Vorrei attorno al collo gambe di donna inguainate in finissimi collant neri o mani fasciate da raso rosso. Con il resto al seguito, s'intende, per annusare le caviglie, toccare le cosce o stringere i polsi. Una donna con la passione del decoltee che ne valorizzi la schiena, i piedi o il petto ma senza esagerare … la gonna insomma non deve essere troppo corta. Voglio dire, la pornografia non mi interessa e poi non dovrei per forza scoparci ma farmi stringere il collo dalle sue gambe o dalle mani.
Oh si!
Darle potere, essere alla sua mercé come un discepolo che cerca la bellezza e la incontra per la prima volta. E’ che ci sono troppe giornate da imbecilli da passare e vorrei che delle gambe o mani affusolate mi costringessero a desiderare l’aria come una reale necessità.
Perché tutto ciò che non è necessario finisce per essere volgare. Quasi tutti i baci sono così e mi lasciano terribilmente e inesorabilmente indifferente. Potrei dire che mi fanno quasi schifo se non ci fosse una lingua femminile di mezzo. Ma quelli passionali ... vuoi mettere. Sono killer spietati che fanno fuori i pensieri sporchi e i porci e lo fanno con stile, senza spargimenti di sangue. Bisognerebbe baciarsi disperatamente sempre perché ogni lingua, ogni respiro nasconde mostri che solo il delirio dei baci disperati può sgombrare. Invece li usiamo come fa il cinema con i vecchi attori. Sono artisti che diamine, forse sconfitti dalla vita, ma chi non lo è prima o poi. Però hanno carisma e sanno come cambiare la scena del film. Invece li utilizzano male o non li utilizzano affatto, per cui vaffanculo se devi baciare in modo volgare.
Ci vorrebbe una buona dose di schiaffoni, ogni giorno, tanto per essere sicuri. Per svegliarsi dalla commozione cerebrale in cui si finisce quando si perde di vista un concetto semplice. Siamo tutti delle escort. Uomini e donne finiscono prima o poi per essere uno accompagnatore dell'altra. Anni di delusioni condivise, di pranzi e di cene insieme, di mutui, analisi, compagni di lavabo, di asciugamani, di lenzuola, di quello che cazzo ti pare. Soldati disarmati che scelgono di andare al massacro della quotidianità, scordandosi cosa sia la complicità preferendogli la compagnia. Perché è meno faticosa, ammette l’egoismo e nobilita l’abitudine.
Una bella epidemia di febbre. Ecco quello di cui abbiamo bisogno. Potrei chiamarla la “La quarantina”. Un febbrone da cavallo di quaranta gradi renderebbe tutto più reale. Quando hai i brividi, non ti reggi in piedi, tossisci e lo stomaco è delirante allora sei vero. Perché? Semplice. Sei instabile! Ti possono maltrattare, aggredire, sopraffare e abbandonare, ti possono fare di tutto perché non sei in grado di vivere normalmente. Ma avrebbe un senso. Mentre spesso ci ritroviamo a non vivere normalmente neanche in buone condizioni fisiche. Schiavi di cazzate tipo il benessere, la sicurezza la felicità a tutti i costi da buttar dentro in conversazioni solo per fare una buona impressione, pronti a dire “sto bene, io non ho problemi”, pronti alla falsità per risultare uno più fico dell’altro. Ma vaffanculo di nuovo va. Cerco la febbre in un rapporto, in un’amicizia come nell’amore, nelle bugie così come nelle verità, nella farsa del buon lavoro e della buona vita, nelle vibrazioni dell’arte, nella sensazione di avere ancora tanto da fare, da dire, di osservare.
Si, ci vorrebbero un bel paio di gambe attorno collo o delle mani e dei baci così disperati che rubino alla malattia qualche momento o ci accompagnino fino al termine della cura. Ci vorrebbero proprio!