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Io e te sulla cresta del tempo


Io la chiamavo porporina magica; è quella che resta attaccata ai pospastrelli quando catturi una farfalla per le ali intenta a svolazzare tra i fiori.Ero convinto ne fosse piena la corolla, spesso gialla come l’oro o come il sole e per questo magica.Pensavo fosse per quello che volassero ed allora pulivo le dita imporporate con la lingua sicuro che prima o poi avrei volato anch’io.La sera poi quando la luce si spegneva ed i colori andavano via, loro si trasformavano in lucciole.Credevo che la luce intermittente le aiutasse a cercare i fiori … portatori di fragranze, vestiti di petali col centro giallo prezioso pronto a trasformarsi  in porporina magica al contatto.Ma nessuna corolla dischiusa attende le lucciole di notte!Quando ti conobbi eri lucciola, alla ricerca della magia che accendesse la luce e aprisse le tue ali.Io avrei potuto essere il tuo fiore, non sapevo come schiudere la corolla e donarti ciò che conteneva, ma avrei voluto essere il tuo fiore.Mi tratteneva l’incertezza; quella di non essere per te quello che tu eri per me.Una sera al chiarore tra l’intenso ed il soffuso del lampione sotto il quale stavamo parlando, ripensai però a quelle mie convinzioni giovanili e te le confidai.Ridesti divertita dicendo che il pericolo era di “scambiare lucciole per lanterne” … dicesti proprio così.Aggrappato ad un filo di voce continuai:“Tu come ti senti ? ““Quando sono con te leggera …”“E’ gia qualcosa, allora potresti riuscire a volare.”“Ma dai ti prego … ““Non ci credi ?”“Certo che no !!” fu la tua risposta … io sorrisi, poi ti sfidai.“Gli occhi più di guardare non possono il resto ce lo mette il cuore, baciami. Io ho assaggiato quella polvere, baciami e diventerai farfalla.”Lo feci io senza indugi; come un battito d’ali colorate poggiai le mie labbra sulle tue.La luce vigile ed educata partiva intensa dal ricurvo e si diffondeva a cono verso il basso illuminando tutto ciò che poteva contenere, poi amica e ruffiana sfumava  soffusa concedendo fiochi bagliori di intimità a quello che sostava attorno.Noi ci stavamo sotto mentre ci baciavamo, a me sembrò un lungo volo dove tutto è soltanto sfondo e tu l'unica cosa a colori in un mondo in bianco e nero. Sulla cresta del tempo per me non esisteva più nulla.Da allora abbiamo imparato a volare insieme, anche se è notte e magari piove.Il tempo delle farfalle, dei fiori e delle lucciole è lontano ma quando ci baciamo è come se il cuore ci abitasse nella testa e la pioggia non trasforma la terra di cui siamo fatti in fango ma in creta da plasmare, uno con l’altra assieme al vento, al sole, ai fiori e così i giorni non scorrono mai pigiati dall'immediatezza del vivere in superficie.Perché prima di baciarci, aggrappati ad un filo di voce è come se ci dicessimo …“Tu come ti senti ? ““Quando sono con te leggera …”"Allora puoi anche volare."“Assieme a te si.”"Dammi la mano e chiudi gli occhi"“Dove andiamo ?”“Dove non serve sognare!”Io e te sulla cresta del tempo è un riflessodigitale di LauroQuesto racconto partecipa al gioco letterario indetto da tuttiscrittori sul tema  "Mi sono innamorato(a) di te..."