Creato da tony_sax il 18/02/2009

...ACmilan 4ever...

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Hernanes, un regalo per Leonardo

Post n°58 pubblicato il 26 Maggio 2009 da tony_sax
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Definito quello che sarà lo staff tecnico a sua disposizione, Leonardo comincia a concentrarsi su quello che sarà il primo Milan a sua disposizione. Le basi della campagna acquisti-cessioni, come sempre, saranno nelle mani della società: oltre a obiettivi già chiari da tempo come Mexes e Adebayor, però, il Milan proverà a esaudire un desiderio del nuovo tecnico con un giocatore da sempre apprezzato: il centrocampista del San Paolo Hernanes.

Ancora una volta Leo ha puntato lo sguardo verso il suo San Paolo per provare a rinforzare e ringiovanire il BrasilMilan. Hernanes è da tempo seguito dall'attuale dirigente milanista, che, causa partenza di Beckham e incertezza sul futuro di Ambrosini, sa bene quanto anche il centrocampo abbia bisogno di un rinforzo importante, capace di abbinare quantità e qualità. Hernanes, non a caso, è definito dagli addetti ai lavori una sorta di Emerson giovane, un uomo di forza e qualità abile a piazzarsi davanti alla difesa e a gestire i palloni recuperati: proprio quello che l'Emerson "vecchio" doveva essere e non è stato.

Oltre alle ottime referenze, Hernanes porta con sè un altro pro ed è quello di un costo teoricamente non elevatissimo: molti club europei -su tutti l'Inter, andata molto vicino al 24enne paulista, ma anche Liverpool, Lione e Valencia- si sono per il momento ritirati dopo avere impostato una trattativa. Con 12-13 milioni, insomma, il cartellino del brasiliano potrebbe essere rilevato. Il suo procuratore, Mustafa Demir, ha ammesso recentemente l'esistenza di un contatto "con un club italiano molto importante". All'epoca, molti associarono il nome Inter: invece, è l'altra squadra milanese.

Hernanes sarebbe una tessera importante del puzzle sempre più verdeoro del Milan, che prevede, oltre all'innesto di Thiago Silva, il lancio di Mattioni e, forse, l'arrivo di un altro brasiliano seguito dal team di Via Turati, il laterale sinistro Juan del Flamengo: e ripensandoci, Zambrotta e Jankulovski, ineffetti, entrano nel già ricco clan milanista degli over 32.

 
 
 

Milan-Roma 2-3

Post n°57 pubblicato il 26 Maggio 2009 da tony_sax
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Il prologo è tutto giallorosso. Velocità e pressing, ovvero gli antidoti anti-Milan per eccellenza, portano la Roma vicina al gol già al 3'. Ci pensa Dida a deviare in angolo il tiro ravvicinato da Taddei, servito da Vucinic. Monito inquietante, perché i giallorossi spingono e mettono sotto la difesa di casa, orfana di un centrocampo adeguato che faccia da filtro. Le ripartenze si limitano spesso alle verticalizzazioni o a qualche cross di Jankulovski, su cui Inzaghi parte in ritardo. Meglio la Roma, che sfiora il palo con Vucinic. Immaginabile l'orrore che attraversa la mente di Silvio Berlusconi, seduto in tribuna per cogliere da vicino le intuizioni di Maldini e, magari, gli sguardi di Ancelotti vicino al decollo. Finalmente, è il 29', il Milan fa qualcosa da Milan. Azione illuminata partorita da Maldini, e conclusa con diagonale destro da Pato che accarezza il palo opposto. Ma è davvero poco, sinceramente. Il guizzo non riscalda l'anima e la Roma passa. Accade su punizione dal limite. La mette dentro Riise con "liverpooliana" memoria: sotto la traversa. Imparabile. E meritata. Ancelotti invita i suoi a spingere. Beckham, altro che figurina, al 42' mette dentro una palla magnifica; Pato batte a colpo sicuro, ma Motta in tuffo di testa salva la prodezza di Riise scacciando in angolo. Roma che comunque non molla e cerca il raddoppio, ma Vucinic, è il 45', quasi dal dischetto telefona a Dida e lo grazia. Ancelotti nella ripresa decide di cambiare modulo e passare al 4-2-3-1, lasciando inspiegabilmente Beckham, uno dei migliori, negli spogliatoi. Tocca a Seedorf emozionare gli spalti. Ci si chiede come. Spinge il Milan, ma è arte confusa, spesso improvvisata. Kakà pasticcia con le gambe come se non avesse la testa. Forse è l'ultima anche per lui? La Roma intanto gigioneggia. Si difende bene e di tanto in tanto va a trovare Dida. Senza spaccare il mondo. Constatato che di spinta neanche a parlarne, Ancelotti cambia ancora: fuori Pato e Jankulovski, dentro Ronaldinho e Zambrotta, anche se il pubblico non gradisce. Spalletti risponde con Filipe per Cassetti, raccomandando ai suoi di non chiudersi in difesa. Il Milan, invece, prova a schiacciare la Roma. Al 23' San Siro si infiamma per una fantastica deviazione oltre la traversa di Artur sul bolide di Kakà e dopo una giocata funambolica di Ronaldinho. Ma il pareggio arriva e lo segna Ambrosini che ribadisce in rete una respinta ridicola di Artur su tiro di Inzaghi. Spalletti qui ha un'idea interessante: Menez al posto di Vucinic. Al 35', al termine di un contropiede fulminante, il francese infatti batte Dida. Partita chiusa? Macché, ci pensa ancora Ambrosini a raccogliere il pari con un tocco ravvicinato un minuto dopo, su assist di Kakà, complice la Roma che sbaglia il fuorigioco. Cosa che non fa Totti, il quale, ancora su punizione, fulmina al 40' Dida. E al 44' Ambrosini viene espulso per proteste. Giustificate: dopo non aver visto un'entrata netta su Ronaldinho e Inzaghi, l'arbitro di Chiavari ignora una zampata su Zambrotta. Il Milan alza bandiera bianca: la qualificazione diretta alla Champions adesso se la dovrà sudare a Firenze.

 
 
 

Milan, scatta il piano Mexes

Post n°56 pubblicato il 20 Maggio 2009 da tony_sax
Foto di tony_sax

Tocca fare in fretta, perché la concorrenza è pronta a saltare alla gola della Roma per assicurarselo. Philippe Mexes e il Milan è una storia vecchia di un anno che nei prossimi giorni arriverà a uno snodo cruciale: dentro o fuori, senza più possibilità di prendere tempo. Il francese, che a Roma vorrebbero tenersi stretto, è finito nel mirino dell'Inter, che ha per il momento sondato il terreno. Per prenderlo il Milan deve sborsare 15 milioni.

 

 

E, soprattutto, deve farlo in fretta. Il punto, ad oggi, è più o meno questo: i rossoneri, Berlusconi in testa, sono convinti che il centrale giallorosso sia il giocatore ideale da affiancare a Thiago Silva per rinforzare la difesa. La Roma, dal canto suo, fa resistenza - e questo complica le cose, perché i rapporti tra le società sono buoni e il Milan non si muoverà senza il consenso dei capitolini -, ma è consapevole della possibilità di fare cassa con il francese. Cassa, nel caso specifico, sono i 15 milioni previsti nel contratto di Mexes per liberarsi. O, se la concorrenza dovesse farsi importante, dai tre ai cinque milioni in più. Roba buona, insomma, con cui la Roma, che chiuderà con un lieve passivo il bilancio, potrebbe far tornare i conti.

Detta così, dunque, non resterebbe che mettersi attorno a un tavolo e chiudere l'affare. La questione, però, è leggermente più complicata. Intanto perché l'interessamento - interessamento, per ora niente di più - dell'Inter sta rompendo le scatole ai cugini rossoneri. Quindi perché, a Roma, la situazione societaria in evoluzione potrebbe cambiare tutte le carte in tavola. In altre parole, il rischio è quello di trattare un giocatore con la persona sbagliata - i Sensi - e di veder naufragare tutti i pre-accordi una volta cambiata la proprietà del club giallorosso.

Logico, in questo senso, che la rapidità di esecuzione diventi un fattore importante. Chiudere e chiudere al più presto. Manca solo un dettaglio affatto trascurabile: cosa pensa Mexes? Lui, dicono a ragione, a Roma sta bene e tutto sommato resterebbe lì volentieri. Però, come tutti, vuole certezze che l'attuale dirigenza, per ovvi motivi, non può dargli. Certezze economiche, e qui il problema è relativo, ma anche un progetto di rafforzamento che riporti Totti e compagni al livello delle migliori. Senza queste rassicurazioni, ben venga il Milan.

 
 
 

Milan, adesso Adebayor č molto vicino

Post n°55 pubblicato il 18 Maggio 2009 da tony_sax
Foto di tony_sax

Fra un Adebayor "che può arrivare" - parola di Berlusconi - e un Ancelotti quasi in procinto di fare le valigie, il Milan aspetta di conoscere il proprio futuro. "Il 30 maggio annunceremo il nome del nuovo allenatore" ha fatto sapere il Chelsea. E in Inghilterra il Sun scrive di una telefonata nella quale Ancelotti avrebbe detto sì ad Abramovich. Intanto Van Basten si fa vedere a Milano, mentre il club di via Turati fa la corte a Mexes.

 

Il Milan cerca per la nuova stagione un forte difensore centrale. "E Mexes è bravo" ha detto Berlusconi, confermando in sostanza l'interesse per il francese, un affare già pronosticato da tempo. La novità è l'apertura del patron rossonero verso l'attaccante dell'Arsenal, accostato al Milan da tempo, ma non nelle parole dei dirigenti di via Turati, in passato sempre molto freddi sull'argomento, a causa del prezzo del cartellino del giocatore. Tiene banco anche il futuro di Ronaldinho: Berlusconi ha ripetuto di considerarlo un investimento, anche per il futuro, mentre il brasiliano ha lasciato intendere di voler rimanere, con qualunque allenatore.

Già, l'allenatore. La patata bollente resta sempre e comunque questa. Certamente Ancelotti, qualora decidesse di lasciare, lo farà a malincuore. Il Milan è la sua casa, ma la mediazione di Adriano Galliani sembra non bastare più. Il tecnico vorrebbe ricevere la conferma direttamente da Berlusconi, che intanto ha fatto sapere di apprezzare Allegri ("Il Cagliari gioca bene"), mentre Marco Van Basten ("Per me è come un figlio" ha sussurrato il patron rossonero) a Milano ha giocato a golf con Tassotti. L'olandese starebbe pensando ad un anno sabbatico, dopo l'addio all'Ajax, ma difficilmente saprebbe resistere ad un'eventuale chiamata del Milan.

Insomma i nodi sono ancora da sciogliere, ma le prossime settimane saranno decisive. C'è un posto in Champions da conquistare - per il Milan - e una Coppa d'Inghilterra da vincere - per il Chelsea. Ma i tabloid inglesi hanno fretta. Secondo il Sun, tutto sarebbe ormai fatto: "Ancelotti ha detto sì ad Abramovich, l'annuncio verrà dato a giorni". Un'anticipazione che non manca di cifre e dettagli: "Il tecnico firmerà un contratto quadriennale da 22 milioni di sterline".

 
 
 

Udinese-Milan 2-1...un risultato che riapre la lotta champions e consegna lo scudetto all'Inter

Post n°54 pubblicato il 18 Maggio 2009 da tony_sax
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Il guastafeste Marino dispone la squadra con intelligenza. Pochi consigli ai suoi ragazzi: velocità costante, pressione sulle fasce dove conviene sempre stare larghi, sfruttando soprattutto la fascia destra del Milan che oppone poca resistenza. L'undici di Ancelotti utilizza invece un solo schema: la prevedibile verticalizzazione di Pirlo per Pato, puntualmente raddoppiato e anticipato. Se l'Udinese chiude il primo tempo in vantaggio 1-0, lo deve alla sua caparbietà e nella sua capacità di far girare la palla, mestiere rubato al Milan che, al contrario, non è capace di alzare il ritmo, rendendo tutto scontato. D'Agostino è il profeta: dai suoi piedi partono chicche d'autore. Compreso il cross per Floro Flores su cui commette fallo Maldini che viene ammonito. Il botto sotto la traversa è dello sesso D'Agostino: imparabile, anche se intuito. Il gol, che innesca la festa anticipata dell'Inter, è vitamina per i friulani che giocano a memoria e regalano momenti di bel calcio. Mentre il Milan, bolso e irriconoscibile, si avventura verso Handanovic di tanto in tanto in una sorta di stato confusionale. Solo Kakà, al 45', regala l'unica palla gol ai rossoneri: un tocco dalla linea di fondo per Pato, che il portiere bianconero spazza con i piedi. Filippo Inzaghi è l'immediata mossa di Ancelotti. L'attaccante prende il posto di Flamini. Ad arretrare è Seedorf, mentre Kakà si piazza alle spalle di Inzaghi e Pato. I propositi di vendetta ci sono, ma Rizzoli non vede un'entrata forte su Ambrosini. Linea di confine: l'Udinese riparte e raddoppia. D'Agostino è impeccabile anche dalla bandierina: palla che spiove e scende di colpo. Zapata intuisce da due passi e infila sul primo palo. E' il giusto premio alla squadra di Marino che gioca a testa alta e prende a schiaffi il Milan. Inevitabile al 15' l'ingresso di Ronaldinho per Seedorf; vale a dire un 4-2-3-1 con Inzaghi scortato dai tre brasiliani. Ma servirebbe ben altro. Magari un Kakà decisivo, oppure il Pato della prima parte della stagione. E' invece serata all'Udinese che costruisce la sua vittoria con autorità e bravura. A nulla serve l'avvicendamento Pato-Shevchenko: mai entrato in partita il primo, praticamente inutile il secondo. Resta da registare l'errore di Inzaghi a tu per tu con Handanovic, tra l'altro in fuorigioco. Ci pensa Dida, a dire il vero, a far evitare alla squadra una figuraccia con tre interventi alla vecchia maniera. Ambrosini di testa, al 48', accorcia le distanze, ma è troppo tardi e ci pensa il palo a dire di no a Quagliarella sul fischio finale di Rizzoli.

 
 
 

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