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All’alba , “ là basc” , a sucutià (1) ‘e passeri”


 All’alba , “ là basc” ,  a sucutià (1)  ‘e passeri”di Antonio di PalmaAltri ricordi di quella che fu senza saperlo una infanzia felice mi riportano al tempo della semina del grano. Quando dopo circa una settimana dalla semina, il grano cominciava a  spuntare dal terreno, gli uccelli affamati si calavano nei solchi e mangiavano le piccole  piantine, mettendo a rischio  la semina. Allora noi ragazzi venivano mandati prima dell’alba nei propri campi di grano a “sucutià” i  passeri. Noi seminavamo il grano “la-basc, ossia laggiù; e laggiù corrispondeva alla campagna  che avevamo nei pressi della masseria ‘O Pugliese“. Gli uccelli, però, scacciati da un campo andavano a calarsi nei campi  vicini per fare ivi la loro  mattutina colazione. Ma lì a intercettarli e cacciarli via c’erano altri coetanei a tutela dei loro campi. Ma in fin dei conti, questi uccelli da qualche parte comunque si sfamavano, e infatti non si trovavano da nessuna parte uccelli morti di fame !!! Per sucutià gli uccelli ci fornivamo di un secchiello con dentro del fuoco  che doveva sprigionare fumo.Per accendervi il fuoco facevamo roteare il secchiello di 360 grandi; col fuoco che si accendeva  si sprigionava anche il fumo che nelle intenzioni doveva mettere in fuga gli uccelli. Non saprei se quel secchiello servisse per spaventare gli uccelli o più verosimilmente per consentirci di scherzare, ingannare il tempo, nonché per scaldarci. Eravamo pure dotati del cosiddetto “’o maschio” (che noi a Spartimento invece chiamavamo Marchio). Si trattava di un cilindro di ferro. A uno dei due capi di tale cilindro veniva praticato un buco ed esso veniva riempito di polvere da sparo. La polvere da sparo veniva versata nel buco  e in esso trattenuta da una minuscola bustina – chiamata “a butticcioll” (che da sola era capace di fare una piccola botta). Le “butticciolle” venivano vendute in fogli-rosa che ne contenevano a decine. Riempito ‘o  maschio con la  polvere da sparo, introdotta poi una bustina che doveva pressare la polvere, pressata questa dal pistoncino fino in fondo al buco, il maschio era mantenuto “sospeso” da un filo di ferrofilato legato alla testa del pistoncino e alla coda del  “maschio”. Con esso in questa posizione raggiungevamo o i binari della ferrovia o qualunque altra pietra di marmo, per battervelo contro. Bisognava solamente stare attenti a eventuali suoi contraccolpi contro le gambe). Lo sparo era simile al colpo del fucile, e così i passeri si spaventavano e volavano via; talvolta si levavano in volo nuvole di passeri che nemmeno si vedevano mentre mangiavano le tenere piantine di grano, appena spuntate dal terreno, perché essi neri come erano e sono, si confondevano perfettamente col colore nero del  terreno, fresco di aratura . Il rimedio era efficace! Era questo di sucutià i passeri un compito tipico di noi ragazzi di allora, che svolgevamo non solo perché obbligati, ma anche perché  divertente. ------------------------------------------------------------------------------------------------------1.  Nota etimologica Sucutià da sucut(i)are, deriva forse dal perfetto del verbo SEQUOR (Secutus -a -um, sum) che significa seguire e, per estensione, inseguire, e quindi inseguire per spaventare e allontanare i passeri dal grano seminato, allo scopo di preservarlo.