Reticolistorici

Locale - Globale, dicotomia "infernale"?


 "I can't believe back home they failed to understand That I am simply a chavo kind of man Hey Chavorale,...Think Locally! Palo Mande,...Fuck Globally!"("Think Locally, Fuck Globally", Gogol Bordello) "[...] simultaneamente, noi assistiamo da un lato a un'emigrazione della decisione politica dagli Stati nazionali verso l'esterno, verso sedi molto spesso conosciute o remote; e, dall'altro, a una corrispondente frammentazione della decisione politica verso l'interno, in direzione di unità politiche che spesso non sono intrinsicamente democratiche.  Non mi riferisco solo all'aggressività dei Bossi o degli Heider, ma a un diffuso romanticismo regionalista che trovo molto ambiguo. [...] L'autogoverno è un concetto molto importante che si è diffuso dopo la prima guerra mondiale. Ma è anche un concetto ambiguo. Ha infatti acquisito due significati differenti, che non devono essere confusi. In origine esso voleva semplicemente affermare che il popolo ha il diritto di governare se stesso, perché composto di cittadini, non di sudditi. [...] Ma c'è un altro significato che può apparire solo lievemente diverso e invece, in realtà, è caratterizzato da una fondamentale differenza. Questa seconda accezione lega l'autogoverno a determinati confini politici, e rivendica un diritto sovrano per la gente che vive entro quei confini. [...] L'autogoverno così inteso è stato la causa di molte sofferenze a partire dagli anni Venti del Novecento" (R. DAHRENDORF, Dopo la democrazia, Editori Laterza, Bari, 2011, pagg. 27-28)"in realtà sotto l'aspetto della globalizzazione" si nasconde "il mostro dell'IMPERO mondialista favorevole ai grandi gruppi di potere che non vedono di buon occhio sia le piccole comunità sia il sociale. In questa logica il governo unico su scala mondiale (l'impero) verrebbe a configurarsi come un immenso superstato planetario [...] gravissima minaccia per la libertà delle persone, dei popoli, delle comunità e per la loro sovranità, per l'eguaglianza, per il benessere e per la pace, in quanto non sarebbe possibile controllare dal basso il super stato mondialista". Tuttavia, una globalizzazione economica potrebbe generare una movimento inverso al mondialismo. Perché? Vediamolo: "Secondo Hoppe, adottando un regime di libero scambio illimitato (globalizzazione dei mercati senza mondializzazione politica), persino lo stato più piccolo col più piccolo territorio potrebbe pienemente essere integrato nel mercato planetario ed usufruire di tutti i vantaggi economici e sociali della divisione del lavoro. In questo caso la liberalizzazione degli scambi risulterebbe inseprabile dalla decentralizzazione e dell'autonomia e molti piccoli stati e comunità prospere ed indipendenti non aspirerebbero ad unificarsi con altri proprio perché la loro economia, aperta ai mercati mondiali e basata sul valore reale della moneta, ne trarrebbe direttamente il maggiore vantaggio senza passare per le strettoie burocratiche e fiscali dello stato planetario sovrano, unitario e accentrato [...]". (P. BONACCHI, Dalla società delle api alle città stato del futuro, Nexus Edizioni, 2010, pagg. 219-220)