Reticolistorici

L'elogio del bene...


"Ho sempre immaginato il volontariato - senza conoscerlo, naturalmente, solo la non-conoscenza favorisce la certezza - un punto di intersezione tra la vocazione mancata e la consolazione di sé. Finché ho conosciuto amici e amiche di Paolo. Questi giovani che lo accompagnano nelle pizzerie, nei cinema, nei negozi di dischi usati, dove acquista, a prezzo di amatore, canzoni e canti popolari di altri tempi (chi salverà le tradizioni, se non i giovani, i migliori, si intende?), sono gentili, smisurati, discreti. In cambio non si aspettano nulla. Non si aspettano doni né ringraziamenti. E danno non solo un aiuto, ma ciò di cui gli uomini hanno più bisogno quando non la sentono mai, la simpatia. [...] L'aiuto agli indigenti, ai malati, ai carcerati è stato il comportamento che, alle origini, ha turbato milioni di pagani. Oggi che viene esercitato anche dai laici (ma che cosa c'è di laico nella religione dell'uomo?), si tende, più che a farne un modello, ad approfittarne. [...] L'elogio del bene ha inquietato perfino il sonno dei classici ed è stato l'incubo della loro veglia. Manzoni, per farselo perdonare, ricorre all'ironia, Cervantes alla follia, Dickens alla stupidità, Dostoevskij alla idiozia, Melville alla innocenza. Solo Hugo non esita a edificare al bene una cattedrale, ma a luim ahimè, si perdona tutto. Parlare del bene è imperdonabile. Infatti non me lo perdono." (G. Pontiggia, Nati due volte, Oscar Mondadori, 2011, pagg. 211-213).