Lady Juliette

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 Fui svegliata dalla luce soffusa dell’alba, che faceva capolino tra le fessure delle persiane socchiuse. Dopo essermi strofinata gli occhi, sollevai lo sguardo verso il soffitto color miele. Il sole che sorgeva da dietro le colline, filtrando attraverso il tessuto trasparente della tenda: proiettava nella camera, bagliori di luce giallognola costellati da una miriade di pulviscoli dorati; diffondendo così una spettacolare visione; in perfetta sintonia con l’attuale atmosfera settembrina. Scostai le lenzuola, e mi sedetti sul letto prima di alzarmi. Poggiai i piedi sul duro pavimento di legno in rovere del parquet; e mi avviai verso le scale per scendere in cucina. Fui assalita da una sottile malinconia, - mentre ripensavo all’autunno che si era già presentato con il suo sacco carico di attese-; consapevole anche che mi sarebbe aspettato un inverno duro. Ora bisognava trovare il modo di farlo scivolare serenamente; non dimenticando di richiamare in mio aiuto i magici elfi che soggiornavano sotto le coltri della mia fantasia. Mi distesi sul divano; e come per incanto il mondo intorno a me assunse i magici colori dell’autunno: dal verde cupo dei sempreverdi; al rossiccio delle foglie che penzolavano, stanche e appesantite, dai rami rinsecchiti. E poi c’era quel grande albero di quercia che vegliava da sempre sui miei sogni. La ricordo ancora: un’imponente quercia millenaria che costeggiava lungo la strada principale del paese. Dietro ad essa, sorgeva il rudere di una vecchia fattoria appartenuta ai miei avi, sennonché ai miei stessi genitori: ci trasferimmo nella nuova abitazione solo qualche anno dopo la mia nascita. La fattoria era una vecchia costruzione in pietra di tufo; con la dimora per le galline situata al primo piano, per salvaguardarle dalle volpi. Si poteva raggiungere la stanza salendo una grezza gradinata di cemento armato: protetta da una solida ringhiera; anch’essa in pietra che formava un tutt’uno con le mura della casa. Il portoncino di legno, smunto e ingrigito dal tempo, al centro,era attraversato orizzontalmente da una spranga di ferro arrugginita, con un cardine per la chiusura, appeso ad una pesante catena: una sicura protezione anche per i ladri di galline; - molto presenti in quel magro periodo del dopo guerra - . (continua... forse!) L@ur@LaScrivana
luoghi non luoghi che ti portano su nuove dimensioni ...nuove luci e colori che donano nuove sensazioni ...Luna.Piena40  
Tutto parla d'autunno e del passo che mi riporta a te. Non ti ho mai lasciata sola d'inverno.AlfaZulu31   
E' tempo di bacche..ma tra il vento tiepido si insinuano ancora prepotenti onde marine e riflessi di azzurro...misteropagano  
Vedo la Madre ,la Natura in una sera calda di un tardo estate . Vedo la serenità e la gioia di godere ancora dei ultimi strascicchi di caldo . Vedo i colori della vita intensi e caldi e perfino le foglie color ruggine emanano calore . Vedo la pace tra i mondi anche se l'uscio della piccola porta è chiuso . Vedo la gioia di vivere nella semplicità . Vedo la felicità .FreeOnTheAir 
 Il fruscio delle foglie cadendorompono il silenzio della notted’autunnotutto intorno il giallo opacoricopre il verde campielloper annunciare l’arrivodell’inverno,da secoli si ripete ogni annol’evento,così insegna la stagione, tutto èripetizione,si nasce per morireper poi tornare a rifiorire.Assia.K