuppa di cipolle arricchita di legumi e verdure di campo o somigliante alla ribollita fiorentina. |
GIOCO LETTERARIO
Ho partecipato al gioco letterario promosso da Writer
clicca su IL FOLLE se vuoi leggere il mio racconto
ho scritto anche:
e per la serie RACCONTI BREVI:
DEUXIPPO (prima parte)
DEUXIPPO (seconda parte)
DEUXIPPO (terza parte)
DEUXIPPO (ultima parte)
L'INFAME (prima parte)
L'INFAME (ultima parte)
E SFOTTIAMIOLI UN PO' STI RUMACH!
MAGIA DEL PHOTOPAINT
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LA LETTURA NOBILITA LA MENTE
"CHIMAIRA" di Valerio Massimo Manfredi (giallo-storico)
"MITI, SEGNI E SIMBOLI ETRUSCHI" di Giovanni Feo (Etruschi, da dove venivano e a quali leggende sono collegati)
"GEOGRAFIA SACRA" di Giovanni Feo (la "magia" e l'"astronomia" dalla preistoria agli Etruschi)
"UNA GIORNATA NELL'ANTICA ROMA" di Alberto Angela (immaginiamo di fare un viaggio nel tempo e di ritrovarsi nella Roma del I secolo dopo Cristo)
"IL SEGRETO DEI GEROGLIFICI" di Christian Jacq (guida semplice e simpatica sull'interpretazione dei geroglifici egizi)
" IL FARAONE DELLE SABBIE" di Valerio Massimo Manfredi, azione e suspence ambientate nel clima dei conflitti attuali che affliggono il Medio Oriente.
"L'ULTIMA LEGIONE":di Valerio Massimo Manfredi, una vicenda avvincente ambientata nel periodo del declino dell'Impero Romano, tra leggenda e realtà, si legge tutto d'un fiato
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POETA ESTEMPORANEO
In ricordo di Morbello Vergari, ultimo poeta Etrusco
Il reperto archeologico
Riuniti insieme, un gruppo di signori
stavano discutendo di un oggetto
un giorno appartenuto ai padri etruschi.
Il dottor Tizio disse ai suoi colleghi:
-La mia giovane eta', non mi consente
di pronunciarmi il primo e francamente
ammetto che non ci capisco molto.
Il dottor Caio esprime il suo parere
dicendo-Per me, questo è un utensile
che usavano gli etruschi,
per servire vivande sulla mensa
D'altro parere il professor Sempronio
e in questo modo dice il suo giudizio:
Questo per me, è un vaso da ornamento
che serviva su un mobile di lusso
a contenere fiori profumati.
Infine il professor Tal dei Tali:
Con questo afferma usavano gli antichi
nelle grandi e solenni cerimonie
offrire a gli dei superi d'Olimpo
e il loro sacerdote in pompa magna,
libava e alzava questo vaso al cielo;
quindi spruzzava santamente l'ara,
del vin pregiato in esso contenuto.
-Giusto-dicono tutti gli altri in coro-
la Sua tesi convince, professore.
Due etruschi ch'iabitaroni in quei luoghi
in permesso quassu' dai Campi Elisi.
Si fermarono ad osservar la scena.
-Tarcone-Aule chiese-cosa fanno
quelle persone riunite insieme?
-Non so',non saprei dirti veramente;
non riesco a comprendere il dialetto,ma
quel che sembra un tantinello strano
è, che stan discutendo con passione,
tenendo un nostro orinalaccio in mano.
Inviato da: Corrado Barontini
il 24/01/2018 alle 12:17
Inviato da: Camillo Coppola
il 22/12/2015 alle 19:28
Inviato da: flora
il 08/10/2013 alle 17:45
Inviato da: zoeal
il 20/05/2013 alle 15:08
Inviato da: ninograg1
il 20/05/2013 alle 08:03