Reticolistorici

Post N° 36


            Storia con le immagini o immagini con  la Storia?        
       Si può fare storia solo con le immagini? Forse si può creare un percorso di immagini che colpisca l’immaginazione e crei quei passaggi mentali, o più sinteticamente, link che l’encefalo normalmente compie attraverso un rete di giustapposizioni di pensiero le quali Joyce cercò di mettere nero su bianco con straordinaria abilità. Certamente, ci vorrebbe un immane lavoro per fare storia con immagini ma non si riuscirebbe probabilmente a spiegare i volta faccia e i giri di valzer che i capi di Stato compiono anche nell’arco di pochi anni, sorprendendo l’opinione pubblica più attenta e meno banale. L’ultimo giro di valzer si è concretizzato con la parabola letale di amore-odio USA-Saddam Hussein; giro di valzer che esiste in quanto tale, innegabile. L’interpretazione è libera. Limitandoci all’ambito italiano ne avremmo cospicue centinaia di migliaia, dal valore dubbio o discutibile, sennonché ci si sente ammonire: «Per me puoi dire quello che vuoi, io penso che….». Lasciando perdere un fatto che molti ignorano, ovvero: dopo verba putanti (quei verbi che introducono un nostro pensiero) l’italiano richiede il congiuntivo, l’«io penso che» non sempre paga, dal momento che quanto succede non è «quel che vorresti che succedesse» ma semplicemente «quel che succede». E se non ti piace ballare, o ti copri gli occhi di fronte ai valzer contemporanei, ciò non significa che questi non esistano. A ciascuno il suo. Alla storia le immagini.