Abbiamo iniziato questa ricerca prendendo lo spunto dalla notizia che il nome di Filomena è stato recentemente cancellato dal Martirologio dei Santi in quanto si è scoperto che la persona alla quale veniva attribuito non era mai esistita.Dovendo parlare di autenticità delle reliquie partiamo dunque proprio da questo episodio tentando di capire come ciò sia potuto accadere.Le origine del culto di Santa Filomena sarebbero sorte agli inizi del 1800 con il ritrovamento,nelle catacombe di Santa Priscilla a Roma, di un’ampolla contenente del sangue nei pressi della quale su tre mattonelle si poteva leggere la scritta “Lumena pax te cum fi” che opportunamente modificata diveniva Pax tecum Filumena. Detto sangue fu dunque attribuito a questo nome e l’ampolla fu portata a Mugnano (Viterbo) dove si sarebbero verificati tanti miracoli che Filomena fu proclamata santa a furor di popolo.Si dice che in suo onore Papa Pio IX abbia celebrato una messa e che il Santo Curato d’Ars ne abbia promosso il culto in Francia.Soltanto qualche decina di anni fa , a seguito di più approfonditi accertamenti, la Sacra Congregazione dei Riti stabilì che detta Filomena non era mai esistita e ancora più recentemente il suo nome,come abbiamo visto,è stato cancellato dal Martirologio dei Santi.A parte le trafugazioni e le translazioni ufficiali gli studiosi hanno individuato nei secoli due versioni che si ripetono in modo similare nei racconti che accompagnano il ritrovamento o la donazione di reliquie: la comparsa in sogno del santo o del martire che indica lui stesso dove si trovano i suoi resti o la regalia ottenuta da monaci,abati o anche semplici pellegrini durante viaggi o visite presso chiese o monasteri .Come esempio di ritrovamento da divinazione possiamo citare quello delle spoglie di Santo Stefano detto protomartire per essere indicato come il primo seguace di Cristo ucciso mediante lapidazione.Secondo il Bentley ed altri autori a ritrovare i resti del santo a Caphargamala presso Gerusalemme sarebbe stato nel 415 un sacerdote cristiano di nome Luciano.Le spoglie di S.Stefano dopo il ritrovamento sarebbero state portate prima a Costantinopoli e di qui a Roma anche se non mancano teorie che vorrebbero i resti del santo trasportate in Francia a Lione come riferito dall’Enciclopedia Cattolica alla voce “reliquie” pag.756. Un altro ritrovamento celebre dovuto ad un sogno è quello della salma di San Benedetto che fu rinvenuta,secondo il racconto del monaco benedettino francese Mabillon, nelle campagne laziali a circa 70 miglia da Roma ad opera di un cuoco che aveva seguito un gruppo di preti francesi venuti appositamente in Italia alla ricerca dei resti del Santo.Quanto invece alla consuetudine di ottenere reliquie da parte di chiese o monasteri che ne dispongono in abbondanza durante viaggi o pellegrinaggi riportiamo qui a mo’ di esempio alcuni stralci di racconti tratti dai documenti che accompagnano alcune delle numerose reliquie custodite nella Basilica dei Frari a Venezia e ottenuti grazie al cortese interessamento di padre Mario Lorandi,bergamasco di Lovere,custode delle reliquie presso la basilica veneziana celebre anche per ospitare,tra le altre, le tombe di Tiziano e del Canova.Racconto dell’ottenimento e del trasporto a Venezia della “Preziosissimi Sanguinis Redemptoris nostri Gutta,quae unguento Nardi Spicati S.Mariae Magdalenae adherens,inferiorem partem cristallinae Pixidis visibiliter occupat” ( Goccia del sangue preziosissimo del Redentore frammista a balsamo raccolta da S.Maria Maddalena e conservata in un vaso di cristallo).Documento n.11.“Il modo col quale Melchior Trevisano ottenne così grande Reliquia fu per quanto si narra dal Autor manoscritto delli Successi del Principato di Giovanni Mocenigo,che trovandosi egli nell’anno 1479 a Costantinopoli come Capitano delle Galere del traffico di Romania,hebbe modo d’ avere un’ampollina nella quale v’era del sangue di Cristo,la quale fu tratta dalla chiesa di S.Christicola,over Cristina che dir vogliamo,e come affermarono allora molti nobili veneziani stati a Costantinopoli nei tempi innanzi,quando in essa regnavano gl’imperatori Cristiani ogn’anno,nel giorno del giovedì Santo era dall’Imperatore stesso assieme col Patriarcha tirata fuori di là e trasportata nella Chiesa di S.Sofia…………E così all’11 del Mese di febbraio dell’anno già detto,esso Melchiorre giunse alla città di Venezia con la già detta ampolla del Sacro Sangue di Cristo la quale poi l’anno veggente 1480 da esso donata alla Chiesa dei Frati Minori….” Risale invece al 1689 il documento (n.69) con il quale il p.m. Giuseppe Maria Bottari riferisce “con nostro giuramento come nel giorno primo di novembre habiamo levato dal reliquiario del Convento di S.Francesco dei Minori conventuali della terra dell’Isola di Sora una parte della reliquia dell’osso di S.Anna madre di Maria Vergine…..” seguono firme e sigilli.Ancora un documento (n. 70 ) risalente al 20 aprile 1690 attesta che “io fra Giuseppe Antonio Romani da Cingoli trovandomi per la seconda visita nel nostro convento della terra di S.Quirico della diocesi di Camerino,dopo aver visitato il SS.Sacramento dell’Altare,successivamente mi portai alla visita delle sante reliquie esistenti in detta chiesa in un armaro posto nella muraglia principale vicino l’altare maggiore………..Unitamente con il p.Lodovico Frosi e con il p.m.Antonio Fazzini d’Urbino et aperto detto armaro delle reliquie fecimi portare cinque scattolini di legno………..in una delle quali vi collocai alla presenza dei predetti pp. un pezzetto di legno della Santa Croce staccato dal pezzo di legno della Santissima Croce esistente in detto armaro. Indi presi,alla presenza come sopra,un pezzo di osso di S.Maria Madalena…….un pezzetto d’osso di S.Giacomo Apostolo, ecc. Seguono sigilli e firme.Mentre nei casi di ritrovamento di sacri resti a seguito di un sogno ci troviamo nel campo delle ipotesi e dell’imponderabile,nel caso di prelevamenti di reliquie da parti più importanti ci troviamo invece di fronte a dei documenti che ,come abbiamo appena visto,attestano autenticandolo un prelievo ma che non possono certamente autenticare,con effetto retroattivo,la reliquia originale di cui viene data per scontata l’appartenenza al santo cui era stata inizialmente ascritta.Quasi tutti i documenti attestanti la provenienza delle reliquie conservate nella Basilica dei Frari così come quelle conservate nei grandi reliquiari di moltissime chiese e basiliche sono datati a partire da dopo l’anno mille. Vale quindi anche per tali reliquie,salvo eccezioni, lo stesso discorso fatto per la Sindone.Anche lo studio odierno che pure può basarsi su sofisticate tecniche fisico-chimiche oltrechè su oggettive testimonianze archeo-antropologiche, “non può fare a meno – come ha sottolineato Massimo Centini – dell’influsso che una certa tradizione agiografica ha creato intorno a questi singolari reperti”. Lo stesso Centini,autore di un interessante saggio su “La vera storia dei Re magi” (Ed.PIEMME) quando si riferisce alle reliquie degli stessi che,come vuole la tradizione e come abbiamo già ricordato,si trovavano a Milano in S.Eustorgio e di qui furono portate da Federico Barbarossa a Colonia,deve riconoscere che “Le tracce dei Magi,già difficili da ricercare nella memoria storica e leggendaria lasciata dalla loro esperienza in vita,si polverizzano in un dedalo senza fine quando si parla delle loro reliquie….”.Il problema dell’autenticità del resto ha sempre messo a dura prova chi ha dovuto affrontarlo.Nel V° secolo il vescovo di Nola ebbe modo di osservare che per quanto legno venisse asportato, la Santa Croce si rigenerava da sé. Sempre a proposito della Croce, Calvino,che si scagliò violentemente contro l’uso delle reliquie,ebbe a dire in un trattato “Se come testimonia il Vangelo questa Croce poteva essere portata da un uomo,quant’è palese l’impudenza di chi oggi pretende di esibire più reliquie di quante ne potrebbero portare trecento uomini!……..Se tutti i frammenti più o meno grandi della Croce fossero messi insieme essi riempirebbero completamente la stiva di una nave”.Se partiamo dal presupposto,come sostiene lo studioso Sir Steven Runciman,che anche un falso può avere un suo valore storico e che la storia delle reliquie va osservata più che con spirito critico in rapporto all’evoluzione del pensiero cristiano,allora si potrà anche sorridere del fatto che non meno di quattordici prepuzi di Cristo siano esposti in varie chiese d’Europa e che se tutte le fiale contenenti il latte della Madonna fossero vere,come malignamente ricordava Calvino “Essa non avrebbe potuto produrne una così grande quantità nemmeno se fosse stata una mucca…..” O ancora che, secondo uno studio della maggiore esperta francese degli aspetti legali delle reliquie,Nicole Hermann-Monsard, se tutte le reliquie superstititi fossero autentiche Santa Maria Maddalena dovrebbe avere avuto sei corpi e San Gregorio Magno due corpi e quattro teste.Nel suo libro su “Gerusalemme città di specchi” (Ed.Rizzoli) Amos Elon dice:” La questione dell’autenticità non ha alcuna importanza; se il vostro unico scopo è di fermarvi a pregare oppure di sentirvi a contatto con la storia o con le vostre radici o di rispettare un simbolo, non fa molta differenza se un determinato luogo sia stato o meno scientificamente riconosciuto come autentico”.Chi va in pellegrinaggio a Gerusalemme compie anche una specie di viaggio interiore .Che importa dunque se la Via Dolorosa che percorriamo oggi non sia esattamente quella percorsa da Gesù duemila anni fa e se la stanza che viene presentata ai pellegrini odierni come quelle dell’Ultima Cena risalga probabilmente al Medioevo. “Quei luoghi sono definiti dalla fede non dalla scienza” prosegue Amos Elon citando la risposta di un patriarca greco ortodosso ad un visitatore ebreo:” Non abbiamo bisogno di prove archeologiche.Abbiamo come prova una fede e una presenza ininterrotte fin dal I° secolo”.“A Gerusalemme,scrive padre Jerome Murphy-O’Connor,autore di una delle più note guide sulla città,la prudenza della ragione ha poche possibilità di prevalere contro la certezza della fede”.Così è per le reliquie anche se vari tentativi di provarne l’autenticità ci sono sempre stati.Nei primi secoli del cristianesimo la prova più evidente che una reliquia fosse autentica era data dalla sua capacità di operare miracoli. Miracoli erano considerati allora non solo guarigioni e conseguimento di grazie ma soprattutto fine di siccità,carestie,guerre,epidemie e di quant’altro il popolo era costretto a temere o subire. Intorno all’anno mille,anche per contrastare la vendita di reliquie false,si pensò di verificare l’autenticità di un reliquia mediante la cosiddetta “prova divina” che consisteva nel porre la reliquia nel fuoco .Se ne usciva indenne la reliquia era sicuramente autentica. Oltre alle conseguenze che si possono immaginare questo tipo di prova ebbe il risultato di far nascere una caterva di reliquie falsificate prodotte con materiali ignifughi.Per mettere ordine a tali prove empiriche la Sacra Congregazione dei Riti istituita,come abbiamo ricordato, dal papa Clemente IX nel 1669, dispose la “ricognizione” delle reliquie fondando poco più tardi la Pontificia Commissione di archeologia sacra.Oggi la “ricognizione” (Can.2096) spetta al Tribunale apostolico e,oltre ai membri dell’autorità ecclesiastica,intervengono due medici in qualità di periti,oltre al personale occorrente all’apertura del sepolcro e a quant’altro.Ma per quanto riguarda le reliquie antiche o quelle di cui si sono persi i documenti come ci si deve comportare? Per quelle di cui si dà per certa la non autenticità il Diritto Canonico prevede che gli Ordinari locali provvedano a rimuoverle dal culto mentre per tutte le altre il culto può essere mantenuto come per il passato a meno che da argomenti certi non consti che siano false o contraffatte (Can.artt.1284 e 1285 §2).La prudenza della Chiesa , la cui severità va ricercata nell’intento di precludere la via agli abusi che l’ignoranza,l’interesse e la fede superstiziosa potrebbero favorire,non può d’altra parte non condannare le critiche ingiustificate di chi contesta per principio una tradizione secolare.La stessa Chiesa comunque è da tempo aperta al dialogo con gli scienziati che attraverso ricerche,studi e discussioni costruttive e prudenti cercano di approfondire l’autenticità delle reliquie come recentemente accaduto per la Sacra Sindone.
5° AUTENTITICITA’
Abbiamo iniziato questa ricerca prendendo lo spunto dalla notizia che il nome di Filomena è stato recentemente cancellato dal Martirologio dei Santi in quanto si è scoperto che la persona alla quale veniva attribuito non era mai esistita.Dovendo parlare di autenticità delle reliquie partiamo dunque proprio da questo episodio tentando di capire come ciò sia potuto accadere.Le origine del culto di Santa Filomena sarebbero sorte agli inizi del 1800 con il ritrovamento,nelle catacombe di Santa Priscilla a Roma, di un’ampolla contenente del sangue nei pressi della quale su tre mattonelle si poteva leggere la scritta “Lumena pax te cum fi” che opportunamente modificata diveniva Pax tecum Filumena. Detto sangue fu dunque attribuito a questo nome e l’ampolla fu portata a Mugnano (Viterbo) dove si sarebbero verificati tanti miracoli che Filomena fu proclamata santa a furor di popolo.Si dice che in suo onore Papa Pio IX abbia celebrato una messa e che il Santo Curato d’Ars ne abbia promosso il culto in Francia.Soltanto qualche decina di anni fa , a seguito di più approfonditi accertamenti, la Sacra Congregazione dei Riti stabilì che detta Filomena non era mai esistita e ancora più recentemente il suo nome,come abbiamo visto,è stato cancellato dal Martirologio dei Santi.A parte le trafugazioni e le translazioni ufficiali gli studiosi hanno individuato nei secoli due versioni che si ripetono in modo similare nei racconti che accompagnano il ritrovamento o la donazione di reliquie: la comparsa in sogno del santo o del martire che indica lui stesso dove si trovano i suoi resti o la regalia ottenuta da monaci,abati o anche semplici pellegrini durante viaggi o visite presso chiese o monasteri .Come esempio di ritrovamento da divinazione possiamo citare quello delle spoglie di Santo Stefano detto protomartire per essere indicato come il primo seguace di Cristo ucciso mediante lapidazione.Secondo il Bentley ed altri autori a ritrovare i resti del santo a Caphargamala presso Gerusalemme sarebbe stato nel 415 un sacerdote cristiano di nome Luciano.Le spoglie di S.Stefano dopo il ritrovamento sarebbero state portate prima a Costantinopoli e di qui a Roma anche se non mancano teorie che vorrebbero i resti del santo trasportate in Francia a Lione come riferito dall’Enciclopedia Cattolica alla voce “reliquie” pag.756. Un altro ritrovamento celebre dovuto ad un sogno è quello della salma di San Benedetto che fu rinvenuta,secondo il racconto del monaco benedettino francese Mabillon, nelle campagne laziali a circa 70 miglia da Roma ad opera di un cuoco che aveva seguito un gruppo di preti francesi venuti appositamente in Italia alla ricerca dei resti del Santo.Quanto invece alla consuetudine di ottenere reliquie da parte di chiese o monasteri che ne dispongono in abbondanza durante viaggi o pellegrinaggi riportiamo qui a mo’ di esempio alcuni stralci di racconti tratti dai documenti che accompagnano alcune delle numerose reliquie custodite nella Basilica dei Frari a Venezia e ottenuti grazie al cortese interessamento di padre Mario Lorandi,bergamasco di Lovere,custode delle reliquie presso la basilica veneziana celebre anche per ospitare,tra le altre, le tombe di Tiziano e del Canova.Racconto dell’ottenimento e del trasporto a Venezia della “Preziosissimi Sanguinis Redemptoris nostri Gutta,quae unguento Nardi Spicati S.Mariae Magdalenae adherens,inferiorem partem cristallinae Pixidis visibiliter occupat” ( Goccia del sangue preziosissimo del Redentore frammista a balsamo raccolta da S.Maria Maddalena e conservata in un vaso di cristallo).Documento n.11.“Il modo col quale Melchior Trevisano ottenne così grande Reliquia fu per quanto si narra dal Autor manoscritto delli Successi del Principato di Giovanni Mocenigo,che trovandosi egli nell’anno 1479 a Costantinopoli come Capitano delle Galere del traffico di Romania,hebbe modo d’ avere un’ampollina nella quale v’era del sangue di Cristo,la quale fu tratta dalla chiesa di S.Christicola,over Cristina che dir vogliamo,e come affermarono allora molti nobili veneziani stati a Costantinopoli nei tempi innanzi,quando in essa regnavano gl’imperatori Cristiani ogn’anno,nel giorno del giovedì Santo era dall’Imperatore stesso assieme col Patriarcha tirata fuori di là e trasportata nella Chiesa di S.Sofia…………E così all’11 del Mese di febbraio dell’anno già detto,esso Melchiorre giunse alla città di Venezia con la già detta ampolla del Sacro Sangue di Cristo la quale poi l’anno veggente 1480 da esso donata alla Chiesa dei Frati Minori….” Risale invece al 1689 il documento (n.69) con il quale il p.m. Giuseppe Maria Bottari riferisce “con nostro giuramento come nel giorno primo di novembre habiamo levato dal reliquiario del Convento di S.Francesco dei Minori conventuali della terra dell’Isola di Sora una parte della reliquia dell’osso di S.Anna madre di Maria Vergine…..” seguono firme e sigilli.Ancora un documento (n. 70 ) risalente al 20 aprile 1690 attesta che “io fra Giuseppe Antonio Romani da Cingoli trovandomi per la seconda visita nel nostro convento della terra di S.Quirico della diocesi di Camerino,dopo aver visitato il SS.Sacramento dell’Altare,successivamente mi portai alla visita delle sante reliquie esistenti in detta chiesa in un armaro posto nella muraglia principale vicino l’altare maggiore………..Unitamente con il p.Lodovico Frosi e con il p.m.Antonio Fazzini d’Urbino et aperto detto armaro delle reliquie fecimi portare cinque scattolini di legno………..in una delle quali vi collocai alla presenza dei predetti pp. un pezzetto di legno della Santa Croce staccato dal pezzo di legno della Santissima Croce esistente in detto armaro. Indi presi,alla presenza come sopra,un pezzo di osso di S.Maria Madalena…….un pezzetto d’osso di S.Giacomo Apostolo, ecc. Seguono sigilli e firme.Mentre nei casi di ritrovamento di sacri resti a seguito di un sogno ci troviamo nel campo delle ipotesi e dell’imponderabile,nel caso di prelevamenti di reliquie da parti più importanti ci troviamo invece di fronte a dei documenti che ,come abbiamo appena visto,attestano autenticandolo un prelievo ma che non possono certamente autenticare,con effetto retroattivo,la reliquia originale di cui viene data per scontata l’appartenenza al santo cui era stata inizialmente ascritta.Quasi tutti i documenti attestanti la provenienza delle reliquie conservate nella Basilica dei Frari così come quelle conservate nei grandi reliquiari di moltissime chiese e basiliche sono datati a partire da dopo l’anno mille. Vale quindi anche per tali reliquie,salvo eccezioni, lo stesso discorso fatto per la Sindone.Anche lo studio odierno che pure può basarsi su sofisticate tecniche fisico-chimiche oltrechè su oggettive testimonianze archeo-antropologiche, “non può fare a meno – come ha sottolineato Massimo Centini – dell’influsso che una certa tradizione agiografica ha creato intorno a questi singolari reperti”. Lo stesso Centini,autore di un interessante saggio su “La vera storia dei Re magi” (Ed.PIEMME) quando si riferisce alle reliquie degli stessi che,come vuole la tradizione e come abbiamo già ricordato,si trovavano a Milano in S.Eustorgio e di qui furono portate da Federico Barbarossa a Colonia,deve riconoscere che “Le tracce dei Magi,già difficili da ricercare nella memoria storica e leggendaria lasciata dalla loro esperienza in vita,si polverizzano in un dedalo senza fine quando si parla delle loro reliquie….”.Il problema dell’autenticità del resto ha sempre messo a dura prova chi ha dovuto affrontarlo.Nel V° secolo il vescovo di Nola ebbe modo di osservare che per quanto legno venisse asportato, la Santa Croce si rigenerava da sé. Sempre a proposito della Croce, Calvino,che si scagliò violentemente contro l’uso delle reliquie,ebbe a dire in un trattato “Se come testimonia il Vangelo questa Croce poteva essere portata da un uomo,quant’è palese l’impudenza di chi oggi pretende di esibire più reliquie di quante ne potrebbero portare trecento uomini!……..Se tutti i frammenti più o meno grandi della Croce fossero messi insieme essi riempirebbero completamente la stiva di una nave”.Se partiamo dal presupposto,come sostiene lo studioso Sir Steven Runciman,che anche un falso può avere un suo valore storico e che la storia delle reliquie va osservata più che con spirito critico in rapporto all’evoluzione del pensiero cristiano,allora si potrà anche sorridere del fatto che non meno di quattordici prepuzi di Cristo siano esposti in varie chiese d’Europa e che se tutte le fiale contenenti il latte della Madonna fossero vere,come malignamente ricordava Calvino “Essa non avrebbe potuto produrne una così grande quantità nemmeno se fosse stata una mucca…..” O ancora che, secondo uno studio della maggiore esperta francese degli aspetti legali delle reliquie,Nicole Hermann-Monsard, se tutte le reliquie superstititi fossero autentiche Santa Maria Maddalena dovrebbe avere avuto sei corpi e San Gregorio Magno due corpi e quattro teste.Nel suo libro su “Gerusalemme città di specchi” (Ed.Rizzoli) Amos Elon dice:” La questione dell’autenticità non ha alcuna importanza; se il vostro unico scopo è di fermarvi a pregare oppure di sentirvi a contatto con la storia o con le vostre radici o di rispettare un simbolo, non fa molta differenza se un determinato luogo sia stato o meno scientificamente riconosciuto come autentico”.Chi va in pellegrinaggio a Gerusalemme compie anche una specie di viaggio interiore .Che importa dunque se la Via Dolorosa che percorriamo oggi non sia esattamente quella percorsa da Gesù duemila anni fa e se la stanza che viene presentata ai pellegrini odierni come quelle dell’Ultima Cena risalga probabilmente al Medioevo. “Quei luoghi sono definiti dalla fede non dalla scienza” prosegue Amos Elon citando la risposta di un patriarca greco ortodosso ad un visitatore ebreo:” Non abbiamo bisogno di prove archeologiche.Abbiamo come prova una fede e una presenza ininterrotte fin dal I° secolo”.“A Gerusalemme,scrive padre Jerome Murphy-O’Connor,autore di una delle più note guide sulla città,la prudenza della ragione ha poche possibilità di prevalere contro la certezza della fede”.Così è per le reliquie anche se vari tentativi di provarne l’autenticità ci sono sempre stati.Nei primi secoli del cristianesimo la prova più evidente che una reliquia fosse autentica era data dalla sua capacità di operare miracoli. Miracoli erano considerati allora non solo guarigioni e conseguimento di grazie ma soprattutto fine di siccità,carestie,guerre,epidemie e di quant’altro il popolo era costretto a temere o subire. Intorno all’anno mille,anche per contrastare la vendita di reliquie false,si pensò di verificare l’autenticità di un reliquia mediante la cosiddetta “prova divina” che consisteva nel porre la reliquia nel fuoco .Se ne usciva indenne la reliquia era sicuramente autentica. Oltre alle conseguenze che si possono immaginare questo tipo di prova ebbe il risultato di far nascere una caterva di reliquie falsificate prodotte con materiali ignifughi.Per mettere ordine a tali prove empiriche la Sacra Congregazione dei Riti istituita,come abbiamo ricordato, dal papa Clemente IX nel 1669, dispose la “ricognizione” delle reliquie fondando poco più tardi la Pontificia Commissione di archeologia sacra.Oggi la “ricognizione” (Can.2096) spetta al Tribunale apostolico e,oltre ai membri dell’autorità ecclesiastica,intervengono due medici in qualità di periti,oltre al personale occorrente all’apertura del sepolcro e a quant’altro.Ma per quanto riguarda le reliquie antiche o quelle di cui si sono persi i documenti come ci si deve comportare? Per quelle di cui si dà per certa la non autenticità il Diritto Canonico prevede che gli Ordinari locali provvedano a rimuoverle dal culto mentre per tutte le altre il culto può essere mantenuto come per il passato a meno che da argomenti certi non consti che siano false o contraffatte (Can.artt.1284 e 1285 §2).La prudenza della Chiesa , la cui severità va ricercata nell’intento di precludere la via agli abusi che l’ignoranza,l’interesse e la fede superstiziosa potrebbero favorire,non può d’altra parte non condannare le critiche ingiustificate di chi contesta per principio una tradizione secolare.La stessa Chiesa comunque è da tempo aperta al dialogo con gli scienziati che attraverso ricerche,studi e discussioni costruttive e prudenti cercano di approfondire l’autenticità delle reliquie come recentemente accaduto per la Sacra Sindone.