Malvagità Paradossa

Post N° 124


L’ironia è il pudore della mia Coscienza. La solita fitta al fegato. La solita digestione rumorosa, la solita cervicale scontenta della posizione…Il solito tempo che mi ticchetta dentro.Ho smesso di sapere che lo scandisce un cuore e sono diventato il Coccodrillo che si vuol mangiare Capitan Uncino. Stando maladagiato sul tappeto, sento le chiappe si arrossarsi al contatto con la lana ispida.-          Non è di questo che parlavamo.-          Non li decidi tu gli argomenti di discussione…Mi strofino forte la faccia: vorrei alzarmi ed andarmene. Anche così, mezzo nudo, pur di andarmene.Il fatto è che questa è casa mia.  Preferisco distrarmi e veder scorrere le immagini del film rimasto senz’audio. Lei non cede e mi rintocca:-          E’ ora di fare delle scelte. Non sei più un infante.-          Non ricordo di aver firmato acconsentendo a separarmi irrevocabilmente dalla mia infanzia. Vorrei più tempo. Il bambino che è dentro di me deve ancora giocare. Ad esempio adesso gioca con i lego e costruisce un…-          Il tempo è un lusso che non sempre si ha a disposizione. Tu non ne hai… Più.Le nubi temporalesche che si addensano fuori offuscano pensieri e parole che ho dentro. O è viceversa.Mi viene un crampo alla nuca. Mi scuoto. Mi esce un:-          SìIl silenzio si fa rumoroso. Niente di epico, o catartico, od anche solo strano: si scuotono le tapparelle e sbattono le imposte spinte da un vento nervoso. Migliaia di mutande colorate sbandierano dagli stendibiancheria dei balconi vicini come se fossero tanti stendardi della mia casa nobiliare.L’umido afoso ed eccessivamente estivo arriva e mi si spalma addosso, mi unge. Potrei farmi scivolare sul pavimento come una saponetta in bagno, oppure rotolarmi per impanarmi con la polvere, come un improbabile cotoletta alla milanese.-          Quindi ?-          Ho detto “Sì”. Mi ascolti quando parlo ?-          Certo...  E tu mi ascolti ?-          Tu sei la mia Coscienza: cerco di farlo il meno possibile. ****************************************************************************  Sono in bagno a sgocciolare ed a radermi da orecchio ad orecchio. A modo mio però, facendo scorrere il rasoio anche su fronte e occipite.-          Avevi detto “Sì”-          Sei anche qui? Sono in bagno: nel mio bagno. Ogni uomo ha diritto alla sua privacy. Esci!!!! Senza darmi retta si accomoda sulla tazza bianca. Mi guarda. Non le piaccio un granché, ma il suo disprezzo non mi fa nessun effetto.Gioca distrattamente con la morbidezza del doppiovelo igienico ma di tanto in tanto la intravedo rimirarsi allo specchio. Negli occhi porta quello spleen sconsolato delle belle donne sciupate da qualche cattiva ragione invecchiano. Vorrei canticchiare sotto lo scroscio della doccia, ma invece, sbadato io, parlo:-          Di te si parla parecchio male in giro.-          Già, lo so.Rimane algida come un Liuk con il bastoncino di liquirizia. Mi sento impotente contro di lei. So che non riuscirò a farle male.-          “La coscienza è una suocera le cui visite non finiscono mai” – la sfido ancora provando a rincarare la dose -  lo ha scritto un americano credo che fosse Shaw, no no era  Nathan... o Dreiser... o Fitzgerald...-          Era Mencken… e tu sei un ignorante, ma non è questo il tuo problema. Incasso il colpo ma mi scivola il docciaschiuma dalle mani. Per riprenderlo rischio di compiere un mezzo carpiato con atterraggio sulla ceramica. Lei riprende:-          Tu non capisci. Io sono costretta ad ascoltarti. Non lo faccio per piacere personale. Nessuno avrebbe ragione di farlo. Tu parli e ti riprometti un sacco di cose. Poi è un problema mio venire qui e convincerti a rispettare ciò per cui ti sei impegnato.-          Il rimangiarmi le mie parole non mi ha mai dato l'indigestione.-          Essere la tua Coscienza è un lavoro schifoso.-          E tu sei sporca. Molto.-          Avere la Coscienza pulita sarebbe segno di cattiva memoria. Tu non ricordi mai niente di importante. Spiegami perché ricordi solo quello che riguarda me ? Sbuco fradicio dalla doccia.La guardo. Mi guarda. Ci capiamo, credo. Ma per un istante solo.