Reticolistorici

Post N° 60


Sulle orme di Bloch?«La storia» scriveva March Bloch «nasce dalle domande che il presente rivolge al passato»: L’Italia repubblicana ha lungamente «interrogato» il 1943-1945, producendo decine di migliaia di titoli sulla Resistenza partigiana […], ma ha dimenticato l’Italia imperiale del 1940-1943, quella che all’ombra del Reich ha attaccato la Francia, trasformato la Slovenia in provincia e la Dalmazia in governatorato occupato il Montenegro, la Grecia, le isole ionie ed egee; e dalla campagna di Russia ha «interrogato» la «sacca del Don» e l’odissea dell’ARMIR in nota, dimenticando che la ritirata da un paese nemico presuppone una precedente avanzata e un relativo modello occupazionale (andrebbero aggiunte le «mancate domande» sulla politica coloniale in Africa, dalla «riconquista» della Libia negli anni Venti all’occupazione dell’Etiopia, ma in questo volume l’analisi è limitata allo scacchiere europeo ed esclude le vicende coloniali). [...]Ad assicurare il meccanismo di rimozione delle colpe è intervenuto lo stereotipo assicurante ed autoassolutorio degli «italiani brava gente», un’autorappresentazione collettiva sedimentata nella coscienza nazionale, che Mussolini considerava spia di fiacchezza morale da vincere con l’educazione alla romanità, ma che lo stesso fascismo aveva contribuito ad alimentare con l’immagine del colonialismo in Africa, presentato come un’opera pacifica e laboriosa di civilizzazione. Secondo questo modello, il soldato italiano è fondamentalmente buono, saldamente ancorato ai valori della famiglia […] come tale, egli non è capace non è capace di violenza contro inermi, non si accanisce nelle rappresaglie, non si abbandona alle sopraffazioni brutali della guerra. Dopo l’armistizio dell’8 settembre (e, ancor più, dopo la fine della guerra) questo stereotipo rassicurante si è alimentato nel confronto con la violenza germanica.[…]Non si può tuttavia trasformare l’efferatezza nazista in un alibi assolutorio né tacere che vi sia stata una politica repressiva del Regio esercito […]; né si può tacere che questa politica ha prodotto esecuzioni sommarie dei guerriglieri catturati, misure restrittive verso le comunità che li sostenevano, internamenti di civili, devastazioni intimidatorie.(da G. OLIVA, "Si ammazza troppo poco", Milano, Oscar Mondadori, 2007, pagg. 4-8)