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Ho perso il filo


Questo brano è tratto da un racconto lungo di cui ho già postato un paio di brani. I due protagonisti, assolutamente agli antipodi nel modo di concepire e vivere le rispettive esistenze, hanno invece qualcosa in comune. Di seguito quasi un delirio psicologico che segna una sorta di dead-line della protagonista. Vuole una svolta ma non scorge l’orizzonte, è certa ci sia ma non sa dove, non si sente più immortale e comincia a percepire la provvisorietà della vita.Un giro attorno a qualcosa.Un giro tra aria viziata e ronzii attorno ad un tavolo. Due giri … diventa ovale.Tre giri ed è rotondo ... devo uscire.Uscire, per scacciare la caustica solitudine, tra narici otturate, vene sfruttate ed occhi fulminati da un' ingordo tiro di puro bianco, inalato tra pareti scrostate ed ingrigite e tavoli spigolosi che diventano tondi !Il vicolo è percorso da muri odorosi di piscio clandestino.Mi muovo, mi trascino ... forse corro, attraversando spazi temporali e nausee mentali.Tra noia, stanchezza, veleni, muri di muffa e scie calde di uomini o bestie ... dovrei muovermi, correre, ed invece faccio fatica persino a pensare.Rabbia e rimpianti al vetriolo corrodono i sensi di colpa che vorrei, e tessono ragnatele nella testa, regalandomi uno splash continuo !Cammino in moviola trascinata, passo da un replay all’altro rischiando il breakdown.Ho il cuore in crash, e nello stomaco un cane che morde e non rispetta i battiti.Sono fuori e corro ... vorrei correre lontano dalla sadica opera che sto compiendo sulla me che non riconosco, che non mi appartiene.Muovo un passo dopo l'altro, cercando di capire dove metto i piedi e vedo un vortice di asfalto umido in multivision.Dovevo uscire, sono uscita e corro, certamente scappo e non mi basta.Mi stringo avvolgendo la mia carne tra le braccia in modo isterico in un loop stretto senza fine.Rido perchè non vedo soluzioni, perche non trovo soluzioni, perchè non offro soluzioni, perchè non bastano soluzioni.Incrocio qualcuno, qualche fottuto essere che mi guarda, ed io posso sentire il rumore di stupore e compassione che esce da quel cazzo di cervello !Rido pensando ai suoi giorni sterili allietati dall' indifferenza che appena voltato l'angolo anestitizzerà la sua coscienza.Crede di essere molto diverso da me !Non siamo poi così diversi, qualche salto di differenza, qualche grido di solitudine, qualche singhiozzo di semplice angoscia ... non siamo poi così differenti noi due!Potrei amarlo e lui potrebbe amare me.Basterebbe non lasciarsi con il dubbio del nostro odore per amarsi, forse.Un if - then - else e le nostre strade hanno preso vie diverse, ma cazzo non siamo così differenti !Non ci credi ? Una possibilità, cosa chiedo.Un if – then - else è una condizione ed ha una via d’uscita, dov’è la mia.La fine di questo vicolo ?Dov’è la mia !!Corro, cammino, non vedo altro che strada e la nottata appena passata ancora attaccata agli occhi.Ci sono ancora, sospesa tra la speranza che questo sia un bene e la certezza che non sia ancora abbastanza.Decido di tornare, con un ghigno tirato  stampato in faccia che sembra finto ... di cartone.Qualche cluster è in funzione allora ! E quel biglietto di cartone stampato in faccia vorrei fosse l' ultimo, per uno stanby definitivo.Trovo stada e gradini spalmati di inutile speranza, travestiti da asfalto e marmo marcio e li guardo.Una contrazione nervosa del viso è la risposta alla consapevolezza di quella effimera proposta di futuro.Canto sottovoce, coprendo il mio stesso ansimare.Ritorno nel vicolo famigliare, quello che quando lo imbocco esplode la notte anche di giorno.E' la mia essenza, tutto ciò che non vedo sono i miei giorni, le mie scelte, i miei bilanci.Sono a mio agio quì, vicino casa e cullo in una parvenza di pace questo guscio di carne che mi contiene.Non riconoscerei mai il luogo dove sono nata, ma quando vomito qui in questo vicolo ... dietro casa, la puzza di piscio e il buio mi danno una strana sensazione di déjà vu.Non sò riconoscere più la sete di amore, nemmeno il mio volto quando in casa apro la finestra e spio il mondo oltre il vicolo, così acceso e così muto.La gente che passa mi lascia l'amaro in bocca, rubo attimi di rumore da un'auto in corsa prima di chiudere tutto fuori.Ed il corpo dentro, forse è il mio … ma non è me!Lo butto sul letto, ed aspetto come ad una fermata l'inizio del viaggio, verso un sonno che non è sonno, acido come il vomito e puro come il bianco inalato.Senza sapere se Morfeo mi prende e mi scopa e gode, incurante che goda anche io !Perchè è un sonno che non è sonno ed io ho perso il filo di me, e metà dei miei sogni.Ho perso il filo è un riflessodigitale di Lauro