Creato da lauro_58 il 10/11/2006

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A volte ho vinto, molto più spesso ho perso. Cammino tra le strade della speranza senza ripari. E se inizia a piovere, mi fermo e guardo attorno. Poi alzo il bavero del cappotto, accendo una bionda e ricomincio a camminare.

 

 

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Touche monsieur Jean-Michel!

Post n°331 pubblicato il 02 Novembre 2013 da lauro_58

Tra Jean-Michel e i suoi trentadue anni, passati ormai da un pezzo, c'era di mezzo quell'imprescindibile consapevolezza che nulla sarebbe potuto tornare ne cambiare ed è per questo che, se gli avessero chiesto il momento preciso in cui le cose, per lui, cambiarono definitivamente, avrebbe saputo rispondere con esattezza. Ormai poteva decidere in libertà e anche se questa potrebbe sembrare una grande conquista, a lui non sembrava un granché.

Per questo, ogni tanto, apriva quella specie di libro preferito che aveva in testa e rileggeva a modo suo i capitoli preferiti. Prese l’abito nero. Un mezzo tait d'alta sartoria e lo stese sul letto. Piallò con le mani una grinza sul pantalone che si era formata quando ce l'aveva sistemato sopra. Il giorno del matrimonio aveva fatto lo stesso. Tirò sù col naso il ricordo che affiorava e lo ricacciò in testa, prima che uscisse dagli occhi. Tornò indietro e aprì il comò. Prese la camicia bianca perfettamente conservata e raggiunse di nuovo il letto. La indossò. Alla cravatta regimental argento e nera fece un doppio nodo perfetto, sistemandola attorno al collo, sotto il colletto inamidato. Poi toccò ai gemelli, ovali con madreperla nera incastonati nell'argento. Quindi infilò i pantaloni, allacciando la cinta del matrimonio allo stesso buco di allora. Sorrise compiaciuto per il fatto, mentre apriva la giacca. La indossò con un leggero colpo di spalle, per farla cadere meglio, poi la abbottonò. I mocassini non erano più gli stessi, ma quelli che aveva ricomprato erano praticamente uguali. D'altronde anche lui non era più quello di una volta. Poteva andare! Rimase li a guardarsi per un pò, poi lentamente si spogliò rimettendo tutto in ordine, perfettamente piegato e sistemato a un lato del letto.

Si sedette sull'altro. Composto. Gambe distese e schiena dritta appoggiata sulla testiera. Prese un cuscino e lo mise dietro la testa. Non stava comodo e allora ne prese un altro, sistemandolo dietro le reni. Lisciò le pieghe della sopracoperta sulla parte del letto che una volta era di sua moglie. Più lontano il vestito sdraiato era perfetto. Afferrò la Desert Storm calibro 45 e se la infilò in bocca. Sbarrò gli occhi, allungò il collo e la allargò ancora un pò. Le guance e la lingua iniziarono a tremare e gli venne da vomitare. L'aveva spinta troppo in fondo. Se la sfilò, pulì la canna dalla saliva strofinandola con le mani e respirò profondamente. Tornò con la pistola nella bocca. Uno sbadiglio frantumò il gesto. Estrasse di nuovo l’arma per agevolarne la conclusione. Ne fece invece altri due in rapida successione, qualitativamente migliori e più rilassati del primo. Prese il cuscino da dietro la testa e lo scaraventò con violenza ai piedi del letto. Si sdraiò completamente facendo pendere la testa fuori dal bordo laterale più vicino del materasso. Buttò con rassegnazione l'altro cuscino vicino la porta finestra. Guardandoci attraverso, si poteva vedere Parigi, che accendeva progressivamente le sue stelle. Una per una. Come ogni sera. Come sempre. Come quando c'era Catherine, i figli non erano sposati e stavano tutti insieme a casa.  Come al Sei Nazioni che si giocò allo Stade de France. La nazionale vinse contro gli All Backs, otto a sette e il giovane esordiente Morgan Parra conquistò la sua prima touche.

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