Reticolistorici

Illusione monetaria e dintorni


"Gli economisti della Bce hanno a lungo sostenuto che il miglior tasso d'inflazione era quello più basso possibile. Hanno affondato questo obbiettivo sull'affermazione che gli attori economici - voi ed io - non sono affatto vittime di quella che viene chiamata illusione monetaria, e che sono in grado di distinguere tra i valori nominali e i valori reali di ogni prodotto. In altri termini, che gliattori sarebbero assolutamente informati dei cambiamenti presenti e futuri dei prezzi di tutti i prodotti e di tutte le attività e che determinerebbero il loro comportamento in rapporto non alla loro ricchezza monetaria, ma alla loro ricchezza reale. Si noti che questa affermazione presuppone che gli attori abbiano una completa conoscenza dei flussi di reddito per la loro intera vita attiva [...]" Da un lato quindi Keynes: aumenta il reddito e, nonostante un aumento dei prezzi, aumenta il consumo. Aumentando il consumo, aumenta la produzione che riduce la disoccupazione. Dall'altro gli economisti monetaristi per i quali le famiglie e le imprese tengono conto del reddito reale e non di quello nominale: non incrementa il consumo, né la produzione; non si riduce la disoccupazione a aumenta l'inflazione. Un tasso di inflazione troppo basso ha due conseguenze: a) tassi di interesse reali troppo elevati; b) produzione accompagnata dalla creazione di nuovi prodotti e dalla realizzazione di nuovi processi di produzione. Pertanto un tasso di inflazione troppo basso non consente uno sviluppo adeguato dell'apparato produttivo. Rigidità che sono alla base di un futuro tasso di inflazione più elevato. Ovvero gli antipodi delle credenze in seno agli ambienti BCE.