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Taxi, il film di Jafar Panahi sinomino di libertà artistica (dopo la censuara in Medio Oriente)


JCR per RED||CarpetCensurato in Medio Oriente, il regista iraniano Jafar Panahi pone al centro dell’attenzione il tema della libertà artistica. Le riprese di Taxi, il suo ultimo film, le ha tenute all’interno di un’automobile gialla con reali passeggeri. Aggiudicandosi l’Orso d'Oro al Festival di Berlino.
L’automobile torna ad essere il mezzo da cui raccontare storie personali da riversare sugli schermi cinematografici. Dopo i riscontri ottenuti da Locke, dove Tom Hardy per tutta la durata del thriller guida un SUV, è tempo di Taxi. E’ questo il titolo del film drammatico di Jafar Panahi, che si è appena aggiudicato l’Orso d’Oro al Festival di Berlino. Una scelta condivisa dalla maggioranza dei membri della giuria presieduta dal regista Darren Aronofsky (The Wrestler, Il cigno nero, Noah).La vittoria del regista iraniano coincide con il trionfo della libertà artistica. Giudicato il miglior film visto alla 65.a edizione dell’evento altrimenti noto come Berlinale, che ha diretto interamente a bordo di un vero taxi in transito per le strade della città di Teheran, da lui interpretato con reali passeggeri. Il progetto è stato portato a termine nonostante il governo iraniano sia in aperto contrasto con l’attività di Jafar Panahi, al punto da proibirgli di dedicarsi alla propria professione, con la conseguenza che le autorità locali gli hanno imposto una lunga restrizione.Il vincitore dell’Orso d’Oro del 2015 non è nuovo a trionfi al Festival di Berlino. Infatti, va ricordato che nel 2013 il suo Pardé, che ha anche interpretato e scritto, si è aggiudicato il medesimo premio nella variante d’argento della categoria riferita alla migliore sceneggiatura.© RED||Carpet, 2015 | Tutti i diritti sui contenuti sono riservati