Creato da lauro_58 il 10/11/2006

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A volte ho vinto, molto più spesso ho perso. Cammino tra le strade della speranza senza ripari. E se inizia a piovere, mi fermo e guardo attorno. Poi alzo il bavero del cappotto, accendo una bionda e ricomincio a camminare.

 

 

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Cronachae xyz

Post n°332 pubblicato il 05 Novembre 2013 da lauro_58

 

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… c'è questo silenzio che mette a disagio; sembra che gli oggetti aspettino uno scampolo d’attenzione e scegliere cosa guardare sembra più una rinuncia, una sorta d’ingiustizia. Come se puntare l’interesse su qualcosa equivalga ad uccidere qualcos’altro creando zone di vuoto o uragani, senza una soluzione di mezzo perché si esercita un limite non conoscendone le potenzialità. Certo, la parzialità è sempre il risultato di un limite, ma uno sguardo, un pensiero, un giudizio allora cosa sono?

Bisognerebbe cercare, cercare, senza fermarsi.

Giochi persi di bambini, mani tremanti di vecchi, malinconia di amori finiti, fallimenti di speranze tradite, il tutto dentro una sorta di svagatezza di fondo che è solo disorientamento tenuto a bada. Tutto tende verso una cosa sola; consolidare la realtà con una parvenza di pace, di equilibrio spirituale, bacio liquido di solitudine contaminata.

E’ quella specie di dinamico immobilismo, in cui tutto sembra immerso in un brodo solidificato e il presente glassato nel latte condensato, a fregarvi. Tutto fermo, tranne quella sensazione lontana. Una flebile voce che tocca i muri, come un decolteè tacco quindici passeggia sul cristallo. Parla di dannazione e di speranza insieme, prende ad esempio il fegato, lo mette nelle ciarle come se niente fosse e lo depura trasformandolo in cuore. Potrebbe essere l’ultimo atto di una scimmia impazzita, cavia da laboratorio attaccata alla catena. Oppure sublimazione d’innocenza, che ha la stessa dolcezza dei cuori raffigurati sulle cornici fatte in oratorio. In un caso o nell’altro sarebbe una perfetta diva. Fasciata in un collo d'ermellino e con un Bloody Mary in mano, magari, ma una perfetta diva.


Invece è un vagabondo, o un genio all’opera, oppure la puttana del paese, con il suo bastardo al guinzaglio. Una di quelle che gira con pantofole di velluto verde marino e le mani piene di chissà cosa. Una di quelle che piscia per strada fino a bagnarsi le gambe, poi tira su le collant e torna al suo lavoro. Ma tutti prima o poi chiudono gli occhi e cercano un po’ di silenzio.

Ecco!

E’ li che sono io.

 

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