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Leon

Tutti! Mi fate schifo tutti. Passate davanti con quella smorfia di disgusto stampata sulla faccia ... non potete nemmeno immaginare il voltastomaco che mi procurate voi invece. Un fighetto dall'età indefinita fa canestro con una moneta rossa sul bicchiere di carta vicino alle mie ginocchia. Gli agguanto al volo la mano de oro e lo fisso negli occhi. "Piacere io sono Leon e sono frocio." E' così sorpreso che la paura non gli fa effetto, rimane li a fissarmi con gli occhi attoniti e vuoti come lui, la sua famiglia e il tessuto sociale che l'ha tirato su. Cocco di mamma vissuto nella bambagia, riprenditi questa monetina del cazzo penso mentre gliela tiro in faccia "e ficcatela nel culo prima che ci ficchi io qualcos'altro. Non ci compro nemmeno un caffè con questa, stronzo!"
Li avrà diciotto anni? Forse no ma è già uguale a tutti gli altri che fanno qualsiasi merdata pur di non avere problemi. Tanto a pagare sono sempre gli stessi.

Non sono frocio, non sono punto e basta. Dormo sotto un ponte qui vicino e in stazione ho un angolo dove stare. Sono i miei posti e non li tocca nessuno. Se qualcuno vuole rischiare però, si accomodi pure. I giorni sono sempre la stessa merda; con la tessera da sessanta buchi potrei avere diritto a un pasto, doccia e cambio biancheria ogni giorno. Ne conosco tanti che ce l'hanno ma io non sono come loro, non lecco il culo ai frati. Tanto il cibo lo mangio lo stesso, dai frati o alla Caritas, lo mangio perché nessun essere umano sarebbe nato per soffrire quindi una minestra la prendo anche se me la da uno stronzo e poi il fatto che mi sia ridotto a fare il vagabondo è anche colpa delle puttanate che vanno predicando da secoli tutti, preti o non preti. Non sarà certo un piatto caldo e un pezzo di salame ad assolverli ... c'è Dio per questo. Ci penserà lui, io li odio tutti. Sono peccatore come lo sono loro e tra noi non c'è molta differenza. Una volta ho toccato la figa a una volontaria. L'ho guardata negli occhi e le ho detto:"Che fai, non mi dai uno schiaffo? Guarda che ti ho toccato la passera, me lo merito. Perché non me lo dai? Perché ti faccio pena? O hai paura di me?" Mi facevo schifo mentre parlavo. Chissà se si fanno schifo anche i bambini che fanno i diavoli per chiedere aiuto. Di solito rimediano una bella scarica di botte, a me niente, però da quel giorno non l'ho più vista e dopo un po' ho cambiato ristorante anch'io. Il peggio arriva il pomeriggio, quando torno a stare con le mie cose sotto il ponte. Inizio a perdere il gusto di un buon capitolo di parole su carta. Sono pieno di libri, una volta li divoravo. Era una specie di malattia. Adesso mi servono soprattutto per racimolare qualche spicciolo per un buon tetrapack di bianco non so cosa. Vado al banco dei libri usati, uno lo vendo e due li rubo. Lo chiamo Bristol il tizio della bancarella. Non se ne è mai accorto. "Bristol, uno di questi giorni i miei libri te li regalo tutti" gli dico ogni tanto. Lui nemmeno mi sente o fa finta. Per lui non conto un cazzo. Ma io dico sul serio perché non riesco più a leggere. Mi viene sonno. Ma chi riesce a dormire decentemente! Qui si muore di freddo e il vino li per lì ti fa sentire più caldo, anche se ormai dopo qualche sorso mi viene da vomitare. Per pensare a un domani ci vorrebbe qualcosa che scaldi davvero, altro che vino. Lo so ... lo so ... chissà se ci arriverò a domani...