RESISTENZA

SENZA TREGUA - GIOVANNI PESCE


GIOVANNI PESCE - PARTIGIANO E COMUNISTA Roma - giovedì 24 aprile ore 15.30 Università La Sapienza, Aula Ginestra (Chimica vecchia) Proiezione del documentario "Senza Tregua" di Marco Pozzi   INTERVENGONO: MARCO POZZI - autore del filmKETTY CARRAFFA - Responsabile sito www.memoriedispagna.orgFERDINANDO DE LEONI - partigiano combattenteALEXANDER HOBEL - Archivio Storico del Movimento Operaio  ORGANIZZANO:    RESISTENZA UNIVERSITARIA, COLLETTIVO A PUGNO CHIUSO,COLLETTIVO R-EVOLUZIONE, COLLETTIVO INGEGNERIA, COLLETTIVO VILLA MIRAFIORI IN MOBILITAZIONEIl tracollo della "sinistra parlamentare" alle elezioni politiche del 2008 segna la scomparsa, ad oggi definitiva, della rappresentanza delle lotte e  degli antagonismi sociali in Parlamento. Questoè ora in mano alla destra più feroce, clientelare, populista, razzista e xenofoba che si sia mai vista in questo paese, favorita da una finta opposizione che, nonostante gli appelli strumentali al "voto utile", ha ricevuto l’ennesimo schiaffo dal popolo italiano e dai suoi settori più disagiati e sfruttati: il suo gioco al "poliziotto buono" non ha pagato. In questo contesto l’attacco a quei pochi diritti sociali (istruzione, sanità, diritto a manifestare il proprio pensiero e dissenso) e alla gestione pubblica delle risorse del nostro paese si farà feroce e passerà attraverso leggi antisociali (esternalizzazioni, precarizzazione, privatizzazioni, speculazioni edilizie, elemosine per donne e bambini, etc.) e inevitabilmente arriverà ad attaccare e smantellare la nostra Costituzione e la memoria storica di chi, con il proprio sangue, ha combattuto ed è morto per far risollevare l’Italia dalla dittatura fascista: i partigiani, la Resistenza. Questo 25 aprile diviene allora per noi giovani, studenti e antifascisti, non l’ennesima commemorazione, ma un nuovo inizio di lotta politica e battaglia culturale attiva per diffondere e far vivere ancora quel modo di pensare e fare LA politica: ribadirne i fondamenti di partecipazione solidale e democratica nell’antifascismo, l’esperienza della lotta armata e la riconquista (spesso passata per esperienze drammatiche come il confino, la tortura, il carcere, gli stupri) delle libertà formali (parola, stampa, opinione, manifestazione del dissenso) e delle libertà sostanziali (diritto ai beni primari come la casa, la salute, l’istruzione).  Perché ci pare indispensabile, oggi più che mai, ribadire la validità e l’attualità della pratica antifascista, non ridotta a mero valore trascendente e di pura testimonianza. Contro coloro che tendono ad appianare differenze, che azzerano i torti e le ragioni e accomunano nella stessa melma tutte le indistinte vittime italiane, monolite inaccessibile e incontestabilmente acritico. Contro il revisionismo dei letterati alla Pansa, Vespa e Mieli e la svendita e volgarizzazione da parte di una sinistra sempre pronta al mea culpa, ribadiamo la necessità di sottolineare la memoria di un profondo odio che divide e che non azzera le differenze, di un’esperienza storica non lineare, di non cadere nella facile e tanto ricercata retorica del conteggio delle vittime come valore su cui ricalcare e plasmare le nostre discussioni. Perché siamo stanchi di un’intellighenzia che inneggia ad una memoria bipartisan, ad una tregua civile, che si è limitata alla pura esaltazione del precetto della nonviolenza come ago della bilancia su cui fondare ogni giudizio. La morte appiattisce, unisce, offusca; e il valore e la moralità della Resistenza stettero anche nella capacità degli antifascisti di ricreare un’Italia libera anche a costo di spargimenti di sangue. Perché alla riabilitazione ideale del fascismo e alla parata riconciliatrice rispondiamo con la rivendicazione della nostra memoria divisa. Ed è allora proprio l’Università il luogo di produzione e condivisione della cultura: lasciamo le aule senza dialogo e i tempi folli dell’esamificio e riprendiamoci la parola, la coscienza, la storia! La Resistenza ci lascia un’eredità di inestimabile valore: la libertà come partecipazione. E’ una libertà di cultura, di azione, di rivolta e sovversione contro uno stato di cose profondamente ingiusto e drammaticamente violento.  Per questo abbiamo voluto dar vita ad un momento di dibattito pubblico ricordando un grande uomo e partigiano come Giovanni Pesce e con lui sua moglie Nori Brambilla, che misero il loro pensiero e la loro azione al servizio della libertà e della giustizia sociale, combattendo l’oppressione razziale, politica, economica, le barbariche ideologie di sterminio e di morte del nazifascismo e ridando all’Italia una nuova vita. Di questa lunga storia, starà a noi raccogliere e continuare la sfida, la lotta.