Lady Juliette

Gioco Immagine


          E’ alta l’acqua a Venezia. Le gondole approdano a San Marco e sfuggono dalle saracinesche abbassate dell’Harry’s Bar e del Florian per raggiungere le osterie dei campi verso l’Arsenale. Umido ovunque in un cielo più nero che grigio. Una Venezia per pochi. El Limba, il Saccagna, il Niagara e il Virgola sanno bene che oggi non intascheranno nessun ducato. Troppo pericoloso il vogare sul Canal. Meglio farsi un’ombra de vin e quattro chiacchiere e tirar tardi. Ogni passo un tonfo, ma non è certo l’acqua che fa paura a un gondoliere. Fra le calli deserte risuonano solo le voci chiassose dei quattro. Il Virgola cammina. E’ un’anomalia fra i gondolieri. Magro, tanto che quando rema pare proprio una virgola, muto come nessuno in laguna. All’incrocio fra due calli appare una figura, scura più dell’aria attorno. E infreddolita, con un filo di voce chiede: “Buongiorno signori, qualcuno di voi mi può accompagnare al Cannaregio per il Canal Grande?” Il Niagara risponde secco: “Buongiorno signora, gnanca par morte morir.” Rincara la dose il Saccagna: “Ma te vien dal Dòeo?” El Limba chiude: “Ma ti vien da Maroco?” Il Virgola la guarda bene. Cercando lo sguardo nascosto dal cappuccio del mantello intravede un prezioso ricamo di seta bianca sul volto: “Vi porto io Signora, ma non si passa dal Canal, raggiungeremo il rio di san Zulan, poi per il rio di Santa Caterina entreremo nel rio della Misericordia, infine dovrete andare per calli.” “Ma ti ga' ea lola? Virgola!” “Eà se onga eà regata, Niagara.” “Zè fora de vada, Virgola. N'demo a la furatola a magnar?” “Allora Signora, cosa avete deciso?” “Va bene come proponete voi, vi ringrazio Virgola. Ho casa dove il rio di San Marcuola entra nel Canal Grande, potrete portarmi direttamente a casa” “Co rivo rivo si può fare” Tornarono a San Marco. “Prego Signora, salite e riparatevi nella felze” Il remo taglia l’acqua sia quando affonda nei rii, sia quando fluttua nell’aria. Virgola non guarda nemmeno per un attimo la Signora. Umidità che è quasi pioggia. Un viaggio che vale una giornata di lavoro, un remare dentro un labirinto che il Virgola conosce a memoria. Il movimento lento della voga disegna curve nell’aria, un gesto che rapisce la mente della Signora e gli occhi non si staccano più dalla figura a poppa. Oggi l’acqua è un deserto. Nessun incontro in questa triste e muta Venezia. Arrivati a destinazione la Signora salda il conto al Virgola. “Virgola, siete tutto bagnato, dovete tornare indietro, inutile che aspettiate qui, sapete bene che, con questo tempo, non troverete nessun altro cliente per coprire la corsa di ritorno. Vi ci vorrà un’altra ora abbondante per rientrare, un'altra ora immerso in questa acqua, accettate l'invito nella mia casa, giusto il tempo per scaldarvi, sarete mio ospite, vi preparerò una bevanda calda.” “Avete ragione Signora. Per fare questo viaggio a tutti i costi, sto rischiando di buscarmi un malanno e perderei i prossimi giorni di lavoro. Accetto, fatemi strada.” Le tende la mano per farla scendere direttamente sui gradini che danno sul Canal Grande e spariscono dietro il portone. Del seguito il Virgola ricorda poco: il caldo della casa che asciuga l’umido delle ossa, il vapore della bevanda e dentro il vapore, lei, che gliela offre. Ha indosso ancora il mantello. Fra le mani un vassoio d’oro zecchino e una tazza di te fumante. Lo appoggia su un tavolino. Scioglie il laccio sotto il mento. Resta solo col prezioso ricamo di seta bianca. “Se volete vedermi il viso, non vi resta che togliermi il pizzo. Ve lo siete meritato.” Sìe ore ea cresse, sìe ea càea. Gondole di carta come desideri d’acqua ormeggiati ad un lampione. Così è Venezia, acqua alta, sorpresa e mistero. Essayer
Il mio cuore di carta tra torbide acque è il mio vagare e mai scampo né tregua ho, in conflitto d'onda il mio cuore di carta fluttua agitato il vento a strattoni mi soffia feroce giorni di disperati turbini, ognuno rimane un relitto disperso e affannato che dimena muscoli e fiato oltre i pensieri assenti, un faro s'erge come un fantasma di ciò ch'eravamo stelle di vita vera prima di perderci qui, in alto mare mentre incombono nubi che disegnano il quadro di questi tempi dipinti di buio dal buio  Lady_Anima
Confini di tempo Come un turbine di vento gli anni, le stagioni, le speranze i silenzi mulineranno, improvvisi, intorno a me immobile nella nuova, livida, sicura percezione della vita lasciata ormai alle spalle. Più labile del guizzo di una lucciola nel buio mi parrà il tempo consumato. Allora si leverà, improvviso un vento freddo -il soffio del dio del mutamento giunto dal passato a reclamare ciò che gli appartiene- e le prime folate di vento tra lampi di illuminazione e di dolore spingeranno la mia fragile barca nell'oscuro tumultuoso mare solo la fragile corda del pensiero mi terrà, per un attimo sospesa all'ultimo barlume di luce che lento sparirà tra le onde della mia vita mortale ai confini del tempo Strega_Morgause  
Ormeggi C'è qualcosa che ci fa di carta i corpiForse quel grumo di grisaglie sofferte all'orizzontevezzo impunito tra più sfumate voluteLegati ci fa sentire ad un lampionegalleggianti nel deserto acquoso cittadinoluccicanza nel mare inconscio tracimante...E dire che luccichii e balenii fanno di noi esseri luminosidisperse nel cielo anime d'altri mondima con le membra saldamente ancorate e a mollostrattonate dalla risacca strafottente...E'un qualcosa che ci vuole oppostiognuno per un senso cardinaleassi cartesiane sentimentalivettori per mancati incontristatisticamente ellittichetra l'una e l'altra le curve  Woodenship 
  Luce nella NotteE’ in questa notte Grigia di nebbia che il battito opprime, nera d’essenza Che una ad una, io, taglierò le cime Ed ogni pensiero Come barca alla deriva troverà il destino suo.Sento vita questa notte la serena calma di un’alba sicura il batter d’ali sulla schiena nella nebbia del tempo farsi distinto, crescente.Taglierò cime Così che il lume viva E risplenda, come diamante puro E da lontano lo si veda Nella notte … In questa notte Nera.Across.The.Shadows