Rime zoppe

Il decoro di giorni migliori


Quanto odio quelle rimpatriate di stile verdoniano, organizzate dal più volenteroso della compagnia, che telefonando e messaggiando predispone una serata tra reduci della giovinezza! Tutti hanno perso ogni traccia di quello che erano nella tua mente: le palpebre sono calanti, la pancia prominente, i capelli imbiancati e la voce diversa. Magari te li ricordavi ben vestiti, sempre attenti al capetto di tendenza, al vestituccio decoroso. Ora
sono trasandati, la barba da fare, l’intestino che gloglotta, borboglia. Anche ieri sera pareva essere destinata ad essere così, da dimenticare. Ma poi avvenne il miracolo: si ruppe il fiato, si aprirono le cataratte, esondò il fiume e ci scoprimmo tutti ancora una volta “uno”. E cosa fece crollare le barriere? Cosa diede fine agli imbarazzi? Dimenticate forse che siamo in Italia? Fu un buon antipasto di salumi e formaggi e un vinello bianco, che sapeva invero un po’ di spunto, ma che corroborò le nostre anime sopite dalle scartoffie e dalla prima e seconda sul Grande Raccordo Anulare e le aprì alle più intense confessioni, alle più cordiali risate. Abbiamo riso e ci siamo presi per i fondelli come quando avevamo vent’anni e per Giuda, abbiamo parlato anche di Politica, quando credevo che nessuno ne parlasse più. No, caro Cavaliere, qualcuno ancora ne parla, con il gusto gagliardo del congiurato, in una cantina che olezza di mosto ed alloro. Non hai ammazzato proprio tutti! Qualcuno ancora si ricorda il decoro di giorni migliori.(Degas: Bevitori di assenzio)