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Un blog creato da Il_capo_dei_cattivi il 19/12/2004

Malvagità Paradossa

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Post N° 87

Post n°87 pubblicato il 19 Settembre 2005 da Il_capo_dei_cattivi
Foto di Il_capo_dei_cattivi

Oggi ho una bella storia da scrivere, una di quelle tutte ripiene di piccipuccipà, trottolini sbaciucchiosi e sofficini.

Che volete farci, saran l’Alzheimer, l’ Epstein Barr (che simulo in questi giorni) o l’alitosi… ma ogni tanto ste scoreggette vengono pure a me. Gioite a suon di tazzoni di vin brulè.

Si intitola (ed il titolo è già tutto un programma): L’amore degli altri.

Daidor era un guerriero cazzutizzimo. Uno di quei fisiconi della madonna ed esagerati, tant’è che (è bene che lo sappiate) una sera, mentre se ne stava alla taverna de “Il Drago aerofagico” a bere grog e mangiar cinghiali, ha dato un buffetto sulla nuca a Conan, per redarguirlo causa di una sua birbanteria, e l’ha messo a nanna per una settimana.

Daidor era talmente tanto un figone e talmente tanto un bonazzo, che tutte le donne facevano a cazzotti per accaparrarsi le sue attenzioni. Così il povero guerrierissimo era costretto a pomiciare sempre con donne mezze tumefatte e ricoperte di echimosi e lividi (certo che era così, se ti ho appena detto che le donne facevano a cazzotti per accaparrarselo. Cerca di stare un po’ attento a cosa scrivo!!!).

Ecco Daidor non centra niente con la nostra storia, ma vale la pena che sappiate che lui esiste e sta lì nella mia testa, di fianco alla Pimpa, al Golosastro della Girella, al Barbapapà nero e peloso ed al mio prossimo amore (il mio neuropsichiatria mi ha consigliato di non parlare così apertamente in pubblico dei miei personaggi immaginari, ma non mi so trattenere).

L’amore degli altri è una gran bella cosa. Merita un capitolo a se stante… diciamo proprio che è degno di un intera sezione ed anche di una con i fiocchi (tipo che, visto che il mio libro verrà pubblicato dalla Scottex, merita un intero rotolo di soffice triplo velo aromatizzato alla camomilla).

Ho visto un po’ di persone amarsi ed innamorarsi nel corso della mia vita. Oggi in particolare ne ho viste tre… (bhè è dispari così non mi tornano i conti… ma nessun problema falsifico il bilancio che son pratico)

Partiamo da quelli più semplici e più facili (è perché vi devo educare, se no non ce la fareste mica a capirmi cari lettori testoni… d‘altronde continuate a leggere sta roba ed io vi ho già sconsigliato più volte di continuare a farlo. È oltremodo evidente che siete di coccio).

Sara e Roberto sono due qualunque, un po’ come sono due cose qualunque il barolo del 1999 (da uve nebbiolo lampià) ed il sassicaia di Bolgheri.

Capita che un giorno, mentre mi accingo tracannarmi l’intero bar fico ed alla moda e Roberto mi “mena il torrone” a proposito dell’incombente fine del mondo causata da una nube cosmica che ci ha preso di mira e tra un po’ verrà in gita dalle nostre parti (http://www.weeklyworldnews.com/features/science/61501 ... Che sfiga però, non faccio neppure in tempo a finire di pagare il mutuo) un giovine dama, ci viene richiedere le ordinazioni. Inattesa la sua presenza (conosco pure il codice fiscale delle cameriere di quel locale) desta subito risalto il suo nome Sara, accaparrandosi anche gli sbavanti sguardi degli avventori.

Chiaramente lei non fa mica la cameriera, ma, giovincella e fresca come una burrata (embhè ? mi piace la burrata) sostituisce casualmente, proprio quella sera, un amica. Da lì, qualche settimana o forse mese dopo, a suon di trick e track, mortaretti e razzetti e raudi, oggi ho fortuitamente sbirciato (non sono un guardone, guardavo di lì solo per alimentare il database dei miei studi antropologici) mentre si davano un primo bacio (ho davvero intravisto solo proprio il primo mezzo secondo, poi sono andato a fumare la solita sigaretta, la stessa che sono andato a fumare quando distribuivano il buongusto, il buonsenso ed il buoncuore, oltre a tante altre cose poco utili come il cervello).

Sai ho quel bon sapore in bocca, il profumo di lavanda nelle narici, una di quella cose fresche e pulite, spontanea che neanche te lo immagini più, abituato come sei a pensare che il mondo sia tutto di cartongesso posticcio come te (non prendertela per questa mia ultima frecciata, non era indirizzata a te, ma era di fatto autoreferenziale), che li guardi e dici: “Caspiterina poffarbacco, che belli che sono”, insomma una cosa così, tanto che talvolta anche io riesco a riconoscere le cose belle.

Poi c’è il terzo, quell’essere umano un po’ più difficile da capire.

Sembra un personaggio di Bertod Brecht od una macchietta affogata in un film di don Camillo e Peppone. Di lui non ho ancora capito tutto (tse…e quando mai!!), ma resta il fatto che è un individuo pressoché normale (anche se a dire il vero non gli ho ancora fatto l’etilometro o l’analisi del capello per vedere se si fuma gli spinelli) e non credo che da qualche parte ci sia la fregatura. Non ho molto da raccontare, perché non ho a disposizione aneddoti, ma piuttosto una collezione di miniflash che non fanno ancora una storia tutta intera. Ho la sensazione che stia ripartendo dopo oltre vent’anni di fermo tecnico in stazione. In particolare (preciso perché che la parola è la stessa, ma si riferisce ad un amore forse più sessofobico del precedente) il suo amore significa un inattesa apertura verso la sua stessa vita. Nonostante lui abbia ancora meno boccoli biondi di me, un po’ l’invidio lo stesso.

Mi piace ancora vedere la gente che ama e si innamora anche se questo può apparire un po’ controproducente per i miei piani di devastazione globale.

Ed ora lasciatemi andare a dormire che vi fa bene (sì, certo che fa bene a voi, perché se dormo almeno taccio e non scrivo).

 

 

 

 

 

 

 
 
 
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