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Margherita e lavanda


Amo sudare quando faccio sport, non la trovo una cosa sconveniente e nemmeno fastidiosa. Non si fa salotto quando si è in palestra, oppure si inforca una bicicletta o ancora si infilano un paio di scarpette da jogging, sudare è la logica conseguenza di un’impegno profuso per la disciplina praticata. Qualunque essa sia, lavorare bene significa sudare, niente salotto quando ci si allena … e nessuno ha nulla da ridire se sudi !Odio sudare quando sono in macchina !Specialmente quando ho fretta e trovo regolarmente file dappertutto, oppure cerco parcheggio e non lo trovo. Tra l’altro non riesco a parcheggiare dove non è permesso, la certezza che il posto da me scelto sia adibito a parcheggio e non intralci il traffico, non deve essere oscurata dalla più pallida ombra del dubbio.In caso contrario vago allontanandomi inesorabilmente dal luogo dove devo andare e … sudo, più mi allontano e più sudo, pensando che tutti i parcheggi della città si siano coalizzati contro di me non trovando un posto libero! Poi lo trovo questo benedetto parcheggio sì … a non meno di un chilometro da dove devo andare, per giunta al sole così quando tornerò, l’abitacolo sarà bello arroventato ed io suderò più di come sto facendo in quel momento.Se sudi in macchina e poi scendi non è come quando corri o quando sei in palestra od in bici, che alla fine ti spogli e ti metti sotto la doccia!Se sudi in macchina e poi scendi, il sudore te lo porti dietro, lo senti raffreddare sulla schiena, sotto le ascelle e ti rimane appiccicato addosso, e più avverti quella sensazione più sudi, ti innervosisci perché sudi e sudi perché ti stai innervosendo.Pensi al sudore, al parcheggio, a quel dannato condizionatore in macchina che funziona male, a quel chilometro che devi fare a passo svelto; pensi a quando ritornerai là dove hai parcheggiato la macchina e troverai una sauna … aprirai lo sportello dell’auto ed una vampata di calore ti investirà.Una vampata di sogghigni ti irrideranno aspettando che tu abbia chiuso per avvolgerti in perfidi abbracci, così calorosi da farti sudare in modo indecente, senza la possibilità di poter fare una doccia!Successe così anche in quell’ufficio tecnico, durante una prova di disegno per aver risposto ad una proposta di lavoro.Mi era sempre piaciuto lavorare col tecnigrafo, le linee tratteggiate o continue più o meno marcate avevano sempre un’inizio ed una fine, erano linee … elemento grafico di razionalità organizzato in disegni tridimensionali riportati spesso in scala, oppure visualizzati in assonometrie cavaliere.Ruoti la squadra ad “elle” e tracci rette e perpendicolari … al massimo raccordi usando il curvilinee se il raccordo non è regolare, altrimenti il compasso.Il compasso, le righe e le squadre erano mie amiche, facevano sempre il loro dovere e le linee che tracciavo si chiudevano sempre perfettamente.I curvilinee invece erano come i parcheggi.Spesso quando arrivavo a chiudere la figura col curvilinee, quel millimetro era sempre di troppo o troppo poco ed io dovevo cancellare e ricominciare da capo sperando che lui non decidesse di fare ancora come cazzo voleva.E quella volta in quell’ufficio tecnico durante la prova il curvilinee aveva deciso di fare come voleva.Ed io sudavo, più rifacevo il raccordo più sudavo.Ero zuppo di sudore, che mi colava dalla schiena.Rivoli di nervosismo trasformati in acqua salata bagnavano la mia schiena e la camicia, senza la possibilità di fare una doccia.Colavano dalla fronte … io affannosamente li cancellavo usando i polsini della camicia, ormai bagnati.Mi sudavano anche le mani che iniziavano a bagnare il foglio lucido su cui stavo disegnando, ed il foglio lucido cominciava ad assomigliare ad un mare increspato da onde.Non stavo in palestra od in bicicletta, e sicuramente tutti avrebbero avuto da ridire sul mio sudare in quel modo, non stavo in palestra e non avrei dovuto sudare in quel modo.E più sudavo più mi innervosivo e più mi innervosivo più il mare si increspava.“Fermati cinque minuti, ricomincia da capo e datti un’asciugata.”Una scialuppa di salvataggio gettata in quel mare di sudore mi sembrò quel foglio lucido passato di nascosto, gesto furtivo alla faccia del responsabile che era venuto più volte e compiaciuto mi aveva squadrato probabilmente disgustato dal mio ignobile modo di sudare.Dicendo così mi porse un nuovo foglio lucido e delle salviette profumate alla lavanda, insaporite da un sorriso amichevole.Non compativa quel sorriso … rassicurava, come i seni di una madre per un neonato.Profumati ed accoglienti, pieni di calore, morbidi e succosi, fatti apposta per potersi accoccolare, poggiare le labbra e succhiare profondamente, abilmente la prima volta come l’ultima, come madre natura suggerisce senza insegnare.Magari si potesse evitare facilmente di sudare quando non è il caso cosi come è facile poppare latte da un capezzolo.Mi fermai qualche minuto poi il curvilinee ricominciò ad ubbidire ed io smisi di sudare, alla faccia di quell’ ingegnere a cui consegnai il lavoro terminato.Così conobbi Margherita ed il suo seno rassicurante, morbida e prosperosa eppure bellissima e discreta … durante una sudata memorabile al profumo di lavanda.Margherita e lavanda (reviewed) è un riflessodigitale di Lauro